UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Corso di Laurea in
Transcripción
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Corso di Laurea in
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO Corso di Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale IL CINEMA DOCUMENTA L’ORRORE: LE DONNE DI CIUDAD JUÁREZ Relatore : Prof.ssa Laura SCARABELLI Elaborato finale di: Martina ALIBRANDI Matr. 753472 Anno Accademico 2012 – 2013 1 Indice Ringraziamenti Introduzione 1 2 p. 4 Sguardo su Ciudad Juárez 1.1 Morfologia di una città di frontiera p. 10 1.2 La donna a Ciudad Juárez: discriminazione e violenza di stato p. 16 1.3 Narcotraffico e illegalità p. 21 1.4 Lo scenario delle maquilas: dalla migrazione allo sfruttamento p. 28 Una richiesta di aiuto contro l’indifferenza 2.1 Negligenza,corruzione e impunità tra gli organi statali e giudiziari p. 40 2.2 La voce delle vittime: il caso di Lilia Alejandra García Andrade p. 54 2.3 Uno sguardo sull’associazionismo: Zorros del Desierto, Amnesty International, Nuestras Hijas de Regreso a Casa, Zapatos Rojos 3 p. 61 Il cinema rivela l’abominio 3.1 Documentari e film a confronto p.69 3.2 L’essenza della cinematografia di Juárez p.75 Appendice p. 97 Bibliografia p.116 2 RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare la mia relatrice, professoressa Laura Scarabelli, per la disponibilità e cortesia dimostrata nei miei confronti e per tutto il supporto fornitomi durante la stesura di questa tesi. Un sentito ringraziamento va alla mia famiglia che, oltre ad un supporto economico, mi ha sempre sostenuto in tutto il mio percorso universitario, sia nei momenti di sconforto che in quelli di gioia. Ringrazio mia sorella che, con il sorriso e l’allegria che la contraddistingue, mi ha sempre regalato momenti di serenità e felicità senza mai farmi mancare nulla e facendomi sempre sentire come se fossi la sua principessa. Ringrazio mia mamma che, con il suo spirito tenace e la sua forza di volontà, non mi ha mai fatto sentire inferiore e sola persino nei momenti peggiori, regalandomi l’appoggio spirituale e mentale necessario per perseverare ed insistere a percorrere la mia strada. Infine ringrazio mio papà, l’uomo che mi ha sempre donato sicurezza e amore. L’idea di vedere il suo volto pieno di felicità e soddisfazione per la mia realizzazione e il concludersi del mio percorso universitario mi hanno sempre spinto a continuare, combattere e non abbattermi. È grazie al suo “Micina, never give up!”, detto con un sorriso sulle labbra, che sono riuscita ad arrivare fin qui. 3 INTRODUZIONE Per il mio elaborato finale ho deciso di focalizzare la mia attenzione sul problema del femminicidio a Ciudad Juárez (Chihuahua,Messico) e sull’importanza che il cinema ricopre rendendo coscienti le persone di tutto il mondo sullo scempio che sta accadendo in quelle zone dal 1993. L’interesse per la materia dei diritti umani e il senso di profonda ingiustizia determinato dalla consapevolezza che quasi sistematicamente questi diritti vengono violati, unito a un desiderio di intraprendere una ricerca volta a scoprire cosa stesse succedendo alle donne di questa città, hanno costituito il punto di partenza per scegliere questo tema come conclusione al mio percorso di studi. La realtà che mi sono trovata davanti, fatta di palesi violazioni dei diritti umani, era troppo grave per essere taciuta; decisi quindi che sarebbe stato questo l’argomento finale. A onor del vero, mi sono immersa nella realtà di Ciudad Juárez con non poche difficoltà. Non è stato piacevole venire a conoscenza dell’esistenza di un mondo intriso di sangue e ingiustizia; non è stato facile leggere storie di violenze estreme, di stupri, di torture, di pratiche rituali che sconfinano nell’occulto. Ma sopra ogni altra cosa, è stato impossibile comprendere come un fenomeno di dimensioni e gravità tali possa essere stato per anni ignorato, coperto in patria e taciuto nel resto del mondo. Ho pensato quindi che, analizzando a fondo il fenomeno, avrei potuto trovare una risposta alle tante domande che mi ponevo. Perché le donne continuano ad essere uccise? Perché nessuno riesce ad interrompere la corsa di questa folle macchina omicida? Qual è la verità sui crimini? In corso d’opera, invece, mi sono resa conto che più che ottenere delle reali risposte alle mie domande, ciò che più mi premeva era, fin dal principio, documentare e denunciare il femminicidio di Ciudad Juárez, una realtà che non può e non deve essere ignorata. Difatti, ho ritenuto opportuno affrontare questa tematica legata alla cinematografia in quanto ritengo che il cinema abbia un maggiore impatto sulla mente e sul cuore dello spettatore poiché, diversamente 4 dalla lettura di un libro, con un film o un documentario è possibile mostrare in modo chiaro e crudo immagini, suoni e testimonianze senza lasciare nulla all’immaginazione. Il cinema ha lo scopo di impressionare lo spettatore; senza finzioni, il cinema si propone di rendere lo spettatore conscio di una realtà tanto lontana da lui e di cui non ha alcuna conoscenza. Tuttavia, una società come la nostra, considerata civilmente ed intellettualmente progredita, non può rimanere muta davanti a tanto orrore. Perlomeno deve sapere, deve conoscere ciò che accade in una città di frontiera tra le tante frontiere di questo mondo, una città chiamata Juárez, dove l’inferno quotidiano e imperturbabile è una realtà, sicuramente scomoda, ma disperatamente concreta e attuale. Trattando appunto di cinematografia, la stesura della mia tesi si è svolta analizzando i principali documentari e film che affrontano il problema dell’omicidio di genere a Juárez. Pur trovando delle differenze stilistiche tra un documentario e un film, entrambi riportano l’orrore di quei luoghi e il dolore che le donne affrontano quotidianamente senza che ci sia la minima protezione da parte dello stato e della polizia. Per comprendere a fondo il fenomeno criminale in atto, ho ritenuto necessario, innanzitutto, inquadrare la particolare e difficile situazione che la città attraversa, analizzando i vari aspetti che la caratterizzano. Il primo capitolo è dunque dedicato al contesto storico, politico, sociale ed economico, al fine di contestualizzare tanto i recenti sviluppi del paese quanto le sue profonde contraddizioni. Dopo un excursus sulla morfologia della città, l’attenzione si è concentrata principalmente su grandi problemi della città. Mi riferisco al NAFTA, l’accordo nordamericano di libero scambio che ha avuto non poche ripercussioni sullo sviluppo economico del paese; alla situazione lungo la frontera norte, una delle zone più controllate e militarizzate del mondo; al narcotraffico in quanto, con oltre tremila chilometri di frontiera in comune con gli USA e con un mercato che conta decine di milioni di potenziali consumatori, il Messico è diventato una piazza nota per il traffico e il consumo della droga, nonché sede di uno dei cartelli più potenti al 5 mondo: il cartello di Juárez; al problema della maquila. Essendo un elemento fondamentale per inquadrare i problemi relativi al femminicidio di Juárez, le maquilas, ovvero le fabbriche di assemblaggio americane istallate sul territorio a partire dagli anni Sessanta, sono il luogo di lavoro cardine per l’economia di questa città. La maggior parte delle donne assassinate a Juárez sono lavoratrici nell’industria maquiladora e, visto che emancipate e indipendenti economicamente, suscitano l’odio e l’ira degli uomini. È proprio nel tragitto casa-lavoro e viceversa che queste donne vengono rapite, torturate, stuprate, uccise e poi abbandonate nel deserto che circonda la città. La prima parte del secondo capitolo del mio elaborato tratta un altro problema fondamentale di Ciudad Juárez: l’indifferenza totale da parte dello stato e la corruzione della polizia locale. In questa sezione, vengono delineate le principali problematiche dell’organizzazione statale e giudiziaria. Visto ormai come una normalità e una consuetudine, il femminicidio non viene fermato, anzi, alimentato dalle autorità che non lo ritengono un problema. Di conseguenza, essendo solo una prassi e non trattandosi di un omicidio singolo, ed essendo gli assassini molto spesso legati al narcotraffico, alla polizia e alla vita politica, gli organi giudiziari non li arrestano, ma trovano un capro espiatorio che, dopo torture e minacce, confessa un crimine che non ha commesso. Questo accade poiché le famiglie delle vittime chiedono giustizia e la polizia, pur di accontentarle e non creare scompiglio, risolve il caso trovando un finto assassino da incolpare. Nonostante siano state adottate alcune importanti misure di carattere legislativo, l’interesse federale si è manifestato troppo tardi e in modo troppo blando, per questo motivo tali iniziative si sono infine rivelate insufficienti e spesso contraddittorie. Ma perché lo stato non lotta contro questa violenza di genere? Perché la corruzione dei gruppi politici, che si sono succeduti al governo dello stato di Chihuahua e della polizia, le minacce del crimine organizzato, le intimidazioni ricevute da chi stava arrivando troppo vicino, le torbide manovre riguardo al Trattato di libero scambio tra Stati Uniti e Messico hanno 6 rappresentato, fin dall’inizio, lo sconcertante sfondo dell’odissea di Juárez, contribuendo a mantenere nella penombra e nell’impunità quella che è stata definita la più grave serie di delitti contro le donne nella storia. Ed è proprio questo ciò che rende ancora più inaccettabile un crimine già disperatamente efferato: il terribile sospetto che i colpevoli possiedano già un volto ed un nome e che, gli investigatori di entrambi i lati della frontiera sappiano già chi siano gli assassini, ma non abbiano fatto ancora nulla. Se neppure l’FBI, Amnesty International e la Comisión Interaméricana de Derechos Humanos sono riuscite a fermare queste inaccettabili aggressioni ai diritti imprescindibili dell’uomo, il destino delle donne di Juárez sembra ormai segnato. Il fine ultimo di questa parte del capitolo è dimostrare come lo stato messicano, con il suo immobilismo, si sia reso complice degli omicidi. Nella seconda parte del capitolo, invece, la mia attenzione si è focalizzata sui mass media locali, sulle testimonianze delle madri delle vittime e sulle associazioni, sia nazionali che internazionali, che stanno aiutando a sostenere le famiglie delle donne e a migliorare la situazione attuale. Parlando dei mass media locali, da un lato emerge che anch’essi corrotti e monopolizzati dallo stato e che non sempre sono fonte di reale informazione per la popolazione di Juárez, con la conseguente dis-informazione che dilaga. Dall’altro, invece, emerge che l’azione di denuncia da parte dei movimenti locali è stata decisiva anche grazie all’intervento dei media, determinanti nel dare visibilità e risonanza a livello internazionale agli omicidi. Il ruolo centrale che il sistema di informazione locale ha svolto si può presentare sotto un duplice aspetto. Innanzitutto, le istanze del movimento di lotta del femminicidio, sempre osteggiate e screditate in patria, hanno acquisito legittimità proprio grazie alla visibilità internazionale prodotta dai media, che hanno catalizzato l’attenzione di un audience internazionale sulle battaglie delle associazioni locali. Ciò ha permesso di conferire una sempre maggiore credibilità a favore dei movimenti contro il 7 femminicidio, consentendo agli stessi di poter presentare, e in alcuni casi vedere realizzate, con maggiore facilità le loro istanze di verità e giustizia per le vittime. In secondo luogo, è opportuno evidenziare come i media abbiano prodotto una sorta di effetto inverso in quanto, conferendo legittimità alla lotta contro il femminicidio, hanno generato un processo di criminalizzazione delle istituzioni governative messicane, dichiarate responsabili della prosecuzione dei crimini e chiamate a risponderne. Trattando il tema delle testimonianze, mi sono focalizzata sul caso di Lilia Alejandra García Andrade, una ragazzina che è stata rapita, torturata, stuprata ed uccisa solo perché è stata donata come regalo di compleanno ad un ricco e potente uomo messicano Tra tutti i casi di femminicidio che ho studiato durante la preparazione di questo elaborato, questo mi è sembrato il più rappresentativo di ciò che succede ancora oggi a Ciudad Juárez. Il caso di Lilia Alejandra, è stato scelto, quindi, in quanto mostra il modus operandi degli assassini, l’atteggiamento sprezzante e l’inettitudine delle autorità. Esplorando, infine, il tema dell’associazionismo, ho dato spazio anche alla dimensione sociale e culturale, cercando di fare emergere come la società messicana abbia reagito al femminicidio. Mi sono soffermata sulla presenza e il ruolo delle associazioni civili in difesa dei diritti delle donne, sui progetti destinati al rinnovamento della società. Queste associazioni hanno avuto un impatto decisivo, in quanto è proprio grazie alla lotta dei movimenti femministi che è stato possibile conoscere il femminicidio nelle sue reali dimensioni. Contrariamente a quanto dichiarato in tutti i discorsi ufficiali, le associazioni locali hanno sempre sostenuto come la situazione juárense non fosse frutto della violenza domestica o di delitti passionali, denunciando a gran voce l’evidente legame tra gli omicidi: le vittime provenivano da contesti disagiati, la maggior parte erano operaie dell’industria maquiladora e tutte venivano sottoposte alla stessa, brutale violenza. 8 Nel terzo, ed ultimo capitolo della mia tesi, ho messo a confronto i documentari e film da me analizzati, sottolineando le differenze emerse tra i due generi ma rimarcando l’idea che entrambi siano una preziosa fonte di diffusione di informazioni per tutto il mondo. È grazie al suo carattere internazionale che la cinematografia è uno degli elementi fondamentali per la divulgazione mondiale di ciò che accade e di ciò che non si dovrebbe sapere su Ciudad Juárez; è proprio grazie ad essa che il mondo è a conoscenza dell’orrore di questa città. Il capitolo si conclude con una breve descrizione dei protagonisti dei documentari che, grazie alla loro esperienza in materia, mi hanno aiutato a comprendere meglio il problema e a leggere tra le righe i documentari visti. Siano essi attivisti, criminologi o semplici madri di donne scomparse, ognuno di essi è stato in grado, raccontando delle crude verità, di aprirmi gli occhi sulla carneficina di Juárez. L’elaborato si conclude con un’appendice, dove è presente un elenco di nomi di donne assassinate con relativa età e data di morte. Ho deciso di terminare la mia tesi con questa lista in quanto desideravo dare dignità e voce a quelle donne e bambine che dal 1993 fino ai giorni nostri continuano a subire le conseguenze di una violenza cieca ed impune nell’indifferenza generale delle autorità del loro Paese e in quanto ritengo importante che tutte le donne abbiano il diritto di essere ricordate. Tutto questo scempio è femminicidio, ed è per questo che tutti noi dovremmo fare nostro il motto delle Madri di Juárez : !NI UNA MÁS!1 1 <http://niunamas.net/>[12-06-2013] “Non una di più”.Motto coniato per la prima volta nel 1995 dalla poetessa e attivista Susana Chávez, nella provincia di Juárez, come richiamo alle onde di rapimenti e violenze contro le donne con il tacito accordo di polizia e istituzioni. 9 1. SGUARDO SU CIUDAD JUÁREZ 1.1. MORFOLOGIA DI UNA CITTA’ DI FRONTIERA Ciudad Juárez (abbreviato in Cd. Juárez o semplicemente Juárez), situata a nord del paese, è una città dello stato messicano di Chihuahua sulle rive del Rìo Bravo. Originariamente chiamata Paso del Norte, le è stato cambiato il nome nel 1888 in onore di Benito Juárez, il quale si rifugiò nella città durante la Segunda Intervención Francesa2, secondo conflitto armato tra il Messico e Francia (1862-1867). invasione di terra della Repubblica del Messico da parte di un corpo di spedizione inviato dal Secondo Impero francese, sostenuto in principio da parte del Regno Unito di Gran Bretagna e il Regno di Spagna. Ciudad Juárez è una delle città in più rapida crescita al mondo, pur essendo chiamata "la zona più violenta al mondo al di fuori delle zone di guerra dichiarata" nel 2009.3 È la più grande città dello stato di Chihuahua e l’ottava zona metropolitana più grande del Messico, nonché un centro industriale con un forte sviluppo. La città messicana è situata alle coordinate geografiche 31 ° 44'22 "N 106 ° 29'13" W, ad un’altitudine di 1.120 metri sul livello del mare. È situata sulle rive del Río Grande, sulle cui sponde, in territorio statunitense, sorge la città texana di El Paso. Le due città formano un'area metropolitana binazionale di circa due milioni e mezzo di persone, formando così la più grande area metropolitana binazionale sul confine fra Messico e Stati Uniti. Ciudad Juárez si trova nel deserto di Chihuahua, considerato il più grande deserto del Nord America. A circa 50 chilometri a sud della città si trovano le dune Samalayuca, una zona protetta, caratterizzate da grandi dune di sabbia. Juárez è caratterizzata dal suo clima estremo e soprattutto da venti molto forti, che uniti alla vicinanza al deserto, 2 TAIBO II, Paco Ignacio, La lontananza del tesoro, Donzelli, Roma, 1995 OLSEN, Lise, “Ciudad Juárez passes 2,000 homicides in ‘09”, Chron-Houston Chronicle, Huston, 21-10-2009 3 10 generano frequentemente tempeste di polvere in città. La regione in cui si trova Ciudad Juárez è stata abitata a partire dalla fine del 1500. La regione serviva come avamposto e caserma ai conquistatori spagnoli. Nel 1595, con il permesso del re Filippo II di Spagna, le esplorazioni spagnole iniziarono a colonizzare il territorio del Nuovo Messico e nel 1598 l'esploratore Juan de Onate rivendicò, per il Vicereame della Nuova Spagna, il possesso dei territori al di là del Rio Bravo nel punto in cui Paso del Norte. L'8 dicembre 1659, il frate francescano Fray Garcia de San Francisco fondò quella che oggi sono Ciudad Juárez ed El Paso (in Texas), con il nome di Missione di Nostra Signora di Guadalupe. Con il trionfo del movimento indipendentista nel 1821, guidato da Vicente Guerrero e Agustín de Iturbide, tutte le provincie si unirono a loro per consolidare la repubblica federale nel 1824 e resa ufficiale il nuovo stato di Chihuahua il 6 luglio dello stesso anno. La prima costituzione dello stato di Chihuahua è stata emanata il 7 dicembre 1825. Il 5 gennaio 1826 il Paso del Norte è stato eletto a capo di una degli 11 partiti in cui è stato diviso lo stato (“Altamirano”, 1988: p. 55). Nel 1836, con il cambio dal regime federale al centralista, il Paso del Norte smise di essere a capo del partito, per diventare di distretto, uno dei tre in cui si divideva l’odierno Dipartimento Chihuahua (“Altamirano”, 1988: p. 85). Pur essendo già nell’aria dal 1836 con la separazione della Repubblica del Texas dal Messico e conflitti territoriali che questa aveva creato, la guerra scoppiò nel 1846 tra Stati Uniti e Messico con i texani che reclamavano il Rio Grande come il confine. Paso del Norte è stato uno dei primi obiettivi delle forze armate statunitensi. Dopo 10 anni di battaglie, il Paso del Norte fu occupato dalle forze americane nel dicembre 1846 (“Altamirano”, 1988: p. 92). 11 Nel febbraio 1848 fu firmato il trattato di Guadalupe Hidalgo in Messico, con il quale si vendettero agli Stati Uniti più di due milioni di chilometri quadrati di territori tra California, New Mexico e Texas. Il Rio Grande fu tracciato come limite tra le due nazioni e il Paso del Norte divenne, così, una città di frontiera. Tuttavia l'esercito americano trascorse diversi mesi in Messico, fino 2 agosto 1848, quando finalmente attraversato il Rio Grande, sgomberò Passo Norte. Le difficoltà politiche del Messico proseguirono poi con il confronto tra liberali e conservatori che porteranno al secondo intervento francese in Messico e la creazione del Secondo Impero Messicano. Durante l'intervento francese in Messico, El Paso del Norte ospitò le truppe fedeli al presidente Benito Juárez, il quale aveva formato un governo in esilio a Chihuahua. Nel 1882 la città venne raggiunta dalla ferrovia, ciò comportò l'apertura di banche, uffici postali, linee tramviarie e varie attività commerciali. Nel 1888, con un decreto del Presidente Porfirio Diaz, si stabilì da quel momento in avanti la città di Paso del Norte sarebbe stata rinominata Ciudad Juárez, in onore di Benito. All'inizio del XX secolo, la regione divenne teatro d’intense proteste da gruppi rivoluzionari in esilio a El Paso. Nel 1906 il Partito Liberale Mexicanotenía previde di iniziare una rivoluzione sociale per rovesciare la dittatura di Porfirio Diaz ma il complotto fu scoperto e rinviato. Forze guidate da Francesco I. Madero presero Ciudad Juárez nel 1911 segnando la fine della dittatura di Porfirio Diaz. Popolazione stimata di Juárez è di 1,5 milioni di persone4. La crescita media annua della popolazione nel corso di un periodo di 10 anni [1990-2000] era del 5,3%5. Durante gli 4 CHAMBERLAIN, Lisa, “2 Cities and 4 Bridges Where Commerce Flows”, The New York Times, New York, 28-03-2008 5 CORONADO, Roberto/VARGAS, Lucinda, “Economic Update on El Paso del Norte”, Business Frontier-Federal Reserve Bank of Dallas, Dallas 12 ultimi decenni la città ha ricevuto migranti da tutto il Messico: alcuni dati di stato riferiscono che il 32% della popolazione della città non è originario dello stato di Chihuahua; la maggior parte di essi vengono dagli stati di Durango (9,9%), Coahuila (6,3%), Veracruz (3,7 %) e Zacatecas (3,5%), oltre che da Città del Messico (1,7%). Anche se la maggior parte dei nuovi residenti sono messicani, alcuni sono anche emigrati da paesi dell'America Centrale, come Guatemala, Honduras e Nicaragua. Essendo la più grande città nello stato di Chihuahua è l'ottava area metropolitana messicana. Insieme a El Paso, Texas, crea un'area binazionale di quasi più di 2 milioni e mezzo di abitanti. Il tasso di crescita annuale di Ciudad Juárez è sceso all’1,34 % annuo nel periodo tra il 2000 e il 2005, mentre nel periodo precedente aveva mantenuto il tasso sopra il 5%. Ciò è dovuto al rallentamento del settore delle maquiladoras sul confine messicano, a una concorrenza dei prodotti cinesi e l'emergere di alti tassi di violenza in città. Durante il XIX secolo l'economia a Ciudad Juárez era basata sulla produzione agricola di grano, uva, fagioli, mais e prugne. Dal 1923 la produzione di cotone coltivato in Valle de Juárez ha raggiunto qualità altissime fino al 1960, in parte a causa della caduta del prezzo del cotone dovuta alla fine del programma Bracero6, programma istituito durante la secondo guerra mondiale che ha permesso ai lavoratori agricoli messicani di lavorare stagionalmente negli Stati Uniti. La fine di questo programma, nel 1964, ha aumentato il tasso di disoccupazione nella regione di confine. Il governo del Messico ha creato un programma aperto al settore delle maquiladoras per alleviare questo problema e da allora è diventato la base principale dell'economia Juárez. Poiché Ciudad Juárez è situata in una posizione strategica vicino agli Stati Uniti, il più grande mercato del mondo, i posti di lavoro persi durante la crisi economica globale, sono in ripresa in modo significativo negli 6 CALAVITA, Kitty, Inside the State: The Bracero Program, Immigration, and the I.N.S, Routledge, Michigan, 1992 13 ultimi mesi con la partecipazione di diverse società straniere. Inoltre il governo, sia statale che comunale, sta lavorando per attirare gli investimenti stranieri in città. Ciudad Juárez è stata riconosciuta per decenni come una delle migliori città per investire. The Financial Times Group, attraverso la pubblicazione della rivista “Investimento diretto straniero” ha classificato Ciudad Juárez come la "Città del Futuro" per il 2007-2008.7 La zona di Ciudad Juárez-El Paso è un importante centro di produzione. ADC Telecommunications, Electrolux, Bosch, Foxconn, Flextronics, Lexmark, Delphi, Visteon, Johnson Controls, Lear, Boeing, Cardinal Health, Yazaki, Sumitomo, e Siemens sono alcune delle aziende straniere che hanno scelto Ciudad Juárez per la loro attività d’impresa. 8 Lo stato messicano di Chihuahua è frequente tra i primi cinque stati in Messico con l'investimento più stranieri. 9Molte banche, fast-food ed imprese si posizionano all'interno di Juárez, tra cui Sears, Starbucks, Wendy, Denny, McDonald, Scotiabank, Burger King, Walmart, Piccoli Cesari, e HSBC. Ciudad Juárez è a capo di otto circoscrizioni locali delle 22 in cui è diviso lo stato di Chihuahua. La città è governata da un presidente e un consiglio comunale costituito da 18 membri. Ciudad Juárez è la sede del comune di Juárez, uno dei 67 comuni che compongono lo stato di Chihuahua, il governo comunale spetta al Consiglio Comunale, che è composto dal Sindaco e dal Consiglio, che viene eletto per un periodo di tre anni. Il sindaco di Ciudad Juárez, per il periodo dal 10 ottobre 2007 al 9 Ottobre 2010 è stato José Reyes Ferriz, del Partito Rivoluzionario Istituzionale. L'attuale presidente è Ettore Murguia Lardizabal, un affiliato del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Tre partiti nazionali sono rappresentati nel consiglio: PRI, il Partito di Azione Nazionale e il Nuovo Partito Alleanza. 7 < http://www.fdiintelligence.com > [12/04/2013] <http://www.industrytoday.com/article_view.asp?ArticleID=F289> [09/05/2013] 9 <http://www.maquilaportal.com>[13-04-2013] 8 14 Il 6 febbraio 2010, il governatore di Chihuahua, José Reyes Baeza, ha annunciato di voler spostare a Città del Messico il governo dello stato di Chihuahua, come misura temporanea per ridurre la criminalità. La popolazione di Ciudad Juárez è prevalentemente cattolica, con un numero crescente di cristiani evangelici (protestanti): pentecostali, battisti, presbiteriani e metodisti. Inoltre circa il 2% della popolazione appartiene ad altri gruppi cristiani che non si considerano come protestante (Testimoni di Geova, i Mormoni, Pentecostali). 15 1.2 LA DONNA A CIUDAD JUÁREZ: DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA DI STATO Ciudad Juárez è uno dei posti più pericolosi del mondo per le donne, motivo per il quale i messicani l'hanno soprannominata "città che uccide le donne". 10 A partire da gennaio 1993, è iniziata una strage ininterrotta di donne nella cittadina messicana di Ciudad Juárez. La prima vittima "ufficiale" è stata una giovane donna di nome Alva Chavira Farel11, il cui cadavere è stato ritrovato percosso, stuprato e strangolato il 23 gennaio 1993. 12 Prima della fine dell’anno, altri 16 omicidi sono stati aggiunti alla lista. Così come negli anni a venire: 13 casi nel 1994, 18 nel 1995, 16 nel 1996, 20 nel 1997, 21 nel 1998, 8 fino a marzo del 1999, 13 nel 2000, più di 200 fino al 2001, 340 fino al 2002, più di un’uccisione al giorno nel 2004, 410 morti e più di 400 scomparse fino al 2005, più di 475 fino al 2007 e più di 500 fino al 2008. 13 10 BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne”, La Repubblica, 26-07-2010 MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma, 2011, p.156 12 NEWTON, Micheal, The encyclopedia of unsolved crimes, Checkmark Books, New York, 2009, p.78 13 NEWTON, Micheal, The encyclopedia of unsolved crimes, Checkmark Books, New York, 2009, pp.78-81 11 16 DATI: 14 LUOGO DONNE TROVATE MORTE DONNE PER CRIMINI SESSUALI Ciudad Juárez Oltre 500 Edo de Mexico 1288 PERIODO SCOMPARSE 1035 Fino al 2008 Tra il 2000 e il 2006 Chiapas 1263 Tra il 2000 e il 2004 Veracruz 1494 Tra il 2005 e il 2005 Guatemala 2612 Tra il 2000 e il 2008 El Salvador 886 Tra il 2001 e il 2007 Prov. di 1072 Tra il 1997 e il Buenos Aires Spagna 2003 582 Tra il 1999 e il 2007 Perù 1118 Tra il 2001 e il 2004 New York 1400 Tra il 1996 e il 2006 14 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009 17 I primi corpi di donna che vengono ritrovati presentano caratteristiche simili: giovani (tra i 13 e i 27 anni), carine, povere, di umili origini, impiegate come manodopera a bassissimo costo nell’industria maquiladora, con un fisico minuto e capelli neri lunghi. Le donne ritrovate sono persone completamente vulnerabili, immigrate dalle zone rurali del Messico e del Centro America in cerca di un lavoro, spesso da sole o con figli piccoli, scomparse lungo le strade per andare al lavoro o tornare a casa alla fine della giornata e scelte come vittime perche “perfette, appena arrivate, nessuno le conosce” 15. La stragrande maggioranza di queste ragazze, poi, vive dentro squallide casupole in zone sovraffollate dove nessuno si scandalizza più di tanto per le frequenti sparizioni. Non appena sono iniziati ad apparire i cadaveri delle donne , la comunità ha iniziato ad allarmarsi e a pronunciare la parola “Femminicidio”. Le prime donne a pronunciarla furono Diana Russell e Marcela Lagarde nel 199216 definendolo come « La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale - che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia ».17 15 Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006 MO, Ettore, “Nella città dei femminicidi molte chicas hanno preso le armi”, Il Corriere della Sera, 16-08-2011 17 <http://it.wikipedia.org/wiki/Femminicidio> [04-03-2013] 16 18 Non bisogna dimenticare, inoltre, che il femminicidio è un “fenomeno che coinvolge tre generazioni, mamme, nonne e figli, aumentando a dismisura il numero delle vittime”.18 C’è da chiedersi: Come vivono le donne a Ciudad Juárez? Non c'è via sicura per le donne a Juárez. E’ un luogo pericoloso per loro che, senza mezzi e sprovvedute, sono le più vulnerabili. La loro vita non conta. Molte di esse vengono cancellate nei modi più disumani, non importa se donne, ragazzine o bambine. Queste donne, rappresentano, insieme ai minori, l’anello più debole della società. Tutte loro, spinte ad abbandonare le loro famiglie e la loro casa perché costrette dalla disperata ricerca di un lavoro che consenta di sopravvivere, crescere i propri figli e fuggire dalla povertà, sono costrette a cercare un lavoro nelle fabbriche e finire o cominciare il loro turno nel cuore della notte. Di conseguenza, sono obbligate a percorrere strade isolate e prive di illuminazione, dove è molto facile per un "predatore" appostarsi senza essere visto. L’attacco è realizzato da persone conosciute o sconosciute, violenti, violentatori, assassini individuali o di gruppo, occasionali o professionisti e conduce sempre alla morte crudele della vittima. Tutti questi atti hanno in comune una visione della donna che è considerata come un oggetto “usa e getta” che si può violare ed eliminare. Sono numerose le ipotesi sull’identità degli assassini. La prima ipotesi esplorata è quella di un serial killer perche il modus operandi degli assassini è identico a quello degli assassini seriali. Gli omicidi si ripetono, si assomigliano, le sevizie sono le stesse. Oltre che dai tratti comuni degli omicidi c’è il fatto che negli Stati Uniti chi si è macchiato di crimini di aggressione sessuale deve rimanere sotto osservazione e ci sono alcune zone in cui queste persone vengono mandate al confine. Una di questi è El Paso, in Texas, che è il 18 PEINETTI, Patrizia, Ciudad Juárez. La violenza sulle donne in America Latina, l’impunità e la resistenza delle Madri, Franco Angeli Editore, Milano, 2010,(a cura di Silvia Giletti Benso e Laura Silvestri) 19 corrispettivo statunitense di Ciudad Juárez. In seguito si sono esplorate altre ipotesi come narcotrafficanti, riti satanici, commercio di organi, cittadini statunitensi mandati in Messico in regime di semi libertà. Alcuni sostengono, inoltre, che le ragazze siano vittime di video porno amatoriali (snuff movies)che terminano con la morte della protagonista. Il copione seguito dagli assassini, siano essi serial killer o no, si ripete secondo uno schema macabro e preciso: rapimento, tortura, violenza sessuale, mutilazioni (come il seno destro mutilato e il capezzolo sinistro staccato via con un morso), strangolamento e abbandono in discariche (o fosse) o facendo sparire i corpi tramite il metodo infallibile della «lechada»19 (liquido corrosivo, miscuglio di calce viva e acidi, che divora rapidamente carne e ossa senza lasciare traccia). Non si sa quali siano i motivi che spingono gli assassini ad uccidere, le cause sono diverse. Non è, però, il caso di pochi uomini squilibrati che uccidono per fare baldoria, le uccisioni accadono in un contesto sociale ed economico definito. Una volta rapite, torturate, violentate, mutilate ed uccise, i corpi nudi, martoriati e sfigurati vengono abbandonati da qualche altra parte, a volte dopo esser state sequestrate per intere settimane. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati nei quartieri del centro cittadino, altri in zone incolte della periferia ed altri ancora nei quartieri più poveri e isolati della città. Ci sono luoghi simbolici dove sono state trovate alcune delle donne uccise ( es. Lomas de Poleo) perché è un luogo dove si possono lasciare i corpi facilmente senza che nessuno se ne accorga. I cadaveri, quindi, vengono scaricati in mezzo al nulla, nel deserto che si estende tutt'intorno la cittadina e nelle strade che costeggiano i terreni abusivi. 19 VERONESE, Massimo ,“Ciudad Juárez, la città che uccide solo le donne” ,Il Giornale, 10-08-2009 20 1.3 NARCOTRAFFICO E ILLEGALITA’ Ciudad Juárez accoglie, dal 1993, il Cartello di Juárez, un cartello di narcotrafficanti tra i più violenti e potenti del Messico cui talune indagini esterne attribuiscono come frutto di rito iniziatico la cattura, lo stupro le sevizie ed infine la morte di oltre un migliaio di giovani donne. Esso controlla il 70% della droga che proviene dalla Colombia e i legami di questa organizzazione criminale con la mafia e con le istituzioni locali garantiscono loro immunità e l’impunibilità. Esistono dei rituali di iniziazione in cui i nuovi membri dei cartelli devono dimostrare di avere le capacità per picchiare, torturare, violentare e uccidere un altro essere umano. Le ragazze bersaglio dei narcotrafficanti sono l’oggetto con cui provare di essere all’altezza del ruolo. In altri casi,invece, le donne vengono sequestrate e usate come “offerte sessuali” per celebrare un successo negli affari, come la consegna di un grosso carico di droga. Data la sua posizione geografica, il Messico è stato a lungo utilizzato come scenario e punto di trasbordo per la droga, per gli immigrati illegali e per il contrabbando. La guerra messicana della droga è un conflitto armato che vede contrapposti i cartelli messicani della droga tra loro e contro le forze armate del governo messicano. Le autorità statunitensi e messicane affermano che in Colombia, luogo dove si trovano la maggior parte delle piantagioni, la produzione di droghe illegali è in crescita da quando la principale rotta di rifornimento di cocaina e altre droghe illegali che entrano negli Stati Uniti sono il Messico e l'America Centrale. La nascita dei cartelli della droga messicani viene fatta risalire ad un ex agente di polizia giudiziaria federale messicano, Miguel Ángel Félix Gallardo, che negli anni 80 controllava tutto il commercio illegale di droga in Messico e nei corridoi del confine Messico- 21 USA.20 Gallardo iniziò contrabbandando marijuana e oppio negli Stati Uniti e fu il primo messicano a fare da raccordo con i cartelli colombiani negli anni 80. Non c'erano cartelli in quel periodo in Messico, Félix Gallardo era il signore dei signori della droga messicani. Supervisionava tutte le operazioni; l'organizzazione era composta, oltre che da Gallardo, da alcuni suoi stretti affiliati e da un manipolo di politici corrotti che lo proteggevano. Gallardo decise poi di diversificare le attività della sua organizzazione per aumentarne l'efficienza e per diminuire le probabilità che potesse essere decapitata in un colpo solo dalle forze dell'ordine. In un certo senso, effettuò una sorta di privatizzazione del traffico di droga in Messico affidandolo ad altre organizzazioni minori i cui capi erano molto meno conosciuti e, per questo, meno soggetti alle azioni di contrasto della DEA. Gallardo convocò i principali narcos messicani in una casa nella località di Acapulco e con loro designò le nuove piazze di spaccio (plazas) e i nuovi itinerari del narcotraffico verso gli Stati Uniti. L'itinerario di Tijuana sarebbe andato ai fratelli Arellano Felix, nipoti del "padrino". Quello diCiudad Juárez sarebbe andato alla famiglia Carrillo Fuentes (cartello di Juárez). A Miguel Caro Quintero fu assegnato il corridoio di Sonora (cartello di Sonora). Il controllo del corridoio di Matamoros - poi sotto il controllo del cartello del Golfo - sarebbe finito sotto il dominio di Juan García Abrego. Joaquín Guzmán Loera e Ismael Zambada García avrebbero diretto le operazioni sulla costa del Pacifico, fondando il cartello di Sinaloa. Gallardo fu poi arrestato l'8 aprile 1989. Altri arresti, l'avidità e il desiderio inarrestabile di potere portarono poi alla nascita di numerosi conflitti tra i cartelli che divennero pressoché indipendenti l'uno dall'altro già alla fine degli anni 90. Nel corso del tempo, la bilancia del potere tra i vari cartelli messicani ha cominciato a pendere ogni qualvolta i vecchi cartelli collassavano e i nuovi subentravano. Un'interruzione del sistema di potere, come ad esempio gli arresti o le morti dei capi del cartello, genera quasi sempre una guerra di successione per il vuoto di potere. I vuoti di 20 PADGETT, Tim, “The border monster”, Time, 11-06-2001 22 leadership a volte sono generati dallo Stato che riesce ad applicare la legge, così i cartelli spesso tentano di utilizzare l'applicazione della legge l'uno contro l'altro, sia corrompendo i funzionari messicani affinché organizzino azioni contro un cartello rivale, sia rivelando informazioni sulle operazioni di un'organizzazione rivale al governo messicano o alla Drug Enforcement Administration (DEA).21 L'inizio dell'escalation degli scontri tra i cartelli può essere fatto risalire al 1989, nel periodo dopo l'arresto di Miguel Ángel Félix Gallardo che gestiva il business della cocaina in Messico. C'è stata una pausa nei combattimenti durante la fine degli anni 90 ma la violenza è costantemente aumentata dal 2000 in poi. I messicani ritengono che la ragione più credibile per il declino della violenza estrema sia che il capo più ricercato del mondo, Joaquin "El Chapo" Guzman, e il suo cartello di Sinaloa abbiano vinto il controllo delle rotte del traffico di droga locali contrabbando nel nord. Secondo il Washington Post, la guerra in Ciudad Juárez sembra essere cessato. Le autorità attribuiscono la diminuzione della omicidi ai loro sforzi : pattuglie dell'esercito, arresti da parte della polizia, nuove scuole per tenere i giovani fuori delle bande. "Grazie alla collaborazione tra federali, statali e locali, così come il supporto pubblico, stanno riparando il tessuto sociale", ha detto Poire (Segretario degli Interni).22 Anche se spesso è stata presentata come una battaglia per la rotte di contrabbando negli Stati Uniti, le forze dell'ordine affermano che la faida tra i Cartelli di Sinaloa e Juárez, cominciata nel 2008, sia più che altro una lotta per il controllo di Juárez, per il controllo della piazza della droga più importante del paese. È il traffico di droga che porta a un clima di violenza nella città.23 I cartelli hanno scatenato i loro eserciti per conquistare la città e 4.700 sono state le vittime. Nel 2008 l’80% dei morti sono stati assassinati dalle truppe d’occupazione [l’esercito]. La percentuale è scesa un po’ nel 2009 perché c’è stata la 21 BURTON, Fred, “Mexico: The Price of Peace in the Cartel Wars”, The Stratfor Global Intelligence, 02-05- 2007 22 “Guerra de cárteles en Cd. Juárez cesa, según WP; habitantes consideran que fue por victoria de ‘El Chapo’ ”, Vanguardia, 20-08-2012 23 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009 23 controffensiva dei narcos locali, spiazzati ma non sconfitti. Come afferma Ignacio Alvarado, giornalista di “El Universal”: “il 65% dei morti sono minori di 25 anni e sono figli o nipoti delle operaie delle maquiladoras”. Elizabeth Ávalos, sindacalista, ex-operaia, conferma che questi giovani vedono nel narco l’unica possibilità di guadagno e riconoscimento sociale”. Coinvolti dai cartelli della droga, sono oggi perseguitati dall’esercito che li sequestra, li tortura e li assassina a centinaia al mese. Dopo migliaia di morti e di arresti, le forze messicane hanno dichiarato ufficialmente che il cartello di Juárez, nemico di Joaquin Guzman, ora sono solo l'ombra di se stessa. I funzionari della DEA (Drug Enforcement Administration) dicono che entrambi i cartelli sono stati feriti nella lotta, ma che l'organizzazione di Guzman emerse trionfante. I CARTELLI PIÙ POTENTI DEL MESSICO: CÁRTEL DE SINALOA: Il cartello di Sinaloa ha iniziato a contrastare il dominio del cartello del Golfo nella rotta della droga a sud-ovest del Texas dopo l'arresto del leader del cartello del Golfo Osiel Cárdenas nel marzo del 2003. Il cartello è il risultato di un accordo del 2006 tra diversi gruppi situati nello stato di Sinaloa. Il cartello è guidato da Joaquín "El Chapo" Guzmán, il più ricercato trafficante di droga del Messico il cui patrimonio personale stimato in oltre un miliardo di dollari lo rende il 701° uomo più ricco del mondo secondo Forbes.24 Nel febbraio del 2010, il cartello di Sinaloa, tramite nuove alleanze, si contrappose al cartello di Los Zetas. A partire dal maggio del 2010, numerose segnalazioni da parte dei media messicani e statunitensi osservarono che il cartello di Sinaloa si infiltrò nel governo federale messicano e nell'esercito per distruggere gli altri cartelli. Il cartello di Sinaloa controlla il Triangolo d'oro del traffico di droga nel nord del Messico, 24 “Mexican drug lord makes Forbes' billionaire list”, CNN, 13-03-2009 24 una regione che comprende territori di stati di confine di Chihuahua, Durango e Sinaloa, avendo anche una forte presenza in altri stati del nord e in alcune parti del sud e sud-est del paese. CÁRTEL DE TIJUANA: Il cartello della famiglia Arellano-Félix, definito "cartello di Tijuana" o "Cártel Arellano Félix", una volta era tra i più potenti del Messico, è caduto in disgrazia a causa degli arresti di alcuni capi. Il cartello è stato oggetto di diverse operazioni militari che ne hanno quasi smantellato l'ossatura e che avrebbero provocato la divisione del cartello in gruppi più piccoli. Il cartello di Tijuana controlla la Baja California e Baja California Sur, compresa la loro roccaforte, Tijuana. CÁRTEL DEL GOLFO: Il cartello del Golfo, con base a Matamoros, è stato uno dei due cartelli dominanti in Messico negli anni 2000. Alla fine degli anni 90, il cartello ingaggiò un esercito privato di mercenari, chiamato "Los Zetas", che nel febbraio 2010, ha poi interrotto la collaborazione, divenendo autonomo e scatenando un'efferata violenza in tutte le città dello stato di Tamaulipas, trasformando diversi centri di confine in città fantasma. I Los Zetas fecero poi un accordo con gli ex capi del cartello di Sinaloa, i fratelli Beltrán-Leyva, e si contrapposero agli ex alleati del cartello del Golfo. Il cartello del Golfo domina tutto l'arco del Golfo del Messico, dalle spiagge della penisola dello Yucatan, da dove arriva gran parte della droga colombiana. 25 LOS ZETAS: Sono il gruppo con maggiore dispersione geografica. L'attività è stata rilevata nel nord-ovest, come Tamaulipas e Nuevo Leon Sud-Est, come Oaxaca e al centro, come Michoacan e Stato del Messico. FAMILIA MICHOACANA: La Familia Michoacana ha la sua base a Michoacán. La Familia è stata in passato alleata del Cartello del Golfo e dei Los Zetas, ma si è poi divisa ed è diventata un'organizzazione indipendente. Nel febbraio 2010, la Famiglia ha stretto una nuova alleanza con il cartello del Golfo contro il cartello dei Los Zetas. Il Procuratore Generale in Messico (PGR) ha dichiarato che il cartello della Familia Michoacana è stato "sterminato" da metà del 2011. La Familia Michoacana è situata negli stati centrali e occidentali del paese, da Colima a Guerrero. CÁRTEL DE JUÁREZ: Il cartello di Juárez è un cartello di narcotrafficanti messicani guidato fino al luglio del 1997 da Amado Carrillo Fuentes, anno in cui morì misteriosamente. Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellín). Per anni, il cartello di Juárez ha trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel 1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa 12 milioni di dollari. Fino al 2008 è stato il gruppo leader indiscusso della regione di Chihuahua. Proprio all'inizio del 2008 l'ex alleato,il cartello di Sinaloa ruppe l'amicizia e inizio l'escalation di 26 violenza che in 4 anni ha provocato 10.000 morti rendendo la città di Ciudad Juárez la più pericolosa del mondo. Ci sono 950 pandillas che operano a Juárez tra cui la più importante sono i "Los Aztecas",proprio da questa gang provengono i sicari del braccio armato del Cartello di Juárez chiamato "la linea". Un duro colpo al cartello di Juárez fu assestato dalla polizia messicana con l'arresto di José Antonio Acosta Hernández, alias "El Diego". Le alleanze o gli accordi tra i cartelli hanno spesso dimostrato di essere fragili, tesi o temporanei. Dal febbraio 2010, i cartelli più importanti si sono allineati in due fazioni, una composta dal cartello di Juárez, dal cartello di Tijuana e dai Los Zetas; l'altra dal cartello del Golfo, dal cartello Sinaloa e dalla Familia Michoacana.25 25 ROEBUCK, Jeremy, “Violence the result of fractured arrangement between Zetas and Gulf Cartel, authorities say”, The Brownsville Herald, 09-03- 2010 27 1.4 LO SCENARIO DELLE MAQUILAS: DALLA MIGRAZIONE ALLO SFRUTTAMENTO Il governo messicano grazie al trattato del libero commercio (NAFTA ,North American free trade agreement, o TLCAN, Tratado de libre comercio de America del Norte) e anche grazie al WTO (l'organizzazione Mondiale del Commercio), ha permesso e incoraggiato l'impianto di migliaia di fabbriche, le cosiddette "maquilas", a capitale straniero, situandole nelle zone industriali di esportazione (EPZ, export processing zones). Il NAFTA o TLCAN è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico e modellato sul già esistente accordo di libero commercio tra Canada e Stati Uniti (FTA), a sua volta ispirato al modello dell'Unione Europea. L'Accordo venne firmato dai Capi di Stato dei tre paesi (il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il Presidente Messicano Carlos Salinas de Gortari e il Primo Ministro Canadese Brian Mulroney) il 17 dicembre 1992 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1994. Il giorno stesso della firma, simbolicamente iniziava nello stato messicano del Chiapas la rivolta zapatista da parte delle popolazioni indigene che vedevano nell'accordo un ulteriore mezzo volto a trasferire la ricchezza dalle zone povere del Messico verso il Canada e, soprattutto, verso gli Stati Uniti.26 L’aspetto che maggiormente caratterizza il NAFTA è sicuramente legato alla progressiva eliminazione di tutte le barriere tariffarie fra i paesi che aderiscono all’accordo. Il NAFTA stabiliva l’immediata eliminazione di dazi doganali su metà dei prodotti statunitensi diretti verso Messico e Canada. Il NAFTA è un trattato che sottostà al diritto internazionale. In base alla normativa degli Stati Uniti esso è classificato come un accordo esecutivo-congressuale piuttosto che un trattato, riflettendo il senso peculiare del termine "trattato" in base alle norme costituzionali degli USA che si differenziano da quelle degli altri Stati. 26 < http://www.nafta-sec-alena.org> [18-05-2013] 28 Gli scopi principali dell’Accordo sono:27 1. eliminare le barriere alle importazioni e facilitare il movimento intra-area di beni e servizi tra i territori delle parti; 2. promuovere le condizioni di leale concorrenza nell’area di libero scambio; 3. incrementare le opportunità di investimento nei territori delle parti; 4. fornire protezione adeguata ed effettiva e rinforzare i diritti di proprietà intellettuale nel territorio di ogni parte; 5. creare procedure efficaci per l’implementazione e l’applicazione di questo accordo, per le sue amministrazioni congiunte e per la risoluzione delle controversie; 6. stabilire un quadro per una ulteriore cooperazione trilaterale, regionale e multilaterale, al fine di espandere e accrescere i benefici di questo accordo. Come conseguenza, dal 1994 sono immigrate a Juárez decine di migliaia di donne per lavorare nelle maquiladoras che offrivano la speranza di un futuro migliore rispetto alla povertà del Messico rurale. Difatti, non è possibile parlare di Ciudad Juárez senza menzionare il suo lato di città di frontiera. Questo carattere della città si è sviluppato nel corso dei secoli. L'area dove attualmente è situato il confine tra Stati Uniti e Messico fu colonizzata dagli Europei solo a partire dalla metà del XVI secolo, in seguito alla scoperta di giacimenti di argento. All'epoca, la zona, pur sotto il teorico controllo spagnolo, veniva di fatto considerata una "terra di nessuno" a causa della scarsità di popolazione e divenne così un insieme di coloni dalla nazionalità più disparata. Questa situazione durò fino al XIX secolo, quando, in seguito all'acquisizione della Luisiana da parte della Francia, gli Stati Uniti iniziarono una politica di espansione. Quasi contemporaneamente, a sud, il Messico riuscì ad ottenere l'indipendenza dalla Spagna; il confine iniziò così a divenire una zona ben 27 <http://www.trade.gov> [18-05-2013] 29 definita, e allo scopo di creare una "zona cuscinetto" fra il proprio Stato e gli USA il governo messicano promosse l'insediamento di propri cittadini nell'area oggi nota come Texas. Tuttavia, il tentativo fallì in seguito alla dichiarazione di indipendenza dei Texani stessi, che nel 1836 si emanciparono dal Messico, per poi venire annessi dagli USA nel 1845. Le tensioni e gli scontri tra statunitensi e messicani in Texas portarono infine alla Guerra messicano-statunitense, che iniziò nel 1846 e che si concluse nel 1848 con il Trattato di Guadalupe Hidalgo. Questo costringeva il Messico a cedere circa 2,500.000 km² di terreno, pari al 55% del suo territorio nazionale, comprese le aree degli attuali Stati di California, Arizona, Nuovo Messico, Utah, Nevada e di parte del Colorado, Wyoming, Kansas e Oklahoma. Inoltre, lo stato centroamericano fu costretto ad abbandonare ogni pretesa sul Texas e sui territori tra il Rio Grande e il Rio Nueces. Cinque anni dopo l'Acquisto Gadsden completò la definizione del confine tra Messico e USA quale è oggi. Nel corso degli anni e dei decenni successivi, le città messicane poste lungo il confine iniziarono ad allacciare rapporti commerciali ed economici con le città statunitensi poste a nord; negli anni tra il 1876 e il 1910, sotto la presidenza del messicano Porfirio Díaz, questi rapporti si fecero sempre più stretti, anche a livello istituzionale. Agli inizi del XX secolo, le agenzie americane controllavano circa l'80% degli stabilimenti industriali messicani nella zona di confine, e vi avevano investito 125 milioni di dollari.28 Dal lato messicano della frontiera, il fenomeno emigratorio viene visto come una "soluzione" per far fronte a situazioni disagevoli della società. Lo status di città di confine è stato da tempo una calamita per i migranti che definiscono Juárez come "porta del 28 LOREY, David, The U.S.-Mexican Border in the Twentieth Century, Scholarly Resources Inch., Oxford, 1999, p.107 30 paradiso" 29 o “frontiera della speranza”30 per orde di migranti clandestini in cerca di un futuro. Per poter parlare di “migrazione”, inoltre, ci sono da tenere in considerazione due punti di vista: quali sono i motivi e le necessità della gente che emigra e come passare attraverso un processo di integrazione in una nuova società e una nuova cultura. Le ragioni che possono spingere una persona a emigrare sono diverse e complesse. La gente emigra per necessità. La più comune e tradizionale è la ragione economica: con l'arrivo della offerta di lavoro delle maquilas, i flussi migratori hanno cominciato a spostarsi con la prospettiva di un salario più alto e di migliorare la propria qualità della vita. Ci sono però anche altre ragioni che spingono una persone ad emigrare: molti emigrano per sfuggire all'oppressione o persecuzione politica, alla discriminazione razziale o di intolleranza religiosa; altri cambiano il domicilio per cercare opportunità di una migliore istruzione per i loro figli. Ciudad Juárez attrae molti emigranti da tutte le parti del Messico che cercano lavoro o di passare la frontiera. Molti di loro, però,falliscono entrambi gli obiettivi. È possibile individuare nel corso del XX secolo quattro diverse tipologie di migranti provenienti dall'area messicana diretti negli Stati Uniti: “Braceros”. Immigrati che, essendo dotati di un regolare contratto di lavoro sono stati ammessi legalmente nel territorio statunitense. Essi sono lavoratori temporanei che il governo statunitense assume per rispondere all'esigenza di manodopera. Trasmigranti o "commuters" o "tarjetas verdes" . Persone residenti in Messico ma autorizzati a lavorare negli Stati Uniti. 29 30 RESCHIA, Carla, “La strage delle donne di Ciudad Juárez”, La Stampa, 06-05-2008 BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne” , La Repubblica, 26-07-2010 31 Immigrati legali. Persone ammesse dalle autorità statunitensi con un regolare visto d'ingresso. "Indocumentados”. Immigrati illegali, quindi sprovvisti del documento. Questo tipo di immigrazione viene favorita indirettamente dagli effetti degli accordi sui Braceros: i migranti che non rientrano nelle quote statunitensi dei lavoratori "necessari" e sono quindi costretti ad entrare in modo clandestino. Il contesto da cui partono i migranti illegali è molto particolare: gli aeroporti messicani sono tappezzati da manifesti orgogliosi dei compatrioti che emigrano e programmi bilaterali o delle agenzie internazionali dei diritti umani fanno il possibile per impedire o rendere meno drammatico il difficile viaggio verso i più ricchi Paesi del Nord. Per molti questa tappa arriva dopo un lungo percorso che parte da altre zone sudamericane, e dunque attraverso numerosi rischi e pericoli. Oltre ai pericoli naturali rappresentati dai fiumi e dal deserto ci sono anche quelli rappresentati dagli uomini: i coyotes (trafficanti di immigrati clandestini) abbandonano qui i propri "clienti" ad un destino che vede il rischio di essere derubati da criminali qualunque o avere a che fare con le autorità messicane e statunitensi; pagare è spesso l'unico modo di proseguire il viaggio e la “mordida” (la tangente) è uno strumento ormai consolidato, che si somma alla tariffa da pagare per il passaggio, che è aumentata del 500 per cento dopo l’introduzione delle più moderne tecniche di pattugliamento e si aggira sui 1.500 dollari. Stime ufficiali indicano come Ciudad Juárez sia uno dei confini maggiormente attraversati del mondo, registrando il passaggio di circa 250 milioni di persone ogni anno.31 Ai "fortunati" migranti che riescono ad entrare nel territorio statunitense poi, si prospettano una nuova serie di problemi: durante l'attraversamento della frontiera sono 31 < http:/mexico.usembassy.gov/mexico/eborder_mechs.html > [25-04-2013] 32 frequenti gli abusi della Border Patrol (la polizia di frontiera degli Usa) che, con i suoi metodi incoraggia la dispersione dei migranti illegali nelle zone rurali meno controllate, causandone un elevato tasso di mortalità, essendo queste zone per lo più desertiche ed inospitali. 32 Inoltre, è noto che a Ciudad Juárez c'è un'alta percentuale di un altro tipo di popolazione, che però non emigra: la “población flotante” ossia la popolazione fluttuante. Questa popolazione crea il proprio spazio nelle aree svantaggiate della città, e ciò porta a creare dei veri e propri “buchi neri” nella struttura sociale umana, rafforzando la povertà, il deterioramento degli alloggi e dei servizi urbani, la criminalità e il degrado ambientale . Questa popolazione fluttuante ha di diverse origini, ma uno scopo comune: l'esigenza di passare "dall'altra parte". Il governo messicano ha avviato due iniziative per far fronte alla questione dei migranti a Ciudad Juárez: il “Grupo Beta” e il “Programma Paisano”. Il primo è un gruppo di polizia speciale che è stato creato per difendere gli indocumentados scortandoli o raccogliendo le denunce riguardanti i maltrattamenti subiti dalle forze di polizia. La seconda iniziativa, invece, è un sistema di assistenza che si occupa di varie iniziative come la distribuzione di materiale informativo sui diritti umani e sui centri utili ai migranti. Come ho detto in precedenza, in Messico la maggior parte degli individui che decidono di emigrare, mirano alla frontiera nord del Messico. La meta da loro prediletta è Ciudad Juárez perché, essendo state piantate lì centinaia di maquilas straniere, esse state un fattore decisivo nella creazione di posti di lavoro. L'arrivo della maquila e la realizzazione di nuove attività economiche sul suolo juárense ha accentuato i flussi 32 <http://gao.gov/new.items/d06770.pdf>, United States Government Accountability Office [1305-2013] 33 migratori e non è sorprendente che, avendo piantato nel loro territorio il maggior numero di maquilas di tutto lo stato messicano, Ciudad Juárez sia al primo posto in materia di occupazione di personale con poco più di 360.620 persone impiegate nelle fabbriche. Esiste, in Messico, il fenomeno delle migrazioni soprattutto da quando si è trasformato da un paese prevalentemente rurale a uno principalmente un urbano. Con l'immigrazione non solo ha attratto popolazione rurale dello Stato, ma anche da altri stati della Repubblica Messicana, come Veracruz, Chiapas, Oaxaca, Morelos, Coahuila e da altri paesi del Sud e Centro America. Le migrazioni e l'industrializzazione hanno contribuito ad accelerare il processo di urbanizzazione e di generare una diversità culturale in città. Il Messico è forse il Paese con la più importante diversità culturale del mondo, al suo interno ci sono molte differenti culture date proprio dai flussi migratori e immigratori molto forti. Coloro che, quindi, scelgono di migrare dalla campagna alla città o da una città del sud a una città del Nord, dovranno passare attraverso un processo di adattamento e di integrazione. Per “integrazione”, diversamente da “adattamento”, si intende “L’Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita mirando all’abolizione di ogni forma di discriminazione di classi, razziale e religiosa”. 33 L'integrazione, quindi, richiede qualcosa di più dell’adattamento, un po’ di trasformazione personale e sociale più profonda; è il processo di costruzione di un nuovo immaginario collettivo sociale in cui tutti si sentono accolti, riconosciuti e rispettati e dove tutti hanno il diritto e il dovere di partecipare come soggetti attivi. Nonostante tutti i buoni propositi per l’integrazione degli emigranti, il vero scopo degli azionisti stranieri delle società (che si trovano in USA, principalmente a NYC, Chicago, 33 Integrazione. In Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, 1987, Roma,vol. II D-L, p.910 34 Atlanta, San Francisco e Los Angeles) è la riduzione dei costi, quindi a loro non importa l’ubicazione della fabbrica, ciò che gli interessa è impiantarla dove costa meno. "Il capitale è intelligente. Va dove deve andare”34, dice un responsabile dell'Associazione delle Maquiladoras di Ciudad Juárez. Tenendo conto il costo che paga l’impresa per mantenere un operaio,intelligentemente il capitale straniero ha impiantato lì circa 1000 fabbriche in 18 parchi industriali.35 Ciudad Juárez è una città conveniente per l’impianto di fabbriche poiché da un lato il governo messicano permette quindi, senza far pagare le imposte e dazi doganali, di importare in Messico pezzi, materie prime, componenti e macchinari per la lavorazione dei prodotti; dall’altro permette lo sfruttamento della manodopera non qualificata locale. Approfittando di manodopera a bassissimo costo e dall'assenza di dazi doganali, quindi, queste imprese producono a basso costo beni da vendere negli USA. Oltre all’assenza di tasse e alla manodopera a basso costo, le fabbriche straniere non sono obbligate a smaltire o a restituire i rifiuti industriali e tossici ai Paesi esportatori. I rifiuti prodotti nelle lavorazioni delle maquilas, secondo la legge messicana, dovrebbero essere riportati nel Paese da cui provengono le materie prime. In realtà, finiscono nel Rio Bravo o seppellite nel deserto. Per il NAFTA, inoltre, le aziende non hanno l’obbligo di comunicare quantità e tipo dei loro scarichi. In questo modo, però, le autorità non fanno nulla per sorvegliare l’ambiente e salvaguardare la salute degli abitanti. Molti dei rifiuti contengono lo stronzio36, elemento chimico che, se naturale, può avere effetti sulla crescita e sviluppo di bambini, e se radioattivo, può colpire la struttura ossea causando leucemie. Di conseguenza, per la 34 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 36 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 35 35 tossicità dei rifiuti, viene riscontrata un’alta mortalità infantile e nascite con gravi malformazioni nelle aree vicine alle maquilas più inquinanti. Ciò accade soprattutto in Valle Dorado, nella zona Norfluor, dove sorge una montagna bianca costituita da una sostanza inquinante (Fluorita). 37 Più del 70% degli impiegati delle maquilas sono donne.38 Esse giungono a Juárez da ogni parte del Messico e dell’America centrale, alla ricerca di un lavoro con le lusinghe di una vita migliore. Le maquiladoras impiegano principalmente giovani donne, perchè rappresentano manodopera meno consapevole dei propri diritti e meno propensa a farli valere; perché, inoltre, più adatta a tollerare il lavoro minuzioso (avendo loro più abilità manuale), noioso e alienante; così come più abile a lavorare velocemente, e a sopportare e accontentarsi di salari bassissimi.39 “Maquila”: abuso dei diritti umani al lavoro.40 La maggior parte delle maquiladoras sono attive 24 ore al giorno41, soprattutto quando è necessario l’aumentare della produzione, non lasciando uscire gli operai42,nonostante ciò sia illegale. Le condizioni di lavoro che sopportano le operaie sono pessime: lo stipendio percepito è di circa 40 pesos al giorno, (equivalenti a 8 dollari americani) e 50 37 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 PUYANA, Alicia, La maquila en México. Los desafìos de laglobalisaciòn, Flacso México, Città del Messico, 2008, pp.67-69 39 AMAYA, Jorge Alberto, El impacto de la maquila en la migraciòn interna, Fonamih, Tegucigalpa, 2007, p.98 40 El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel 41 Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007 42 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 38 36 pesos (10 dollari)43 di bonus se non tardano o non fanno assenze sul posto di lavoro; 44 le operaie lavorano in piedi per 12 ore di fila, senza possibilità di andare in bagno per troppo tempo (solo 10 minuti giornalieri in totale), appoggiarsi o sedersi perché sennò sgridate; 45 nessuna tutela per la salute in quanto la donna impiega sostanze tossiche senza protezioni; nessuna tutela per la maternità poiché, quando si inizia a lavorare nella maquila, le donne sono costrette a fare una visita medica per vedere se sono incinte e a firmare un contratto nel quale si dice che, se in quel momento risulta essere incinta, sarà esclusa dall’impresa. Inoltre, ogni mese, la donna deve recarsi in infermeria nei giorni del ciclo per mostrare l’assorbente alla dottoressa o all’infermiera per dimostrare di non rimasta essere incinta. Nel caso contrario, la donna viene licenziata.46 L'80% delle donne uccise, e delle altre quattrocento scomparse, dal 1993, lavorava nelle maquilas. Questo è il motivo per cui si ritiene che ci sia un doppio legame tra la fabbrica e la violenza. Per molte donne, giovanissime e provenienti dal Sud del Paese, le maquilas rappresentano una possibilità di emancipazione: sono dei luoghi di lavoro in cui incontrano e, passandoci molte ore insieme, fanno amicizia con altre donne e guadagnano del denaro. Spesso la loro autonomia non è tollerata in famiglia ed esplode la violenza. Come se questa condizione di marginalità e discriminazione non bastasse, le ragazze devono correre un rischio quotidiano: quello di essere sequestrate, violentate, uccise 43 PUYANA, Alicia, La maquila y su impacto sobre las remuneraciones, Flacso México, Città del Messico, 2005, p.167 44 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 45 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 46 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 37 durante l’interminabile tragitto che percorrono andando o tornando dalla fabbrica, sia di notte che al mattino presto. Se le operaie ritardano anche solo di 2 minuti dall’uscire dalla fabbrica, come racconta la madre della vittima Ivette Gonzàlez47, il pulmino che le porta al centro abitato va via, non le aspetta e devono camminare fino a casa, in mezzo al deserto, senza illuminazione, rischiando di venire rapite e uccise. Il lavoro, diritto fondamentale per tutti gli uomini e le donne, diventa una trappola mortale. Tante, tantissime e soprattutto giovani, hanno pensato di poter trovare uno spiraglio per la loro povera esistenza nelle maquiladoras incontrando invece violenza, atroci torture ed infine quasi sempre la morte. E non solo, le attiviste locali nutrono fortissimi sospetti sull'esistenza di una rete di favoreggiamento tra dirigenti delle maquilas e i criminali poiché le donne subiscono violenze sessuali anche nelle maquilas , soprattutto da uomini con cariche alte come supervisori. Inoltre la fabbrica non fornisce nessuna tutela alle donne, non si preoccupa minimamente della sicurezza delle proprie dipendenti e non si interessa alla vita delle loro lavoratrici. Nessuno dei dirigenti, come nessun organo e politiche statali, ha mai preso una posizione sugli omicidi, nessuna presenza ai funerali, tutto va fatto passare sotto silenzio senza fare quasi nulla per affrontare il problema. Anzi, Le uccisioni danno uno brutta impressione dello stato di Chihuahua alle imprese globali che ci lavorano e le morti delle donne sono definita come un "dettaglio negativo".48 Se da un lato, quindi, nella maquila stessa non c’è protezione per le dipendenti, dall’altro è lo stato stesso a non proteggere non solo le lavoratrici, ma la figura femminile in generale. 47 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 Ragazza messicana, lavoratrice in una maquila, scomparsa da Ciudad Juárez il 10 ottobre 2001 e ritrovata defunta il 6 novembre dello stesso anno. Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 48 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009 38 È vero sì che il tasso di disoccupazione è del 1%49 (uno dei più bassi di tutto il Messico),ma le donne lavoratrici non sono poi così soddisfatte del lavoro che svolgono e della condizione in cui si trovano. Come afferma una donna lavorante in una maquila: “Quando uno ha bisogno di lavorare per vivere, va dove gli ordinano di andare. Se non avessi così bisogno di lavorare, non mi farei calpestare così come ora li lascio fare”. 50 49 50 “El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 39 2. UNA RICHIESTA DI AIUTO CONTRO L’INDIFFERENZA 2.1 IMPUNITA’,NEGLIGENZA E CORRUZIONE TRA GLI ORGANI STATALI E GIUDIZIARI Nello scenario di Ciudad Juárez, dove le donne vengono rapite, violentate e brutalmente uccise, ci si interroga su quali siano i provvedimenti presi dagli organi statali e quale sia il reale operato delle forze dell’ordine. Dalla documentazione scritta e cinematografica che io stessa ho analizzato, sono infatti ricorrenti tematiche quali impunità, negligenza e corruzione. Queste tematiche sono la prova della difficoltà di attuare pene detentive nei confronti dei colpevoli al fine di fornire giustizia e contrastare il femminicidio a Ciudad Juárez. All’interno della documentazione da me esaminata, emerge che i documentari stessi si schierano chiaramente contro le autorità statali e gli organi di polizia, utilizzando testimonianze che screditano e creano dubbi sulla loro capacità di gestire la situazione. Nonostante le autorità continuino ad affermare la loro non-complicità, mostrando un finto impegno nella risoluzione dei casi di femminicidio, esso altro non è che un fenomeno generalizzato, endemico e accettato dallo stato e dalle autorità giudiziarie. Non è possibile trovare un singolo assassino o un singolo colpevole perché egli è il frutto di una corruzione e di taciti accordi presi all’interno delle alte cariche statali. Il problema, quindi parte da più in alto del singolo. Casi di complicità tra polizia, magistratura, potere economico e politico sono stati denunciati a tutti i livelli, fino ad arrivare alle massime cariche. Le autorità messicane non sono state in grado, negli anni, di porre fine al massacro di Ciudad Juárez, non riescono (o non vogliono) identificare i veri responsabili e si rifiutano di riconoscere la reale dimensione del femminicidio. La parola chiave per la loro negligenza è: volontà. La mancanza di volontà, sia del governo dello stato di Chihuahua che degli organi federali, di assumersi la piena responsabilità nel 40 riconoscere l’estensione di questi assassinii, ha lasciato la popolazione di questo paese senza la dovuta protezione. L’incapacità delle autorità di dare delle risposte sensate alle domande, ai perché di una violenza così spietata e incompresa, porta le famiglie delle vittime a rimanere senza risposte, quindi a chiedere a gran voce una reazione da parte della legge. La questione cruciale è che, mentre ci si concentra sul cercare di trovare i colpevoli, veri o presunti, non si dà importanza al vero problema: è la violenza di stato la responsabile di tutti questi omicidi; sono i soprusi che vengono ritenuti comuni e normali, che dominano in questo luogo; la corruzione dilaga e le alte cariche altro non fanno che continuare con questo circolo vizioso. La negligenza delle autorità statali, l'inefficacia dell'amministrazione della giustizia e della mancanza di volontà del governo federale per indagare pienamente su questi casi, dimostra l'incapacità di far fronte agli impegni internazionali attraverso la ratifica della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW, The Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women).51 51 <http://www.un.org>[10-06-2013] Convenzione adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è spesso descritta come un disegno di legge internazionale dei diritti per le donne. Composto da un preambolo e 30 articoli, definisce cosa costituisca una discriminazione nei confronti delle donne e stabilisce un programma d'azione nazionale per porre fine a tale discriminazione. La Convenzione definisce la discriminazione contro le donne come "... ogni distinzione, esclusione o restrizione fatta sulla base del sesso, che abbia l'effetto o lo scopo di pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento o l'esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato civile, su un base di parità tra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro ". Con l'accettazione della Convenzione, gli Stati si impegnano a intraprendere una serie di misure per porre fine alla discriminazione contro le donne in tutte le forme, tra cui: -di incorporare il principio di parità tra uomini e donne nel loro ordinamento giuridico, abolire tutte le leggi discriminatorie e di adottare quelle appropriate che vietano la discriminazione contro le donne; -di istituire tribunali e altre istituzioni pubbliche al fine di garantire l'effettiva protezione delle donne contro la discriminazione, e al fine di garantire l'eliminazione di tutti gli atti di discriminazione contro le donne da parte delle persone, organizzazioni o imprese. 41 Le autorità non intervengono perché la cosa non è di loro interesse o, peggio ancora, perché sono personalmente coinvolte in questi crimini. Esiste inoltre l’occultamento delle informazioni e dei corpi da parte dello stato e delle autorità statali. Molti degli assassini sono collegati con il crimine organizzato, con i cartelli della droga e con il potere, quindi godevano di una protezione della polizia, della giustizia. Se vi è un elemento strutturale indispensabile per la comprensione delle cause di femminicidio, e in particolare il fatto che il fenomeno non accenna a diminuire, è l'impunità. Lo Stato, con tutti i meccanismi che ha a sua disposizione, non è stato in grado di fermare la crescente violenza contro donne nel corso degli ultimi 15 anni a Ciudad Juárez. È proprio il non-punire il fattore che fa sì che le uccisioni si ripetano. Persone o gruppi di persone ricche si credono in diritto di stuprare e uccidere una donna senza che gli accada nulla. L'impunità manda un messaggio negativo a tutti gli uomini della società, non solo a Ciudad Juárez; il messaggio che passa è che gli uomini possono fare ciò che vogliono senza subire conseguenze. Questa è la causa che ha portato ad un rapido incremento degli omicidi. La mancanza di una risposta da parte delle autorità riguardo questi crimini, ha portato ad una generale mancanza di norme sociali che regolano la violenza sulle donne. Questo è ciò che il sociologo Émile Durkheim52 ha descritto, utilizzando il concetto di anomia, come "uno stato emergente di deregolamentazione sociale"53 . Per Durkheim, la mancanza di chiarezza delle regole sociali deriva dal comportamento deviante. Vale a dire, I paesi che hanno ratificato o aderito alla Convenzione sono tenuti per legge a mettere le sue disposizioni in pratica. Essi si impegnano inoltre a presentare relazioni nazionali, almeno ogni quattro anni, sulle misure da essi adottate per conformarsi agli obblighi derivanti dal trattato. 52 FOURNIER, Marcel, “Émile Durkheim: A Biography”, Polity, Londra, 2012, pp. 3-5 Émile Durkheim (Épinal, 15 aprile 1858-Parigi, 15 novembre 1917) è stato un sociologo, antropologo e storico delle religioni francese. 53 FOURNIER, Marcel, Émile Durkheim: A Biography, Polity, Londra, 2012, pp. 87-96 42 il contesto sociale di impunità e mancanza di regolamentazione non fornisce la distinzione dei singoli limiti morali, che a sua volta si traduce nella reiterazione di comportamenti che sono al di fuori delle norme sociali o criminali comportamento, come nel caso di femminicidio. Dal momento che non ci sono conseguenze legali o penali per gli atti di violenza contro le donne, un clima di impunità che rafforza l’anomia sociale fa sì che la violenza contro le donne sia un atto naturale. La creazione di questo quadro di impunità richiede la complicità delle autorità federali, affinché proteggano i responsabili. Che sia per negligenza o per corruzione, ciò che non si può negare è che le autorità non garantiscono né la conformità con la legge né il benessere di giovani donne, che lascia potenziali vittime indifese e crea un quadro di impunità per la violenza di questo tipo. La reazione più comune di fronte all'evidenza dei fatti è un atteggiamento negazionista o la minimizzazione, incrementati dal fatto che le violenze hanno in comune una visione della donna come un corpo usa e getta, che si può violare ed eliminare. Ritenendole tali, le autorità non combattono per la loro tutela. Anzi, le denigrano, puntando il dito contro le giovani donne accusate, ingiustamente, di istigare gli assassini con i loro abiti scollati e il trucco provocante. “Le violenze? Colpa dei vestiti delle giovani troppo provocanti. Ciudad Juárez è una località tranquilla.” 54 Afferma Francisco Barrio Terrazas55, ex governatore dello stato di Chihuahua e braccio destro del presidente Vicente Fox. 56 54 VERONESE, Massimo, “Ciudad Juárez, la città che uccide solo le donne”, Il Giornale, 10-08-2008 <http://www.eluniversal.com>[10-06-2013] Francisco Javier Barrio Terrazas. (Satevo, Chihuahua, 25 novembre 1950). Politico messicano affiliato al Partito di Azione Nazionale (PAN). Ex governatore di Chihuahua ed ex segretario nel gabinetto del presidente Vicente Fox. 56 SANGIULIANO, Gennaro, Viaggio nella globalità, AGE-Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001, p.47 Vicente Fox Quesada (Città del Messico, 2 luglio 1942). Uomo politico messicano che è riuscito a 55 43 Secondo i giornalisti Sergio González57 e Diana Washington58, la complicità tra le autorità in diversi settori (politici, polizia e esercito) ed i trafficanti di droga è cresciuta nel corso degli anni sessanta, settanta e ottanta, durante il governo priista con la repressione dei movimenti sociali e politici, noto come la Guerra Sporca 5960. Durante questo periodo, terminare l'egemonia 72 anni del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), vincendo le elezioni del 2000 e diventare presidente eletto per il periodo 2000-2006 con Partito di Azione Nazionale (Pan). 57 <http://www.archiviobolano.it>[10-06-2013] Sergio Gonzàlez Rodriguez. Nato a Città del Messico, è uno scrittore e giornalista (dal 1993 columnist del quotidiano messicano Reforma da sempre in trincea. Per il suo giornalismo d'inchiesta, per aver sfidato le gang del narcotraffico, per aver denunciato la complicità della polizia messicana e le connivenze del potere politico. 58 <http://dianawashingtonvaldez.blogspot.it/>[10-06-2013] Diana Washington Valdez è una giornalista statunitense di origine messicana. Lavora per El Paso Times e si occupa di narcotraffico e corruzione al confine tra Messico e Stati Uniti. Il suo libro The Killing Fields: Harvest of Women (Peace at the Border 2007) è stato una delle prime testimonianze dell’omicidio di centinaia di donne a Ciudad Juárez. 59 OSORNO, Diego Enrique, Z. La guerra dei narcos, La nuova frontiera, Bologna, 2013 Guerra Sporca o Guerra Sucia è, tra il 1970 e il 1982, la soppressione dell’attivismo politico combattuta tra gli stati latinoamericani, partendo dallo stato argentino, e i dissidenti. Questo programma di repressione aveva lo scopo di eliminare qualunque forma di protesta e di dissidenza nel Paese. Essa fu caratterizzata dalla massiccia violazione dei diritti umani e civili nei confronti della popolazione con l'utilizzo di metodi quali la privazione della libertà senza procedimenti giudiziari, la tortura, gli omicidi e le sparizioni. Per quanto riguarda lo stato messicano, il 2 ottobre 1968 l’esercito uccise oltre 300 manifestanti stipati nella centrale Piazza di Tlatelolco a Città del Messico durante un’operazione repressiva pianificata dalle alte sfere governative che aveva la funzione di sopprimere la protesta studentesca e operaia in favore della democratizzazione del sistema politico egemonico retto dal partito unico PRI (Partido Revolucionario Institucional) e maggiori diritti sociali. 60 ZANATTA, LORIS, “La sindrome del cavallo di Troia: l’immagine del nemico interno nella storia dell’America Latina”, in Storia e problemi contemporanei, n. 35, 2004, pp. 107-135. La Guerra Sporca è frutto di un piano sistematico repressivo senza eguali sia nella storia argentina sia nei paesi vicini, che portò alla ‘guerra contro la sovversione’ – così chiamata dalla gran parte degli ufficiali argentini – o guerra sucia – definita costantemente dai critici – combattuta contro un ‘nemico interno’ portatore di ideologie contrarie ai valori cristiani e occidentali. Gli stati sudamericani si sono scagliati contro un nemico cresciuto nel seno della medesima società e dello stesso territorio fino all’estremo di negarne la lecita esistenza. Contro, cioè, realtà o idee con cui ritenevano di non potere convivere, che inibissero il progresso o minacciassero la tradizione. Di fatto, proprio l’immagine di quel nemico, di colui che mina, erodendola dalle viscere, la vita collettiva, riflette la natura segmentata, divisa, spezzata dell’America Latina. 44 la Governo messicano ha creato un gruppo paramilitare chiamato la Brigada Blanca 61 il cui obiettivo era quello di spiare, monitorare e reprimere i dissidenti sotto il regime e per volere del governo degli Stati Uniti, il quale ha voluto porre fine a movimenti comunisti in America centrale e meridionale. La Brigada Blanca eseguendo gli ordini, ha cominciato a rapire e torturare centinaia di sospetti. Per lungo tempo, il governo messicano, come altri governi in Sudamerica, ha negato l'esistenza della Guerra Sporca contro i dissidenti e ha cercato di catalogare l'esistenza della Brigada Blanca come mito. Ma gli attivisti politici degli Stati Uniti affermano che la polizia federale e statale dello stato di Chihuahua ha collaborato e eseguito gli ordini degli Stati Uniti. Secondo Washington, i cartelli della droga hanno adattato i metodi impiegati nella Guerra Sporca per le proprie operazioni. Il Messico ha firmato diversi trattati internazionali (come la Convención de Belém Do Pará)62 per sradicare le torture, ma ciò è solo stato scritto su carta. In realtà questo Il ‘nemico interno’ nella storia latinoamericana, pur nelle sue innumerevoli declinazioni, suole essere additato come ciò che l’organismo sociale non può assimilare, il germe patogeno che ne minaccia la salute, intesa come il naturale concorso di tutti gli organi al conseguimento della sua armonia complessiva. Ecco, dunque, stagliarsi in piena luce, drammatica ma funzionale, l’immagine del nemico interno, di colui che si anniderebbe nel seno della comunità per corroderla con un lento, sotterraneo e spesso silenzioso lavorio. 61 GARCìA, Gustavo, “El gobierno creó en 1976 brigada especial para ‘aplastar’ a guerrilleros en el valle de México”, La Jornada, 07-07-2008 La Brigada Especial o Brigata Bianca, è un gruppo di 240 elementi, tra cui la polizia messicana, il corpo militare messicano, il personale della Direzione Federale di Sicurezza (DFS) e la Polizia Giudiziaria federale. La Brigata fu costituita nel giugno 1976 per fermare i guerriglieri che operano nella Valle del Messico. 62 <http://www.inmujeres.gob.mx/index.php/ambito-internacional/convencion-de-belem-dopara>[06-06-2013] 45 atteggiamento non viene applicato nella quotidianità né dalle autorità né dalla dalla polizia. Governo messicano ha dichiarato falsa la relazione presentata da Amnesty International dove, nel Rapporto Annuale del 2009, dichiara che “Membri dell'esercito e della polizia hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali, uso eccessivo della forza, torture e detenzioni arbitrarie. Diversi giornalisti sono stati uccisi. Difensori dei diritti umani sono stati oggetto di minacce, accuse di reato costruite ad arte e procedimenti giudiziari iniqui. Persone che protestavano contro progetti di sviluppo economico sono state aggredite. La Corte Suprema ha rigettato un ricorso costituzionale relativo alla legislazione di Città del Messico che depenalizza l'aborto. Sono iniziate le riforme al sistema di giustizia penale. La violenza contro le donne ha continuato a essere diffusa.”63 Una commissione Onu dichiara che in Messico la giustizia non esiste: il livello di impunità nel paese raggiunge quasi il 100%. Nessun avvocato a Juárez osa, addirittura, difendere le vittime per paura della vendetta. Non sono, però, solo gli organi statali e le autorità a restare indifferenti davanti allo scenario juárense; anche la polizia e gli organi giudiziari non si impegnano a lottare contro il femminicidio di Ciudad Juárez. Il cammino per arrivare ad affermare che gli assassini non sono serial killer e che gli omicidi delle donne altro non sono che una pura vendetta maschilista, è stato lungo. Convenzione per la prevenzione, la punizione e l'eliminazione della violenza contro le donne. Adottata a Belém do Pará, Brasile il 9 giugno 1994 e ratificato in Messico il 19 giugno 1998. Essa ha lo scopo di proteggere i diritti umani delle donne ed eliminare le situazioni di violenza contro di loro, perché ogni donna ha il diritto a una vita libera dalla violenza, sia nel settore pubblico che privato. 63 <http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2009/Messico.html> [09-06-2013] 46 Nel marzo del 1999, una squadra di specialisti provenienti dall' FBI si è aggregata alle autorità messicane per dare un aiuto alla polizia locale. Per la prima volta in assoluto il governo messicano ha chiesto aiuto per un investigazione interna. Dopo una settimana di analisi, tre profilers provenienti da Quantico (Virginia, USA) hanno concluso che fosse prematura parlare di un Serial Killer in azione, ritenendo che si trattasse soprattutto di omicidi singoli. Un'analisi successiva, effettuata dall’ esperto Robert Ressler64, contraddisse esplicitamente le conclusioni dei suoi colleghi. Secondo Ressler, potrevano essere opera di più di 3 assassini seriali che agivano contemporaneamente: Ressler formulò anche l'ipotesi che ci potesse essere un Serial Killer americano in azione che attraversava il confine per sfruttare la maggiore facilità di adescamento delle vittime offerta dal territorio messicano. Un'altra famosa criminologa, la canadese Candice Skrapec 65, si recò a Juárez nell'estate del 1999 e concluse che gli omicidi potevano essere opera di 4 assassini seriali probabilmente coinvolti in rituali satanici che comportano la mutilazione di corpi umani. Negli anni più recenti, nuove analisi criminologiche sono state effettuate allo scopo di capire il motivo per cui proprio a Ciudad Juárez si sia scatenata questa autentica epidemia di omicidi. Si arrivò alla conclusione che gli omicidi sarebbero il risultato di una profonda crisi psicologica che affligge gli uomini messicani sempre più esclusi dalla forza lavoro 64 <http://www.robertkressler.com>[10-06-2013] Robert Ressler (Chicago, 15 febbraio 1937–5 maggio 2013) è stato un agente dell'FBI e uno dei primini criminal profiler statunitensi. Nel 1970 fu assunto dell'FBI nel Behavioral Science Unit che ha il compito di tracciare i profili dei criminali più violenti, stupratori e serial killer. 65 <http://www.fresnostate.edu/socialsciences/criminology/faculty/skrapec.html> [08-06-2013] Candice Skrapec è una psicologa, criminologa e profiler investigativo che ha fatto ricerche sugli omicidi seriali dal 1984. 47 locale e rappresenterebbe la reazione di una società completamente maschilista al tentativo di emancipazione delle donne.66 La polizia di Juárez indaga, arresta presunti colpevoli, ma tutto procede come prima, nell'indifferenza generale. Il loro motto è "no hay,no se puede, no se pudo".67 Per togliersi un po' di pressione di dosso, la polizia, in accordo con le autorità locali, ha classificato gli omicidi sulle donne, tenendo in considerazione solo quelli con un movente sessuale, nonostante tutti siano femminicidi, che c sia o meno un movente sessuale. In questo modo hanno ridotto gli oltre 400 omicidi in 96. La polizia juárense, secondo una ricerca condotta dal Colegio de la Frontera Norte e l’ Instituto Transfronterizo dell’ Università di San Diego nel 2011, è una delle grandi minacce per la popolazione di Juárez. La "debolezza istituzionale" e l'incapacità di raggiungere i suoi obiettivi, fanno della polizia di Juárez, che comprende 3.100 agenti, "una minaccia per la società”. "C'è una chiara consapevolezza tra i funzionari di polizia si è coinvolti in crimini, che parla di una integrità istituzionale debole, specialmente ad alti livelli di comando", dice lo studio. Il documento è stato condotto utilizzando un sondaggio sul 75% degli agenti dello stesso distretto nel giugno 2010. La polizia locale è accusata di non impegnarsi veramente a fondo per scoprire i colpevoli e di svolgere le indagini senza cura, facendo sparire le prove; molti dei files delle autopsie sono incompleti, e molti di essi non presentano nemmeno l'esame del DNA per identificare la ragazza uccisa, che viene identificata solo dai vestiti. Inoltre, dato che non è possibile cercare una persona scomparsa prima che siano passate 72 ore, la polizia utilizza questo periodo di tempo per coprire i colpevoli e trovarne altri con cui rimpiazzarli. 66 MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma, 2011, pp 185-192 67 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, México, 2009 48 Nonostante le affermazioni di Ciudad Juárez polizia, non ci sono prove definitive (che non contiene qualche aspetto di irregolarità) o testimonianze di indagini a seguito della scoperta dei corpi che mostrano senza ombra di dubbio che l'imputato sono responsabili per le morti delle donne. Questa mancanza di prove, combinata con irregolarità nel processo investigativo e l’occultamento dei responsabili, ha sminuito la legittimità delle azioni delle autorità di polizia messicane. Secondo Diana Washington, "il problema creatosi con la polizia è stata che essi lavorano per qualcuno altro, e non per la comunità. Essi lavorano con la criminalità organizzata. La polizia è coinvolta a tutti i livelli, e da ordini di rapimento ed esecuzioni. La DEA e l'FBI affermano che la principale preoccupazione della polizia di Juárez è di protegge i narcotrafficanti e le loro spedizioni di droghe illecite ".68 Basti pensare che i cartelli di droga messicani spendono circa il 10% del loro reddito lordo annuo (più di $ 3billion) per la corruzione.69 Di fronte a una notevole corruzione nelle forze di polizia Juárez, le autorità federali hanno deciso di agire. Diana Washington ha spiegato nel suo libro che la polizia federale ha voluto monitorare le rotte intraprese dalla polizia municipale e, sulle loro ricerche, basano l’idea che la metà dei poliziotti siano corrotti. La corruzione si estende e dilaga anche ai livelli più alti, tra giudici, alti funzionari e imprenditori. Ad esempio, l’ex Procuratore Generale di Giustizia, Patricia González, è stata incriminata per sospetta complicità con il narcotraffico. In questa realtà, si partecipa, si tollera e si promuove il crimine. 68 WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006 pp.138-141 69 WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006 p.142 49 Anche i giornalisti Marcos Fernandez e Jean Christophe Rampal hanno trattato il tema del coinvolgimento delle forze di polizia nell'omicidio di donne a Ciudad Juárez. Essi, nel loro libro La Ciudad de las muertas: la tragedia de Ciudad Juárez, si riferiscono ad una organizzazione all'interno della polizia chiamata La Línia 70 che è composto da polizia municipale, agenti della polizia giudiziaria, sicari e criminali. Il rapporto tra polizia e criminali implica che i trafficanti di droga, infiltrati nella polizia, sono responsabili di un significativo numero di omicidi. Nel suo libro Extradiciones71, José Luis Vasconcelos72, afferma che "l'obiettivo primario della Línia non era quello di coprire i crimini contro donne, bensì era soltanto un modo per tutelare gli interessi del cartello. Il coinvolgimento della Línia con i cartelli di droga è venuto alla luce quando, nel 1999 e nel 2004, la polizia federale messicana ha scoperto una fossa comune con una dozzina di corpi di uomini che erano stati torturati e strangolati nel giardino di una casa a Las Acequias, un quartiere della classe media a Ciudad Juárez. Si conosce come il caso “narcofosas” (narco-tombe). Gli agenti federali trovarono alcuni cadaveri che corrispondevano a donne che erano scomparse. La polizia pensò che fosse molto probabile che le donne erano state nella casa,ma non vi erano prove sufficienti per dimostrarlo. Uno degli inquilini della casa, messo sotto interrogatorio, ha dichiarato di essere coinvolto nella morte di almeno undici persone a seguito degli ordini di Heriberto Santillán Tabares 73 e un comandante nella polizia giudiziaria dello Stato di Chihuahua. Secondo Fernández e Rampal, la Línia ha dimostrato l'esistenza di un collegamento tra le narcofosas, farmaci e un numero significativo di omicidi di donne. I due giornalisti 70 FERNANDEZ, Marcos/ RAMPAL, Jean Christophe, La Ciudad de las muertas: la tragedia de Ciudad Juárez, Debate, Madrid, 2008 pp. 196-203 71 VASCONCELOS, José Luis Santiago, Extrasiciones, Procuraduría General de la República, Messico, 2007 72 José Luis Santiago Vasconcelos (7 giugno 1957-4 novembre 2008) capo della Criminalità Organizzata Ufficio Indagini Specialistiche (SIEDO Organized Crime Specialized Investigation Office) 73 Heriberto Santillán Tabares. Uno dei principali capi del Cartello di Juárez. 50 proseguono sulla stessa linea di pensiero nel loro libro, affermando che quando gli uomini del SIEDO sono arrivati a Ciudad Juárez, nel marzo 2003, hanno dovuto indagare sugli omicidi di diversi persone sospettate di essere state uccise da trafficanti di droga. Per settimane non hanno raggiunto nessun risultato, ma successivamente hanno scoperto che il killer fossero gli stessi poliziotti (polizia municipale e gli agenti della polizia giudiziaria dello Stato). Alcune iniziative sono state proposte, durante gli anni, al fine di rinnovare il corpo di polizia di Juárez e renderlo meno corrotto. Una di queste iniziative è stata attuata dagli organi federali del Messico che hanno stanziato circa 8,2 milioni dollari (100 milioni di pesos) per il governo dello stato di Chihuahua al fine di rafforzare le misure di sicurezza a Ciudad Juárez e dintorni. Le nuove spese sono necessarie per attuare un programma di eliminazione della corruzione nella polizia locale, accusato di avere legami con la criminalità organizzata. Si tratta di creare un nuovo corpo di 422 agenti per sostituire gli attuali polizia municipale. Il programma mira a formare nuove leve ed eliminare i poliziotti locali notoriamente corrotti. Cesar Duarte74, ha permesso ai giovani universitari (statali e non) di candidarsi per creare nuovi poliziotti al fine di combattere la “città più violenta del mondo”. I giovani selezionati sono poi continuato una formazione presso la Polizia Federale, in modo tale da riconoscere le abilità nell’analisi di ricerca, analisi tecnologica, le informazioni e l'elaborazione dei dati, l'intelligenza operativa e analisi tattica competenze di polizia e abilità.75 L’obiettivo di questo piano era creare una nuova polizia a Ciudad Juárez, nella quale le istituzioni di sicurezza possano avere un maggior grado di fiducia. 74 César Horacio Duarte Jáquez (Hidalgo del Parral, Chihuahua, 14 aprile 1963). Governatore dello stato di Chihuahua dal 04-10-2010. 51 La polizia dello stato di Chihuahua usa la tortura come metodo investigativo. La pressione esercitata dalla società civile e dall’opinione pubblica, obbliga le autorità a provare a risolvere i casi. La polizia, dovendo trovare obbligatoriamente un colpevole, rapisce un uomo, generalmente all’interno della famiglia della vittima o l’uomo a lei più vicino, lo isola e lo tortura in modo tale che lui confessi il crimine. Questo è il metodo comune: trovare un capro espiatorio per una soluzione definitiva del caso. Cercando di coinvolgere il presunto colpevole nel crimine, la polizia ha incarcerato moltissimi innocenti, che son stati torturate per far sì che confessassero il crimine e venissero arrestati. Il più noto capro espiatorio arrestato fu, il 3 ottobre 1995, Abdel Latif Sharif. Chimico di nazionalità egiziana, Sharif ha numerosi precedenti e 14 denunce nei tribunali americani per stupro, atti di libidine e aggressioni violente a carico di donne. Se a questo si aggiunge una prostituta che lo accusa di stupro, sequestro di persona e lesioni, ecco che il perfetto responsabile e capro espiatorio, per la polizia, è stato trovato (Gonzalez, Ossa nel deserto, pp. 15, 16). Quindi, Sharif è stato il primo pezzo di macchinario che per più di 10 anni lavora a pieno regime, la creazione di teorie e prove fisiche, mentre distrugge tutti i possibili indizi e le connessioni che possono coinvolgere i veri colpevoli. Dopo aver trascorso un periodo di carcere in Florida per un'accusa di stupro, Sharif si è trasferito in Messico e, quando è stato arrestato, ha confessato di aver ucciso cinque ragazze a Ciudad Juárez, anche se, in un secondo momento, ha ritrattato la confessione proclamandosi innocente. In un primo processo a suo carico nel 1996, è stato assolto per sei omicidi, ma in un nuovo procedimento, concluso nel marzo 1999, è stato riconosciuto colpevole di uno stuproomicidio del 1994 e condannato a trent'anni di prigione. La polizia messicana era convinta di aver risolto definitivamente il caso, pensando che Sharif fosse responsabile anche di tutti gli altri omicidi, invece, dopo un primo periodo di 52 calma seguito al suo arresto, i cadaveri hanno ripreso ad aumentare in maniera anche più veloce di prima. Gli investigatori hanno iniziato a sospettare che Sharif avesse pagato una banda chiamata Los Rebeldes per continuare ad uccidere mentre lui era in prigione, allo scopo di discolparlo. Nell'aprile del 1996, sono stati arrestati quasi 200 uomini della banda, accusati di lavorare con Sharif. I membri del Los Rebeldes sostenevano di essere stati torturati e costretti a incriminare se stessi. Il problema è che, anche dopo aver imprigionato sia Sharif che la “sua” banda, gli omicidi sono continuati senza interruzioni. Sharif non è mai uscito dal carcere e lì è morto il 01-06-2006 per una presunta emorragia.76 76 MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma, 2011, p.193-94 53 2.2 LA VOCE DELLE VITTIME: IL CASO DI LILIA ALEJANDRA GARCíA ANDRADE Ciudad Juárez, oltre ad avere una forte corruzione tra le autorità statali e della polizia, ha persino una forte corruzione tra i mass media. Questi avrebbero il compito di aiutare e diffondere le notizie sui casi di femminicidio, ma, al contrario, essendo anch’essi organi corrotti dalle altre cariche, altro non fanno che occultare le notizie per non diffondere la paura tra la popolazione. Se da un lato i mass media aiutano a far conoscere la situazione di Juárez, dall’altro fanno il possibile per nasconderla. Nonostante anche in altre parti del Messico si trovino episodi di femminicidio, i mass media puntano la loro attenzione su Juárez. Il motivi che spiegano come mai Ciudad Juárez riceva più attenzione dei media rispetto ad altri casi nel mondo e in Messico sono due: Il primo di questi è il modello comune che la maggior parte degli omicidi seguono. Le donne scompaiono e i loro corpi si trovano in luoghi pubblici con chiare indicazioni di estrema violenza e, in molti casi, la mutilazione. I corpi di donna trovati, non sono stati posti per lasciare un segno tra la popolazione o per disseminare la paura; essi vengono semplicemente abbandonati, lasciati in luoghi qualunque. Questo accade perché gli uomini hanno talmente poco rispetto e considerazione della donna, che non si preoccupano nemmeno di occultare il cadavere. La seconda considerazione è la mobilitazione del pubblico per denunciare gli omicidi a Ciudad Juárez. A Juárez troviamo un colectivo, l'attivismo organizzato, mentre in altre zone del Messico o in altre paesi le denunce sono state fatte individualmente e hanno avuto meno ripercussioni in spazio pubblico e dei media. Se in alcuni paesi le denuncie sono state fatte solo in forma privata, non ottenendo i risultati sperati, in Messico, grazie ad una denuncia pubblica tramite associazioni o ad alcuni mass media che si prendono la 54 responsabilità di partecipare, i risultati appaiono molto positivi. Dall’altro lato, invece, i media a Juárez sono uno strumento di “dis-informazione”. Alla stampa è stato imposto il silenzio, così come ai giornalisti televisivi. Questo perché, meno informazione circola nel paese, meno paura si scatena e più è possibile tenere la popolazione sotto controllo. Circolando meno informazione sul problema, la popolazione non è in grado di capire l’estensione della questione. La conseguenza è che, essendo meno spaventata, la gente ha meno attenzione per le strade e sui luoghi di lavoro con la conseguente maggior facilità per gli uomini di poter attaccare le donne. Un’altra conseguenza alla poca informazione data dai mass media, è che, essendo gli uomini non denunciati pubblicamente, non si sento in difetto, e, essendo rimasti impuniti sia davanti alla legge che davanti ai media, si sentono più in diritto a continuare con gli omicidi. Il numero delle vittime viene spesso minimizzato. Alle volte, i media accennano agli omicidi delle donne, ma non fanno vedere i corpi in modo tale che non si sappia come siano morte. Se non ci sono corpi, non ci sono omicidi. Altre volte, invece, le morti non si meritano neanche un accenno sui giornali o al telegiornale. Le uccisioni sono diventate tanto consuete che non fanno più notizia. Non tutti i giornalisti, però, si adeguano a questa politica, ma la loro reazione al sistema viene punita con minacce o addirittura la morte stessa. Nel 2006 sono stati ben nove i giornalisti uccisi in Messico. Le minacce di morte arrivano anche ai responsabili delle organizzazioni delle madri delle vittime. I mass media difendono gli interessi del sistema di una minoranza non al potere; si umiliano vendendo la dignità del popolo messicano, simulando che tutto vada bene, 55 distorcendo e deformando i fatti realmente accaduti e fomentando l’odio verso i movimenti sociali. 77 Nonostante tutto, è anche grazie ai media che le madri delle vittime possono mostrare i loro volti e chiedere giustizia raccontando le proprie esperienze. Le madri continuano a piangere ma continuano anche a lottare per la verità. Alcune delle madri non hanno ancora trovato il corpo della figlia. Aspettano invano che la polizia faccia il suo dovere e ritrovi la loro figlia. Come Olga Alanis, che racconta di come sua figlia Monica sia uscita di casa e non vi abbia più fatto ritorno: “Uscì di casa giovedì 26 marzo 2009 e non l’abbiamo più vista. Quel giorno mi telefonò per dirmi che sarebbe rientrata sul tardi e non stessi in pensiero. A volte, all’ora di cena, metto ancora quattro piatti in tavola, come se la porta dovesse spalancarsi da un momento all’altro. Era una ragazza inquieta ma studiosa, le volevano tutti bene. Come diciamo noi da queste parti, era povera e bella. Abbiamo lasciato la sua stanza tale e quale al giorno che è sparita: letto sfatto, i cuscini addossati alla parete, i tre orsacchiotti che le tenevano compagnia la notte. Sento ancora la voce delle amichette che al mattino la chiamavano dalla strada: ‘dai, Moni, svegliati dormigliona’” . 78 La madre di Monica vive almeno ancora nella speranza che un giorno sua figlia torni a casa. Per altre madri, però, la speranza di rivedere la propria figlia è svanita. Racconta la madre di Marcela Viviana Rayas Arellanes, studentessa sedicenne: “Mia figlia fu vista per l’ultima volta il 16 marzo 2003 ad una fermata dell’autobus in città. L’abbiamo cercata fin dal primo giorno senza successo. Successivamente abbiamo presentato un 77 DE ALBA, Alicia Gaspar, Il deserto delle morti silenziose. I femminicidi di Juárez, La nuova frontiera, Bologna, 2006, pp. 325-329 78 MO, Ettore, “Nella città dei femminicidi molte chicas hanno preso le armi”, Il Corriere della Sera, 16-08-2011 56 ricorso alla Procura Generale di Giustizia dello Stato di Chihuahua denunciando il caso come un sequestro. Per le autorità, però, non c’erano prove di un effettivo rapimento di mia figlia, così, abbandonarono il caso senza darci alcuna informazione. Il corpo di Marcela è stato trovato solo tre mesi dopo, il 28 maggio, in autostrada vicino a Delicias, in una zona disabitata e periferica della città. Vista la pressione da parte nostra di avere giustizia e risposte, le autorità hanno “fabbricato” due colpevoli (Ulisse Persabal Riccardo Ibañes e la sua compagna Luisa Kicker Cinthia) e una storia di come nostra figlia sia morta: si trattava, così ci hanno detto, di un delitto per gelosia. Nostra figlia avrebbe incontrato Ulisse nel suo negozio Templo Mayor due mesi prima dell’omicidio. L’uomo l’avrebbe invitata ad una seduta spiritica e lei avrebbe accettato. Una volta arrivati, tutti, mia figlia compresa sarebbero stati sotto l’effetto di droga. Così, per gelosia, la compagna di Ulisse, Luisa, avrebbe ucciso nostra figlia. Entrambi avrebbero messo il suo corpo in un’auto, portato e lasciato in autostrada”.79 Anche Elba Mancha Moreno, madre di Rebecca Contreras, racconta della morte della figlia: “Mia figlia è morta nel 2004, l’hanno violentata, picchiata ed uccisa per asfissiamento. Poi, come se non bastasse, l’hanno investita 2 volte con la macchina. Il suo corpo è stato trovato in una tomba nel deserto il 10 marzo. Le autorità hanno respinto da subito l'idea che il suo omicidio fosse collegato con gli altri omicidi che coinvolgono lo stupro e la tortura, perché mia figlia non era magra come le altre vittime. La polizia ha subito sospettato l’uso di droghe. I colpevoli sono stati arrestati nella stessa settimana e rilasciati dopo 4 mesi perche hanno pagato la cauzione. Io non li conosco, ma erano circa in 6 e ora sono tutti liberi. Mia figlia era madre di tre bambini, il più giovane dei quali aveva sei mesi quando lei è morta: cresceranno senza madre.”80 79 80 BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne”, La Repubblica, 26-07-2010 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 57 Anche Julia Esther Santos, madre di Marcela Santos parla della morte di sua figlia: “…è stata uccisa nel 1995 dal padre dei suoi figli,che intanto, fintamente, continuava a chiedere di lei. È stata rapita il 17 marzo 1995 e il suo corpo è stato ritrovato il 26 marzo in una fabbrica abbandonata. L’assassino l’ha portata e tenuta in un furgone, imbavagliata con la bocca piena di carta. Dopo 10 anni hanno preso l’assassino di mia figlia e l’hanno condannato solo a 9 anni e 6 mesi di reclusione perche il quinto giudice penale ha definito il delitto come “delitto semplice”. Il marito di mia figlia era un narcotrafficante. Sia io che i miei sei nipoti, figli di Marcela, siamo stati minacciati di morte dagli scagnozzi dell’assassino perché, fin da subito, ho lottato per il suo arresto”. 81 Tra la moltitudine di casi di femminicidio, la mia attenzione ricade sul caso di Lilia Alejandra García Andrade, una diciassettenne di Ciudad Juárez donata in regalo ad un potente e ricco uomo juárense per la festa di San Valentino. Ho posto l’attenzione su questo caso perché mi ha colpito come la donna venga vista come un semplice oggetto, come un qualcosa usa-e-getta, da poter regalare. Rimango esterrefatta da come, pur sapendo chi e come ha ucciso la ragazza, essendo un uomo con una certa rilevanza in città, venga coperto e rimanga impunito. Il 14 febbraio 2001, Lilia Alejandra García Andrade è scomparsa mentre attraversa una delle zone più centrali di Juárez: le vie Ejército Nacional e Carretera Panamericana. Lilia Alejandra lavorava in una delle maquiladoras della città, aveva 17 anni ed era madre di due figli. Sua madre, Norma Andrade, il 15 febbraio ha presentato una denuncia di scomparsa. Nel dossier della polizia, però, non compare alcuna prova di attività giudiziaria nella ricerca della ragazza. Il 21 febbraio dello stesso anno, il suo corpo è stato trovato in 81 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 58 un terreno abbandonato vicino al centro commerciale Soriana, alle ore 18:30. Suly Ponce82 e la sua squadra si sono recati sul luogo dove è stato trovato il corpo. Lì sono arrivate già televisioni che riprendono la poliziotta mentre bistrattava ed umiliava la famiglia della ragazza con il sorriso sulle labbra, affermando “…ma lei che ne sa? Sua figlia dev’essere stata una prostituta”. Il corpo viene ritrovato nudo dalla vita in giù e segni di tortura e di violenza sessuale erano evidenti. Era morta da circa 24 ore. Si ritiene che la ragazza, mantenuta in vita per cinque giorni, al sesto giorno di sequestro, sia scappata seminuda ma che sia stata subito ripresa, messa su una macchina bianca, uccisa e abbandonata vicino al centro commerciale. Da quel momento in poi, la madre di Lilia Alejandra ha iniziato una ricerca instancabile per trovare l'assassino di sua figlia e per ottenere la custodia dei nipoti. Le autorità hanno respinto i dati forniti dall’FBI (Federal Bureau of Investigation) sulla presenza di sospetti trafficanti di droga nella zona in cui è stato trovato il corpo e i quali potrebbe essere legati al rapimento e all’omicidio della ragazza. Ci sono però altri segni preoccupanti che circondano l'assassinio di Lilia Alejandra: a circa 50 metri dal lotto di terra dove è stato trovato il suo corpo (appartenente alla famiglia Borunda ), si trova un centro commerciale chiamato Saint Valentín. Sull’edificio c’è dipinta una volpe uguale a quella che si trova nelle proprietà di Valentín Fuentes Tellez, un imprenditore e politico locale, nonché uno degli uomini più ricchi di Juárez. Il luogo del ritrovamento del corpo si trova a due isolati da Avenida Zaragoza Fuentes Valentín, ed inoltre, Lilia Alejandra è scomparsa il 14 febbraio, giorno di San Valentín. Per questi 82 PM speciale di Ciudad Juárez tra il 1999 e il 2004, accusata di negligenza per non aver stanziato fondi per le indagini e aver contribuito a minimizzare questi omicidi davanti ai mass media 59 motivi si ritiene che la ragazza sia stata rapita da due poliziotti statali e data Valentín Fuentes Tellez come regalo per il suo onomastico. 83 Questa sono solo quattro delle oltre 400 storie di donne scomparse o uccise a Juárez. Sono solo quattro esempi dell’ignoranza e della noncuranza dello stato messicano. Purtroppo però tutte le storie si assomigliano, le vittime appaiono come donne di facili costumi e drogate, e nessuna famiglia otterrà mai giustizia. 83 WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006, pp. 267- 278 60 2.3 UNO SGUARDO SULL’ASSOCIAZIONISMO: ZORROS DEL DESIERTO, AMNESTY INTERNATIONAL, NUESTRA HIJAS DE REGRESO A CASA E ZAPATOS ROJOS Sebbene ci sia molta negligenza e indifferenza in tutto il Paese e in particolare nella città di Juárez, non si sono disinteressati alla situazione. Molte di esse si sono riunite in associazioni e, con i loro mezzi, aiutano a rendere meno grave la condizione attuale, come gli Zorros del Desierto84 che assiste la comunità locale individuando, molto spesso per primi, i corpi delle vittime nelle zone desertiche e come Nuestras Hijas de Regreso a Casa85, un’associazione no-profit che sostiene le famiglie delle donne scomparse. Altri aiuti, sono inoltre arrivati in campo internazionale, come Amnesty International86, un’organizzazione non-governativa che si è proposta di spalleggiare la politica contro il femminicidio di Juárez dando delle norme basi che il governo dovrebbe seguire per lottare contro questa situzione, nonché da artisti messicani, come Elina Chauvet con la sua istallazione chiamata Scarpette rosse87 con la quale, collocando delle scarpe di donna rosse per tutta la città, ha voluto lasciare un segno contro la violenza di genere. Gli Zorros del desierto (o Volpi del deserto) è un'organizzazione composta da circa sessanta persone, prevalentemente anziani. Si tratta per lo più di lavoratori dei campi e 84 Organizzazione indipendente con lo scopo di aiutare la polizia locale per il ritrovamento dei cadaveri. Ulteriori informazioni su questa organizzazione verranno fornite di seguito 85 <http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.it/>[15-06-2013] Ulteriori informazioni su questa associazione verranno fornite a p. 62 86 http://www.amnesty.it/[14-06-2013] Amnesty International è un'Organizzazione non governativa indipendente, una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale. L'associazione è stata fondata nel 1961 dall'avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l'amnistia dei prigionieri di coscienza. 87 Istallazione contro la violenza di genere iniziata a Ciudad Juárez nel 2009. Ulteriori informazioni su questa istallazione verranno fornite a p. 67 61 operai radioamatori che a proprie spese e con i propri mezzi protegge gli abitanti del quartiere Anapra, facendo delle ronde notturne tracciando le zone dove di solito si trovano le donne assassinate e creando una rete di soccorso. Anapra è un povero quartiere operaio, il più problematico e pericoloso di Ciudad Juárez, e che teme la presenza della polizia e delle autorità perché corrotte e violente. Le "volpi" organizzano anche i rastreos, delle perlustrazioni nel deserto attorno alla città, alla ricerca delle donne scomparse e dei resti dei loro corpi orrendamente mutilati. Infine, si prendono cura delle ragazzine negli orari di entrata e uscita da scuola e monitorano il trasporto delle lavoratrici delle maquilas quando terminano il turno a tarda notte, per assicurarsi che arrivino in modo sicuro alle loro case.88 Guidati da Juan Rivera, direttore operativo del gruppo e uno dei più grandi, le "volpi del deserto" sono diventate un prezioso supporto della polizia locale, pur non avendo più strumenti che la loro radio a banda civile. Grazie a loro, la polizia è stata in grado di trovare le tracce di almeno 50 donne, da allora ad oggi. Tuttavia, Rivera ritiene che le autorità statali e comunali non abbiano apprezzato il suo sforzo. Essi sono i primi a raggiungere i luoghi più remoti della città e ad avvisare la polizia quando avvistano un cadavere. Una volta lì, la polizia li fa allontanare e non li lascia partecipare all’indagine. 89 “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” è un'associazione civile di parenti e amici di donne che sono state uccise e scomparse a Ciudad Juárez. Le fondatrici di questa organizzazione sono Marisela Ortiz (maestra Lilia Alejandra) e Norma Andrade (mamma di Lilia Alejandra). “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” è stata fondata nel febbraio 2001, con una serie di proteste pubbliche a seguito della disattenzione per le esigenze della giustizia legale, l'inazione del governo, la violazione dei diritti umani e le vittime negligenza 88 89 “Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 <www.bbcmundo.com>, “Juárez: una historia que se repite”, 27-03-2005 [17-06-2013] 62 ricorrente. Nonostante lo scenario terribile di Juárez, trasformando la rabbia ed il dolore in forza, questa organizzazione cerca di dare un contributo sociale di modo tale che femminicidio e sparizione di giovani donne non accadano più. 90 Gli obiettivi principali dell’associazione sono: adoperarsi impartire giustizia e leggi giuste nel rispetto delle disposizioni internazionali; attuare forme di giustizia sociale e di equità, con la promozione integrale dei diritti umani; informare tempestivamente e in veritiero le comunità locali, nazionali ed internazionali sulla violenza di genere e violazione dei diritti umani; sostenere le famiglie che si trovano a dover sostenere il peso della scomparsa di una donna in famiglia potenziando le azioni di ricerca dei dispersi; condurre programmi per la salute emotiva e la cura per le famiglie delle vittime in una visione olistica della realizzazione dei diritti umani nelle aree di cibo, salute, istruzione, alloggio adeguato, e tutto il necessario per una qualità di vita decente e sicura; rendere i cittadini consapevoli e restii ad atti criminali e violenza domestica e dei diritti umani delle donne. 91 Le attiviste Marisela Ortiz e Norma Andrade hanno ricevuto a Berlino il premio Alice Salomon 2013, assegnato dalla Alice Salomon Hochschule a personalità che hanno contribuito all'emancipazione delle donne e allo sviluppo del lavoro sociale in condizioni avverse.92 Anche Amnesty International ha lanciato un appello per le donne di Ciudad Juárez. Di seguito, le raccomandazioni di Amnesty International alle autorità federali, statali e locali per condannare e indagare in merito a uccisioni e a sparizioni di donne. Riconoscere e condannare pubblicamente i rapimenti e gli omicidi di donne mettendo in luce la dignità delle vittime e la legittimità della lotta delle famiglie nella ricerca della verità, giustizia e riparazione; condurre indagini tempestive, complete, efficaci e 90 <http://www.mujeresdejuarez.org> [12-06-2013] <http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.it/p/origen-de-nuestra-organizacion.html> [1106-2013] 92 <http://www.ash-berlin.eu/infothek/news/aktuelle-nachrichten/466/> [12-06-2013] 91 63 imparziali; risolvere con urgenza la domanda della società sulla competenza a indagare su questi casi, al fine di garantire una ricerca più efficace, più rapido e più esaustiva che godano di risorse, di esperti necessari e di una piena cooperazione di qualsiasi altra istanza. Le autorità federali devono assumere la piena responsabilità di assicurare l'efficacia delle indagini ed essere responsabili per i suoi obblighi verso la società messicana e la comunità internazionale; istituire un meccanismo di ricerca urgente in caso di denunce di sparizioni di donne e ragazze, con particolare attenzione ai casi che sono conformi al modello casi esistenti e casi di minori. Questo meccanismo dovrebbe essere parte iniziale di una indagine penale con ampi poteri, coinvolgendo la famiglia. Si devono implementare misure per promuovere la ricerca di tutti i casi attuali di scomparsa; fornire le risorse, la formazione ed il quadro giuridico generale necessario per far sì che i pubblici ministeri e polizia possano condurre indagini efficaci, secondo gli standard internazionali; le indagini sullo stupro e su altre forme di violenza sessuale devono seguire protocolli internazionali; le procedure dovrebbero essere riviste dal Pubblico Ministero al fine di garantire imparzialità e indipendenza, e di garantire meccanismi di controllo giurisdizionale per assicurare la responsabilità; rafforzare il quadro giuridico per far rispettare la figura coadiuvante, per regolamentare meglio i poteri del procuratore generale per avviare una istruttoria e la prova di reato, e per consentire che le decisioni del Procuratore Generale siano rapide ed efficaci davanti ad un tribunale indipendente; rafforzare il ruolo dell'Ufficio tecnico-legale e concedergli la facoltà di esaminare e discutere i casi; garantire che i servizi di medicina legale a livello statale e federale siano indipendenti dal Procuratore Generale, e garantire la disposizione di risorse adeguate. Le esumazioni, autopsie e l'identificazione dei corpi devono essere conformi ai protocolli internazionali, tenendo conto, se necessario, dell'assistenza di esperti di organismi nazionali o internazionali; implementare un programma di esumazioni che permetta di trovare i luoghi dove possano trovarsi resti ed identificarli. Queste identificazioni devono essere effettuate scientificamente e con il pieno rispetto della dignità delle vittime e delle 64 loro famiglie. In caso di risultati contrastanti, essi devono essere valutati da esperti indipendenti, con il consenso delle famiglie. I corpi delle vittime dovrebbero essere consegnati senza indugio alla familiare in modo tale che controllino l’identità della vittima. Punire i responsabili con tutte le garanzie del giusto processo; indagare e punire la negligenza, omissioni, complicità o la tolleranza dei funzionari dello stato riguardo le sparizioni e omicidi di donne. Qualsiasi funzionario di stato ritenuto responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, deve essere portato davanti alla giustizia con tutte le garanzie del giusto processo e rimosso dal suo incarico in attesa del risultato delle indagini; astenersi dal segnalare pubblicamente la colpa di presunti sospetti attraverso i media prima che il processo venga completato e le formalità di legge siano terminate; formare i giudici sulla violenza nei confronti delle donne e dei diritti umani, incoraggiandoli a fare affidamento sulle loro decisioni e sentenze legislazioni nazionali e protezione internazionale dei diritti delle donne. Fornire riparazione e sostegno alle vittime e alle loro famiglie; assicurarsi che la famiglia, così come i difensori dei diritti umani che hanno combattuto per porre fine alla violenza contro le donne, possano svolgere il loro legittimo lavoro senza timore e con la piena cooperazione delle autorità in linea con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani; indagare, condannare e punire tempestivamente e accuratamente i casi di pedinamento, molestie e minacce contro i membri della famiglia, coadiuvanti e organismi civili; emettere delle linee guida federali e statali di alto livello, sostenendo e riconoscendo il lavoro delle organizzazioni della società civile e le associazioni di famiglie e sollecitando tutte le autorità statali e federazione di rispettare e di promuovere le opportunità di coordinamento e cooperazione con loro. Prevenire la violenza contro le donne; allocare le risorse sufficienti per migliorare la sicurezza pubblica dal punto di vista del diritto delle donne a vivere senza violenza, per esempio con l'installazione di servizi di illuminazione e di sorveglianza, pavimentazione stradale e linee telefoniche di emergenza; assicurarsi che le maquiladoras adempiano agli obblighi giuridici per le loro lavoratrici . Le autorità, in 65 collaborazione con le maquiladoras, dovrebbe garantire la sicurezza dei propri dipendenti nel trasporto da casa al lavoro e viceversa, così come i parchi industriali e la zona circostante, in particolare nei lotti, ponti e strade abbandonate, sia di giorno e turni di notte; assicurarsi che le maquiladoras sostengano pienamente le indagini sulle sparizioni e gli omicidi di donne e di si coordinino con le agenzie di sicurezza pubblica per l'attuazione di programmi di prevenzione; attuare campagne educative e di sensibilizzazione per l'intera società a partecipare attivamente alla eradicazione dei comportamenti di intolleranza e di discriminazione che colpiscono direttamente la violenza contro le donne. Queste campagne dovrebbero essere estese a scuola e lavoro industria e in tutta la comunità e dovrebbero essere guidate e realizzate in collaborazione con il settore privato, in particolare con la partecipazione del settore delle maquiladoras; adeguare la legge federale e dello stato agli standard internazionali sulla violenza contro le donne e garantire la loro attuazione attraverso il Programma Proequidad 93 e altri meccanismi appropriati. In particolare, il quadro legislativo dovrebbe affermare il diritto delle donne a vivere libere dalla violenza, ed essere valutate ed educate ad essere libere da modelli sociali e culturali sulla base di concetti di inferiorità o subordinazione. Gli Stati devono introdurre una legislazione contro la discriminazione e la violenza contro le donne sotto gli stessi principi e priorità dei programmi specifici per l'attuazione; modificare l'articolo 133 della Costituzione per stabilire con chiarezza la supremazia gerarchica degli obblighi derivanti dai trattati del Messico internazionale sul diritto nazionale, inclusa la Costituzione; promuovere la legislazione per garantire che gli obblighi assunti dal Messico 93 <http://www.oei.es>[19-06-2013] Programma nazionale per l’uguaglianza e non discriminazione delle donne (ProEquità).Questo programma riflette il compromesso del governo federale con le donne messicane a partire dai tre postulati fondamentali definiti nel Piano Nazionale di Sviluppo 2000-2006: umanismo, equità ee cambiamento. 66 in convenzioni sui diritti umani siano pienamente applicabili e validi in tutto il territorio nazionale, e che i poteri autonomi degli stati non servano per consentire l'impunità.94 Infine, arrivano aiuti anche in campo artistico. L’artista messicana Elina Chauvet, con la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”, ha collocato centinaia di paia di scarpe rosse da donna in molte città del mondo per dire basta alla violenza di genere. E’ proprio a Ciudad Juárez che, nel 2009, Elina Chauvet ha dato vita a “Zapatos rojos” e, da allora, l’installazione ha fatto il giro del mondo. In Italia è stata esposta a Milano, il 18 novembre 2012, a Genova e a Lecce. Ultima in ordine di tempo è piazza Castello a Torino, dove “Scarpette rosse” fa parte del programma per i festeggiamenti dell’8 marzo 2013, data in cui ricorre la “Giornata internazionale della donna”, meglio nota come “festa della donna“. L’istallazione prevede scarpe da donna sistemate per le vie, nelle piazze e vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza sulle donne. Decolletes, ballerine, sandali e zeppe sono state reperite in ogni città attraverso l’attivazione di una rete di associazioni e anche grazie al contributo delle persone che hanno portato le loro scarpe prima dell’installazione. Ogni paio rappresenta una donna e la traccia della violenza subita. L’effetto finale è quello di un corteo di donne assenti perché cancellate dalla violenza. Donne di cui rimangono solo le scarpe. Zapatos Rojos è dunque, prima di tutto, una chiamata rivolta alle cittadine e ai cittadini per manifestare la propria solidarietà verso le donne che, nel mondo, hanno subito violenza, per le donne uccise o rapite e di cui si sono perse le tracce. 94 AMNESTY INTERNATIONAL, Messico: morti intollerabili. 10 anni di sparizioni e assassinii di donne a Ciudad Juarez e Chihuahua, Edai, Firenze, 2003 67 È il rosso il colore scelto dall’artista poiché simboleggia il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei propri padri, mariti, ex compagni, simboleggia l’energia vitale, la forza fisica e mentale, e la volontà di opporsi ai maltrattamenti.95 Grazie a questi aiuti esterni, siano essi associazioni, organizzazioni o solo istallazioni, hanno fatto sì che molte più informazioni sulla situazione passata ed attuale di Ciudad Juárez venga messa in luce. I mass media, come internet e la televisione internazionale, hanno permesso di far trasparire come i juárensi siano preoccupati e spaventati dalla loro condizione, e da come si sentano abbandonati. È grazie ai media internazionali e alla denuncia che essi fanno, che è stato possibile aiutarli durante gli ultimi anni, non riuscendo però a fermare definitivamente questa orribile situazione. 95 CAMPANA, Stefanella, “Zapatos rojos per non dimenticare”, La Stampa, 28-02-2013 68 3. IL CINEMA RIVELA L’OBOMINIO 3.1 DOCUMENTARI E FILM A CONFRONTO Ho ritenuto importante approfondire il tema della violenza di genere a Ciudad Juárez mediante la cinematografia in quanto ho osservato come questo aspetto visivo abbia un maggiore impatto sullo spettatore. Diversamente da una testimonianza letta, o ascoltata alla radio, la visione di scene crude della realtà di Juárez, aiuta a comprendere meglio lo scempio che le donne subiscono giornalmente. Inoltre, ho osservato come, grazie alla cinematografia e alla sua internazionalità, sia stata possibile una maggiore divulgazione delle informazioni. Il cinema, come la radio, internet e altri mass media hanno, a mio parere, il compito di palesare l’orrore di Juárez, così da non lasciare che queste donne e questa situazione siano dimenticate e taciute. Per questo motivo e per la mia intenzione di dimostrare l’importanza che ha la cinematografia in uno scenario internazionale, la mia attenzione si è focalizzata su 8, tra documentari e film, che mi hanno permesso di capire più approfonditamente lo scenario juárense. Da subito ho notato come i due generi siano molto diversi stilisticamente e nell’approccio dell’argomento: da un lato il documentario lascia poco spazio alla fantasia dello spettatore, regalando informazioni chiare, dettagliate e non romanzate e ha il semplice scopo di informare chi guarda quanto più possibile sull’accaduto, non lasciando nulla al caso ma rendendo tutto esplicito, manifesto e non sottinteso; dall’altro, nei film il regista lascia che sia lo spettatore a trarre le conclusioni poiché, non essendo lui che giudica, lascia che sia lo spettatore a farlo, lasciando che “legga tra le righe”. Nonostante la loro diversità ho potuto constatare che, entrambi, documentari e film, siano una risorsa fondamentale per la diffusione delle informazioni, sia che esse siano romanzate come nei film, sia che esse siano assolutamente reali come nei 69 documentari. Per questo motivo la mia tesi ha lo scopo di dimostrare come, grazie a questi due mass media, sia emerso tutto l’orribile scenario di Ciudad Juárez e di come si sia diffusa nel mondo l’idea di femminicidio in questa zona. Con il termine documentario96 si intende un cortometraggio informativo o istruttivo di qualsiasi lunghezza, girato senza aggiunta di elementi di finzione e, perciò, senza una sceneggiatura che pianifichi le riprese, ma anzi con disponibilità verso gli accadimenti, e senza attori. Non a caso, nei Paesi anglosassoni si impiega sempre più spesso il termine non-fiction. Alla base del documentario c'è un rapporto ontologico con la realtà filmata, che si ripresenta sullo schermo come si è manifestata davanti alla macchina da presa, senza mediazioni. Il film97, invece, è registrazione di immagini in movimento che rappresenta invece una realtà mediata, manipolata dal regista per esprimere ciò che ha immaginato. È una realtà messa in scena. Nel documentario la macchina da presa è al servizio della realtà che le sta di fronte; nel film, invece, la realtà viene rielaborata per la macchina da presa. Cominciando con un’analisi dettagliata dei documentari da me esaminati, posso affermare che questi, molto più rispetto ai film, hanno la capacità di arrivare in modo più diretto al destinatario, grazie ad immagini reali e alle volte crude. 96 Documentario. Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, 1987, Roma, vol. II, D-L, p.167 97 Film.<http://www.fiafnet.org/>[04-07-2013] La Federazione Internazionale degli Archivi del Film (FIAF), riunisce istituzioni leader mondiali nel campo del patrimonio delle immagini in movimento. I suoi affiliati sono i difensori della forma d'arte propria del ventesimo secolo. Essi si dedicano al salvataggio, la raccolta, la conservazione e la proiezione di immagini in movimento, che sono valutati sia come opere d'arte e di cultura che come documenti storici. 70 Sotto il punto di vista linguistico, la lingua predominante dei documentari è, indubbiamente, la lingua spagnola. Essendo però il femminicidio a Juárez tema molto noto in campo internazionale, per motivi di mercato e di maggiore diffusione delle informazioni, ai documentari sono stati aggiunti, in seguito, dei sottotitoli. Questo aspetto dell’internazionalità del documentario sottolinea come ci sia da parte di tutti, anche al di fuori dal contesto messicano, un intento a far circolare le immagini non solo all’interno del suolo messicano ma anche spingendosi oltre il confine. Nei documentari da me analizzati si può notare come essi siano stati divulgati in tutto il mondo anche grazie all’aiuto dei sottotitoli che aiutano a comprendere anche ai nonhispanohablantes: ad esempio, in “Maquilas”98 e in “En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez”99, sono stati aggiunti dei sottotitoli in inglese, mentre in “Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables”100 e “El silencio en Ciudad Juárez”101 in italiano. Sicuramente il documentario ha un duplice destinatario, sia locale che mondiale. A mio parere, esso ha lo scopo sia di rendere coscienti gli abitanti del Sudamerica, e non, sulla situazione in espansione, facendo in modo che il fenomeno si riduca, sia di una diffusione molto più ampia diffondendo quanto più possibile le notizie e le informazioni su ciò che accade magari a chilometri e chilometri di distanza; più informazione circola, più è possibile ricevere degli aiuti in campo internazionale. Prendendo in esame con attenzione i sopracitati documentari, emerge come ognuno abbia puntato la propria attenzione su differenti focus. Se il documentario di Sandri/Gaudino basa le sue riprese sull’industria maquiladora e quello di Hise si concentra 98 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 100 Alex Flores/Lorena Vassolo, Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 101 El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel, 2009 99 71 sui terribili dati statistici delle violenze di genere, il documentario di Flores/Vassolo pone l’attenzione sulle testimonianze di persone note nell’ambiente che spiegano in modo chiaro cosa realmente accade a Juárez. Ed ancora, se il documentario di Discovery Channel si incentra principalmente su testimonianze di donne che hanno subito violenze ma che sono riuscite a scappare e sugli aiuti che possono arrivare per migliorare la situazione, quello di Sánchez si impernia sulle testimonianze delle madri delle vittime che raccontano la propria esperienza. Confrontando i documentari con i film da me analizzati, molte differenze si notano. Non per questo, però, i film sono meno di impatto rispetto ai documentari. La prima differenza che salta all’occhio è sicuramente una differenza nell’uso della lingua. Tutti i film da me esaminati, “Backyard-El Traspatio”102, “Bordertown”103 e “The virgin of Juárez”104, sono stati doppiati in diverse lingue e hanno, in aggiunta a scelta, i sottotitoli. Tutti e tre i film utilizzano un linguaggio chiaro e semplice pur parlando di situazioni spregevoli. Questo tipo di linguaggio, unito alla possibilità di essere visto in diverse lingue, fa sì che i film abbiano dei destinatari internazionali e che il loro messaggio sia espanso in tutto il mondo. La possibilità di poter scegliere la lingua con cui guardare il film facilita sicuramente la diffusione delle informazioni con la conseguente diffusione del disgusto provocato dal venire a conoscenza della situazione di Juárez. Un’altra differenza che subito emerge è che nei film non è possibile riconoscere delle testimonianze reali sull’accaduto. Pur essendo tutti e tre i film basati su delle storie vere, in nessuno di essi compaiono nomi o luoghi reali. I nomi di persona, le testate giornalistiche, i canali radio e altri elementi che attorniano la situazione, vengono 102 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, Messico, 2009 Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007 104 Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006 103 72 storpiati. Ma ciò non rende il film meno veritiero; pur non sapendo i veri nomi delle vittime o dei giornalisti, lo spettatore viene comunque a conoscenza dei fatti, che è lo scopo del regista. Il film, diversamente dal documentario, romanza i fatti realmente accaduti. Questo significa che se da un lato racconta di uno o più omicidi di donne, dall’altro inserisce intrecci amorosi o polizieschi. Ciò accade per una duplice ragione: da un lato il registra vuole rendere meno cruda e più serena la visione allo spettatore; pur essendo meno cruenta, chi guarda è lo stesso impressionato in quanto viene a conoscenza di fatti a lui sconosciuti prima. Dall’altro lato, il regista affianca intrecci amorosi e polizieschi per avvicinare lo spettatore alla situazione; è grazie alla realtà che lo spettatore nota simile alla sua, che si immedesima talmente tanto da essere quasi parte della scena. Diversamente dal documentario che mostra scene crude ed esplicite, il film mostra scene che lo spettatore vive nella sua quotidianità, ed è per questo che si sente maggiormente coinvolto. Questa è una situazione paradossale in quanto, più le scene proposte sono vere e crude, meno lo spettatore è portato a vederle come reali e possibili e, viceversa, più le scene sono romanzate e di finzione, più lo spettatore le percepisce come reali. Questo è, a mio avviso, lo scopo del regista: rendere cosciente lo spettatore senza turbarlo. Anche per quanto riguarda il focus, diversamente dai documentari, i film non si concentrano su uno o due aspetti principali, ma danno un’idea e una visione generica della situazione di Juárez. Nessuno dei film tratta approfonditamente di un particolare aspetto della vicenda, ma, al contrario, lasciano che sia lo spettatore a farsi un’idea su cosa sta accadendo. Ad avvalorare la tesi che, grazie alla diffusione di film o documentari, sia possibile divulgare in modo concreto delle informazioni fondamentali per far sì che arrivino degli 73 aiuti internazionali, c’è da sottolineare che il film di Nava è stato patrocinato da Amnesty International e, per la sua interpretazione, l’attrice principale, Jennifer Lopez, ha ricevuto il premio “Artist for Amnesty 2007” 105. 105 <http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/199> [28-06-2013] 74 3.2 L’ESSENZA DELLA CINEMATOGRAFIA DI JUÁREZ Avendo scelto la cinematografia come tema per elaborare il mio discorso su Ciudad Juárez, per la mia analisi ho esaminato documentari e film inerenti al problema; precisamente 5 documentari e 3 film. Parto dall’analisi dei documentari, e in particolare dal documentario dal titolo “Bajo Juárez. La ciudad devorando a sus hijas”106 della regista Alejandra Sánchez. “Bajo Juárez” esamina la scomparsa di più di 400 donne di Ciudad Juárez dando voce ai parenti delle donne e ai giornalisti che lottano per scoprire la verità dietro le scomparse, e alle donne vive di Juárez che sono costantemente esposte al rischio di violenza offrendo le testimonianze di un giornalista, una madre la cui figlia fu uccisa, e un’operaia di maquila che é appena arrivata a Juárez da Veracruz. Affronta anche la situazione di quelle persone che sono state accusate erroneamente di omicidio. La struttura del documentario riesce a trascendere la mera denuncia degli assassinii di donne delineando il quadro delle complicità e dei fattori economici che concorrono a farsi largo nello scenario juárense. I microfoni e le telecamere insistono sulla vana speranza di ottenere la verità dalle voci ufficiali o servono per confermare l’indolenza di un’autorità che governa tramite la prepotenza, la corruzione e l’arbitrio. Ma i microfoni e le telecamere sono anche il veicolo per altre voci: il remare controcorrente del giornalismo impegnato rischiando la vita; rifiutarsi di essere complice dell’apparato giudiziario e perdere il lavoro, senza badare alle conseguenze del saper troppo; essere vittima dell’azzardo o della crudeltà del potere e diventare un capro espiatorio (emblematico caso di David Meza che è stato accusato, incarcerato ed ucciso per omicidio nonostante non fosse a Juárez ma in Chiapas); aver perso una figlia, una madre, una nipote o una sorella, 106 Alejandra Sánchez, Bajo Juárez. La ciudad devorando a sus hijas, Messico, 2008 75 ed aggrapparsi alla rabbia per non impazzire. Bajo Juárez è anche il racconto della precarietà che contraddistingue queste zone. La maquila, anello piegato nella catena manifatturiera della globalizzazione economica, è il destino delle donne di Juárez. Nel documentario parla Lucha Castro, che si focalizza sull’aspetto della corruzione dell’intero sistema politico, economico e giudiziario della città. Sottolinea come una città situata in uno snodo così importante, sarebbe potuta essere una città fiorente e ricca di turismo; al contrario, invece, a causa di corruzione e narcotraffico, si ritrova ad essere una delle città più pericolose al mondo. Lucha è la coordinatrice del Centro de Derechos Humanos de las Mujeres (CEDEHMCentro per i diritti delle donne), un’organizzazione non-governativa, con sede nella città di Chihuahua, che promuove e protegge i diritti delle donne e di offerte legali e sostegno psicologico alle donne vittime di violenza. È, inoltre, un’ avvocatessa e attivista sociale che lavora in prima linea nella tato settentrionale messicano di Chihuahua, che sta vivendo una crisi di violenza legata alla droga e sparizioni di giovani donne. Nel contesto attuale di violenza e militarizzazione, Lucha ha assunto casi di forzata sparizioni e ha aiutato delle famiglie a cercare giustizia presso la Corte interamericana dei diritti dell'uomo. Lucha Castro ha ricevuto il premio Front Line Award for Human Rights Defenders at Risk (premio per i difensori dei diritti umani a rischio) nel 2010. 107 Lucha Castro, in un documentario da me analizzato afferma “tutti gli assassini hanno in comune la totale non curanza per la vite delle donne; loro non contano niente, non hanno valore”.108 107 108 <http://www.frontlinedefenders.org/node/20184> [24-06-2013] Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 76 Tra il 9 e il 12 ottobre 2012, un certo numero di funzionari pubblici, tra cui il governatore di Chihuahua signor Cesar Duarte, Segretario di Governo Sig. Raymundo Romero, direttore Stato della Pubblica Accusa, Carlos Manuel Salas, hanno fatto delle dichiarazioni pubbliche contro Lucha Castro.109 In una dichiarazione del Direttore della Pubblica Accusa ha sostenuto che si tratta di un vergogna che il presunto difensore dei diritti umani difenda gli assassini di Marisela Escobedo Ortiz. Front Line ritiene che le dichiarazioni fatte contro Lucha Castro siano specificamente progettate per screditare il suo lavoro di avvocato e difensore dei diritti umani e, in particolare, il suo lavoro nella lotta per la giustizia per l'omicidio di Marisela Escobedo Ortiz. Front Line Defenders rimane profondamente preoccupato per l'integrità fisica e psicologica di Lucha Castro e di altri difensori dei diritti umani nello stato di Chihuahua, e ritiene che affermazioni come quelle sopra menzionate mettano i difensori dei diritti umani a rischio. Il secondo documentario preso in analisi è “ Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables”110di Alex Flores e Lorena Vassolo. Questo documentario è una denuncia alla violenza di genere fatta attraverso le testimonianze di madri delle vittime e di persone di rilievo nell’ambito dei femminicidi a Juárez. Nel documentario pone l’attenzione, appunto, sulle voci delle madri che chiedono giustizia. Alcune di loro parlano con la foto della figlia tra le mani, altre hanno gli occhi lucidi raccontando di come la figlia si andata a lavoro nella maquila al mattino presto e non abbia più fatto ritorno a casa. Ciò che diverso ho trovato in questo documentario rispetto ad altri, è l’accento che pone sui figli delle vittime; gli assassinii di donne, non solo gravano sui genitori della vittima, ma anche sui suoi figli. Attraverso delle interviste a bambini le cui madre sono stata assassinate, emerge come essi siano ignari di cosa sia successo alla madre e il motivo per cui sia morta. Molto spesso le madri erano l’unico 109 110 <http://www.frontlinedefenders.org/node/20184> [23-06-2013] Alex Flores/Lorena Vassolo, Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 77 sostegno economico per la famiglia, quindi molto spesso i figli vanno a vivere o con i nonni o in delle comunità. Per questo motivo, è nata la campagna “Arteterapia”111 per il recupero emotivo dei bambini, a cui viene dato un aiuto psicologico per renderli più forti come esseri umani, come membri di una società più cosciente e per garantirgli un futuro migliore. Questa campagna mira a formare borse di studio per agevolare e garantire un’educazione futura e per rendere i bambini degni rappresentanti della loro comunità e famiglia. Nel documentario, tra i tanti personaggio di rilievo che prendono la parola, parlano Marisela Ortiz e Diana Washington. Entrambe sottolineano come l’autorità messicana sia immobile davanti all’accaduto e di come, tramite i mass media corrotti passi un messaggio sbagliato dove si colpevolizzano le vittime di prostituzione. Marisela pone l’accento sul caso di Lilia Alejandra Garcia Andrade, raccontandone la storia e di come lei ne sia stata coinvolta in prima persona essendo lei molto vicina alla famiglia anche prima della sua morte. Diana, invece, si focalizza sugli organi di polizia e su come gestiscano in modo errato gli arresti solo per concludere il caso e accontentare le famiglie delle vittime. Marisela Ortiz112 è stata un attivista sociale messicana nonché membro dell’associazione Nuestras Hijas de Regreso a Casa, uccisa in Plaza Hidalgo, nella città di Chihuahua di fronte al Palazzo del Governo da un sconosciuto assassino da un solo colpo alla testa 113 mentre protestavano contro l'omicidio di sua figlia 114. L’ attivismo sociale di Marisela Ortiz è cominciato a Ciudad Juárez a partire dal 2008, quando sua figlia, Ruby Frayre Marisol 111 Per ulteriori informazioni sulla campagna <http://www.facebook.com/arte.terapia.juarez> [04-07-2013] 112 (1958 - Chihuahua, 16 dicembre 2010) 113 MINJARES, Gabriela, “It took 20 seconds to shut 27 months of fighting”, Diario de Juárez, 18-122010 114 <http://www.informador.com.mx/mexico/2010/257447/6/matan-a-la-activista-que-pediajusticia-por-su-hija.htm> [26-06-2013] 78 Escobedo, di 16 anni, è stata assassinata. Sergio Rafael Barraza Bocanegra è stato riconosciuto come presunto assassino, arrestato e portato a Juárez dove ha confessato il delitto in tribunale. Tuttavia, è stato assolto dai giudici per mancanza di prove ed è stato liberato, generando così uno scandalo che divenne noto a livello nazionale e internazionale115. In risposta all’assoluzione di Sergio Rafael Barraza Bocanegra, Marisela ha iniziato una serie di proteste contro le autorità dello Stato di Chihuahua, chiedendo che Sergio Barraza fosse nuovamente arrestato e processato. Così il tribunale ha impugnato di nuovo il caso e ha condannato l’uomo per omicidio. Egli, però, rimane ancora latitante. Diana Washington è una giornalista pluripremiata che ha lavorato per quotidiani in New Mexico, California e Texas. Diana Washington è considerata una grande esperta sui femminicidi Juárez, sulla politica messicana e sul traffico di droga. Per il suo interesse sul femminicidio, ha ricevuto molti premi116: nel 1998 è stata scelta per partecipare al programma North American Journalism Exchange; la sua “Death Stalks the Border” sugli omicidi di donne, pubblicato da El Paso Times, è stato nominato per il premio Pulitzer nel 2002; ha ricevuto il primo premio del Texas Associated Press Managing Editors; il Congressional Hispanic Caucus Institute117 l’ha onorata nel 2006 con un premio per il suo lavoro su omicidi delle donne Juarez; nel 2006, ha ricevuto il premio National Association 115 VILLALOBOS MENDOZA, Dora, “Report of two femicides that shake Mexico”, Yancuic, 18-122010 116 <http://dianawashingtonvaldez.blogspot.it/> [26-06-2013] 117 <http://www.chci.org/>[26-06-2013] Fondato nel 1978 da un piccolo gruppo di membri ispanici del Congresso, questo istituto è nato per sviluppare la futura generazione di leader Latino con una visione chiara di un’America forte resa possibile con i numerosi contributi in tutti gli aspetti della società americana. Questa visione è stata fondata su tre pilastri per il successo: il livello di studio e di accesso all'università, i programmi di sviluppo della leadership di Washington, e l'accesso a una potente rete di leader latinoamericani negli Stati Uniti. 79 of Social Workers-Texas Chapter Media Person of the Year118 per il giornalismo che aiuta a far avanzare la giustizia sociale; il suo libro “The Killing Fields: Harvest of Women”119, è stato candidato nel 2006 per il premio The Lettre Ulysses 120 per il reportage internazionale; ha collaborato a diversi progetti relativi a temi di frontiera USA-Messico facendo pubblicazioni e documentari negli Stati Uniti, Messico, Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Austria,Canada e Germania; nel corso degli anni, ha ricevuto numerosi altri; premi giornalistici e riconoscimenti; è membro di Investigative Reporters & Editors121, the Committee to Protect Journalists122, Reporters without Borders 123 e la National Association of Hispanic Journalists124. 118 <http://www.naswdc.org/>[26-06-2013] La NASW è un’associazione che lavora per migliorare la crescita professionale e lo sviluppo dei suoi membri, per creare e mantenere standard professionali, e per far avanzare le politiche sociali sane. 119 WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006 120 <http://www.lettre-ulysses-award.org/> [26-06-2013] 121 <http://www.ire.org/>[26-06-2013] Investigative Reporters and Editors è un'organizzazione no-profit dedicata a migliorare la qualità del giornalismo investigativo. IRE è stata costituita nel 1975 per creare un forum in cui i giornalisti di tutto il mondo potrebbero aiutarsi a vicenda attraverso la condivisione di idee, tecniche di raccolta delle notizie e fonti. 122 <http://www.cpj.org/>[26-06-2013] Il Committee to Protect Journalists è un'organizzazione indipendente no-profit che promuove la libertà di stampa in tutto il mondo. 123 <http://en.rsf.org/>[26-06-2013] Associazione fondata a Montpellier (Francia) nel 1985 da quattro giornalisti: Robert Ménard, Rémy Loury, Jacques Molénat e Émilien Jubineau, è stata registrata come organizzazione non-profit in Francia dal 1995, ben presto assunse una dimensione internazionale. Le sue missioni sono: Vegliare tutto il mondo, combattere la censura cibernetica, sostenere la protezione dei giornalisti. 124 <http://www.nahj12.com/>[26-06-2013] La Nahj è un’associazione dedicata al riconoscimento e alla crescita professionale degli ispanici nell'industria mediatica. Fondata nell'aprile 1984, NAHJ ha creato una voce nazionale e visione unitaria per tutti i giornalisti ispanici. 80 Il terzo documentario analizzato è “El silencio en Ciudad Juárez”125, trasmesso da Discovery Channel nel 2009. Essendo emesso da una tv pubblica e quindi visibile a tutti, il documentario presenta la situazione di Juárez nella sua integrità, trattando i temi di povertà, industria maquiladora, corruzione e negligenza degli organi statali e giudiziari e narcotraffico. Pone l’accento anche sull’associazionismo, parlando di quanto importanti siano gli aiuti provenienti dall’esterno, come Amnesty International, che dall’interno, come gli Zorros del Desierto. Su di essi dedica qualche minuto sottolineando come da un lato Amnesty stia cercando di forgiare le norme locali e le autorità affinché la situazione migliori, e come dall’altro l’azione degli Zorros sia fondamentale per tracciano le zone dove di solito si trovano le donne. Infine, non mancano le interviste a parenti e familiari delle vittime e criminologi. Su uno di essi il documentario si sofferma: Oscar Mainez. Oscar è un criminologo, dottore forense ed ex capo dei Servizi Periziali di Ciudad Juárez dal 1993 al 2001, data in cui si è dimesso poiché non accettava la forma di investigazione da parte del governo messicano. 126 Quando lavorava in polizia ha azzardato una volta l’ipotesi, parlando di un rapporto della polizia su un caso di donna trovata uccisa, della possibilità di un serial killer, presentando punti a favore della sua tesi, ma alla polizia non interessava perché le donne uccise altro non sono che persone povere. Durante la sua permanenza presso i Servizi Periziali, Oscar si era reso conto che il modus operandi degli assassinii ero lo stesso e che gli omicidi avevano un nesso comune, qualcosa di organizzato, quindi capisce che non si trattava di un tipico serial killer generico, ma di un gruppo organizzato127. Nel documentario di Flores e Vassolo emerge l’idea di Oscar sugli assassini di Juárez: l’assassino è un sadico sessuale che realizza le sue fantasie e lo fa solo perche è in grado di farlo; le sue fantasie ricorrenti sono: donna legata, in cantina o magazzino e poi 125 El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel, 2009 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 127 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 126 81 usata. Afferma, inoltre, che “se hai questa fantasia, soldi e potere a Ciudad Juárez, cosa ti ferma dal realizzarla? Nulla!”128. L’idea di femminicidio a Juárez, secondo Oscar Mainez, è legato alla negazione, minimizzazione e colpevolizzazione delle vittime, alla denigrazione della dignità delle donne incolpate, agli arresti finti con tortura solo per chiudere il caso da parte delle autorità. Inoltre ritiene che il Paese sia arretrato in materia di diritti umani e giustizia 129 e che Juárez sia passata dall’essere centro di violenza di piccola scala a grande scala 130. In un’intervista fatta dal giornalista e scrittore Javier Juárez del 31 gennaio 2009 131 Oscar racconta di come ha abbandonato i corpi di polizia, affermando che “la sua scelta è arrivata a seguito del dissenso che ha mostrato per il modo di investigare sui corpi di donne trovate uccise. Ha detto molte volte di essere convinto che le persone che erano state arrestate fossero innocenti e che la polizia stavano producendo una falsa prove d’accusa. Fondamentalmente quello che ha fatto, allora, era di rimanere nel posto di lavoro nonostante le pressioni fatte per far sì che si dimettesse. Dopo molte pressioni, ha rassegnato le dimissioni dalla sua posizione”. Sempre nell’intervista di Javier Juárez, Oscar afferma che “ciò che è sbagliato è il sistema giudiziario messicano, così come le autorità, accusate di negligenza e noncuranza. Sono proprio le autorità che utilizzano tutti i tipi di strategie possibili per evitare di rispondere al problema del femminicidio. Negare il problema, dando la colpa alle vittime non è una soluzione al problema. E quando si ha una situazione grave come questa, ancora una volta, invece di indagare si preferisce catturare due persone innocenti, perseguitarle e 128 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 Alex Flores/Lorena VassoloJuárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 130 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 131 <http://javierjuarez.blogspot.es/1233360780/> [26-06-2013] 129 82 torturarle. Vedere come tutte le altre istituzioni si pieghino alle autorità, e vedere come i giudici siano così facilmente corruttibili, è vergognoso, come è vergognoso anche l'atteggiamento assunto dai media, che modificano le versioni ufficiali senza pensare alle conseguenze.” Il quarto documentario da me esaminato è “En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez” del regista Steev Hise. È un documentario, mio parere, molto esaustivo in quanto, constando di 9 parti che rappresentano, secondo il regista, gli 9 problemi principali di Ciudad Juárez, si propone di esaminare la totalità dello scenario juárense. Le 9 parti del documentario sono: la violenza della povertà, negligenza, tortura, corruzione, narcotrafficanti, migrazione e frontiera, libero commercio, violenza contro le donne e “What can be done?” (“Cosa è possibile fare?”). Nella prima parte il documentario si focalizza sulla situazione demografica della città, sottolineando come l’aumento della popolazione (passata da essere 278,995 nel 1960 ad essere 1,300,000 nel 2003) abbia portato ad una povertà tra la gente che, o per lavoro o per speranza di oltrepassare il confine statunitense, è costretta a vivere a Juárez. La seconda, la terza e la quarta parte si concentrano sull’atteggiamento di indifferenza delle polizia e delle autorità dimostrando come il loro lavoro non sia da considerarsi competente. Nella quinta parte del documentario si sottolinea l’importanza del narcotraffico nell’economia della città in quanto è diventata un centro di distribuzione di droga per gli USA, calcolando che circa il 65% di tutta la cocaina che entra di contrabbando negli USA entra dal Messico. La sesta parte, invece, trattando il tema della migrazione, dimostra come il salario minimo a Ciudad Juárez sia molto più alto di qualsiasi altra parte, quindi la città diventa un polo di attrazione per chi ha bisogno di un lavoro. La settima parte si focalizza sull’industria maquiladora su come il NAFTA abbia contribuito negativamente al degrado della città. Il regista, infatti, sottolinea come non sia una coincidenza che l’aumento degli omicidi si ha dal 93, 94, 95 simultaneamente 83 all’implemento di questo trattato. L’ottava parte si propone di trattare il tema della violenza di genere fornendo testimonianza e dati che lasciano lo spettatore senza parole: su 10 persone uccise, 6 sono donne. La nona, ed ultima, parte infine prova a dare dei suggerimenti su cosa sarebbe opportuno fare per ridurre il fenomeno del femminicidio. Il regista ritiene che i provvedimenti da prendere debbano essere: ri-negoziazione del NAFTA, rendere le droghe legali, proteggere maggiormente la figura femminile, sperare in una giustizia che venga da fuori come un investigatore o un giudice statunitense, non smettere di denunciare e non dimenticare. A parlare in questo documentario sono Charles Bowden e Alma Gomez. Il primo si concentra sul tema della città come unica responsabile della morte della sua popolazione, affermando “Questa città violenta non nutre la sua gente, non la educa, non la protegge”. Alma, invece, si concentra sull’aspetto della povertà delle vittime che, avendo poche possibilità di difendersi e denunciare, restano senza giustizia. Charles Bowden, nato nel 1945, è un autore non-fiction americano, giornalista e saggista con sede a Las Cruces, Nuovo Messico. È un ex scrittore per il Tucson Citizen 132 e spesso scrive per l’American SouthWest133. È anche il redattore di GQ134 e di Mother Jones135, 132 <http://tucsoncitizen.com/>[24-06-2013] Il Tucson Citizen Tucson è un quotidiano di Tucson, Arizona. È stato fondato da Richard C. McCormick e John Wasson come editore e redattore, il 15 ottobre 1870 133 <http://www.americansouthwest.net/> [24-06-2013] 134 <http://www.gq.com>[24-06-2013] GQ (originariamente Gentlemen's Quarterly) è una rivista mensile maschile che si concentra su moda, stile e cultura per gli uomini, attraverso articoli sul cibo, cinema, fitness, sesso, musica, viaggi, sport, tecnologia, e libri. 135 <http://www.motherjones.com/authors/charles-bowden>[24-06-2013] Mother Jones (abbreviato MoJo) è una rivista americana di sinistra che investiga e da notizie straordinarie sulla politica, l'ambiente, i diritti umani e la cultura. Monika Bauerlein e Clara Jeffery fungono da co-editori. 84 scrive per altri periodici tra cui Harper’s Magazine136, New York Times Book Review137, Esquire138, e Aperture139. È il vincitore del Premio Lannan Letterario140 per il Non-fiction nel 1996 e ha ricevuto un premio nel 2010 da United States Artists 141. Per quindici anni Charles Bowden si interessa e scrive riguardo a Juárez. Egli scrive circa gli incomprensibili livelli di uccisione in Juárez con un lirismo austero e, difatti è stato definito "un giornalista sanguinario e coraggioso con la sensibilità di un poeta." Nel suo ultimo libro, "Murder City: Ciudad Juárez and the Global Economy’s New Killing Fields”142, Bowden segue tre abitanti della città per un anno: un sicario, una regina di bellezza spinto alla follia dopo un brutale stupro di gruppo e un giornalista messicano in fuga per salvarsi la vita. Durante un’intervista143 del 2010 per il New Yorker, Bowden ha rivelato che nel suo libro ha descritto gli omicidi, le torture e gli stupri in modo frugale perché un tono 136 <http://harpers.org/>[24-06-2013] Harper’s Magazine è una rivista mensile di letteratura, politica, cultura, finanza, e arti. Lanciato nel giugno 1850, è la seconda più antica rivista mensile continuamente pubblicata negli Stati Uniti (Scientific American è la più antica). L'attuale direttore è Ellen Rosenbush, che ha sostituito Roger Hodge nel gennaio 2010. 137 <http://www.nytimes.com/pages/books/index.html>[24-06-2013] Il New York Times Book Review è un supplemento settimanale per il New York Times in cui saggistica e libri di narrativa attuali sono rivisti. Si tratta di uno dei più influenti e più letti Book Review del settore. Gli uffici sono situati nei pressi di Times Square a New York City. 138 <http://www.esquire.com/>[24-06-2013] Esquire è una rivista per uomini, pubblicato negli Stati Uniti dalla Hearst Corporation. Fondata nel 1932, fiorì durante la Grande Depressione, sotto la guida dei fondatori Arnold Gingrich, David A. Smart e Henry L. Jackson. 139 <http://www.aperture.org/> [24-06-2013] Aperture è una rivista fotografica trimestrale e un editore di libri con sede a New York. La rivista è pubblicata dalla Aperture Foundation, una organizzazione non-profit dedicata alla fotografia d'arte. 140 <http://www.lannan.org/bios/charles-bowden> [24-06-2013] 141 <http://www.unitedstatesartists.org/> [24-06-2013] 142 BOWDEN, Charles, Murder City: Ciudad Juárez and the Global Economy’s New Killing Fields, Nation Books, New York, 2010 143 <http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2010/05/the-exchange-charles-bowden-onjurez-murder-city.html> [24-06-2013] 85 piatto trasmette meglio l’agonia rispetto ad una moltitudine di aggettivi. Inoltre aggiunge che molte persone nel libro sono senza nome per non essere riconosciute ed uccise. Continua l’intervista affermando che sarebbero tre i provvedimenti da prendere nel tempo per ridurre il massacro di donne a Juárez: legalizzare le droghe, rielaborare NAFTA (quindi fornire un salario di sussistenza, proteggere i lavoratori da materiali tossici e proteggere i sindacati) e cessare dando all'esercito messicano mezzo miliardo di dollari l'anno : questo, afferma, è il più grande gruppo criminale in Messico e un giocatore in crescita nel settore della droga. L’intervista segue parlando del libro "Murder City" dove si esprime frustrazione per la messa a fuoco sulla violenza contro le donne in Juárez, piuttosto che la disintegrazione della città nel suo complesso; nel suo libro ricorre l’idea del “presunto colpevole” che viene arrestato ingiustamente solo per coprire un giro di corruzione molto più ampio. Continua affermando che Juárez è un prodotto di molte cose: la corruzione messicana, un punto di passaggio fondamentale per l'industria del farmaco e un'economia fallimentare. Bowden conclude l’intervista affermando che, anche se preferirebbe scrivere di altro per codardia, è stato addestrato per inoltrarsi nella storia è riportarla; è un dovere. Afferma di ritenere impossibile essere a conoscenza di tale scempio, e non scrivere su di esso. In uno dei documentari da me analizzati, Charles Bowden afferma “in Messico non ci sia un sistema giudico giusto, no polizia che faccia rispettare le leggi, no giudici giusti, ma c e un governo che può comprar tutto con i soldi” 144 e che “afferma che l assassinio delle piu giovani è un simbolo, pero la realtà è che la città causa la morte della sua popolazione. Questa città violenta non nutre la sua gente, non la educa, non la protegge”. 145 144 145 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 86 Alma Gomez è un avvocato rappresentante i familiari delle vittime e Cofondatrice di Justicia para Nuestras Hijas146. Nel documentario da me analizzati l’attivista sociale Alma Gomez sottolinea come il numero delle vittime reso noto sia molto minore del numero reale poiché le autorità altro non vogliono che occultare il più possibile.147 Inoltre pone l’attenzione sull’impossibilità delle donne stuprate a Juárez di denunciare, difendersi legalmente ed ottenere giustizia a causa della loro povertà.148 Il quinto, ed ultimo, documentario che ho esaminato è “Maquilas” dei registi Isabella Sandri e Giuseppe M. Gaudino. Già dal titolo, è possibile capire che il documentario tratta il tema dell’industria maquiladora. Sin dalle prime scene viene espresso lo scopo del documentario: la reporter, Laura, desidera che il documentario venga trasmesso per far vedere la realtà a tutti affermando che il lavoro a Ciudad Juárez non è così bello come si pensa, e che la gente però continua ad emigrarci per lavorare. Continua affermando “Qui ci sono ingiustizie e con questo documentario si vuole far aprire gli occhi alla gente”. Il documentario racconta la storia di Adriana, di Felix e degli Zorros del Desierto. Adriana lavora come volontaria per un'associazione, "Centro de Investigacion y Solidaridad Obrera". Il suo lavoro è rischioso e ha già ricevuto minacce per la sua vita perché sensibilizza gli operai e gli abitanti che vivono dentro e attorno alle fabbriche. 146 <http://www.justiciaparanuestrashijas.org/>[22-06-2013] Justicia para Nuestra Hijas è un’organizzazione fondata nel 2002 da Norma Ledezma, Adriana Carmona, Luz Estela Castro, Laura Aragon e Alma Gomez, dopo l'assassinio di Paloma Angelica Escobar Ledezma nel marzo dello stesso anno nella città di Chihuahua. Le missioni dell’organizzazione sono: individuare le ragazze scomparse e le donne dello Stato di Chihuahua e promuovere l'accesso alla giustizia per le vittime e le loro famiglie nei casi di scomparsa e l'omicidio di donne; trasformare lo Stato di Chihuahua in un luogo in cui le ragazze e le donne possono godere appieno dei loro diritti e possano vivere in sicurezza, un luogo dove, il diritto alla verità e la giustizia per le famiglie e le vittime di femminicidio e la scomparsa. 147 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 148 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, 2006 87 Felix percorre le rive inesistenti di cemento di quello che non è più un fiume, il Rio Bravo, ora ridotto a un ridicolo rigagnolo: quasi tutta l'acqua, per complicati accordi, trattati e dispute, viene prelevata prima e deviata verso gli Stati Uniti. Felix lavora all'interno dell'associazione "Alianza Ecologista del Rio Bravo" controllando che non si aggiungano altri danni ambientali a quelli già esistenti. Vuole informare la gente di Ciudad Juárez su dove vengono portati i rifiuti industriali tossici e i danni che da sempre il fiume subisce, con le conseguenze inevitabili su tutti gli abitanti. Gli Zorros del Desierto è un gruppo di circa sessanta volontari radioamatori che a proprie spese e con i propri mezzi protegge gli abitanti del quartiere Anapra, facendo delle ronde notturne e creando una rete di soccorso. La frase che ricorre spesso nell’intero documentario è "Il capitale è intelligente. Va dove deve andare.", sottolineando quanto poco importante sia la posizione della maquila per l’imprenditore che, cio che gli interessa è impiantarla dove costa meno.. Intelligentemente il capitale straniero ha pensato bene di piantare lì circa 400 fabbriche, maquilas, in 18 parchi industriali (zone franche chiamate Export Processing Zones) poichè Ciudad Juárez è una città veramente conveniente, dove si prende e non si paga, o si paga poco. Nessuno paga niente, né tasse, né dazi; si paga poco o niente la mano d'opera; non si è obbligati a smaltire o a restituire i rifiuti industriali e tossici ai Paesi esportatori di materie prime che vengono lavorate qui in Messico e che si possono seppellire nel deserto che circonda la città. Dalle testimonianze di alcune lavoranti, nella maquila, quando si deve aumentare la produzione, non lasciano uscire gli operai, pur essendo illegale. La paga è di meno di 40 dollari a settimana e 10 dollari di bonus, solo se non arrivano tardi o non fanno assenze sul lavoro. Una ragazza, lavoratrice nell’industria maquiladora afferma “quando uno ha bisogno di lavorare per vivere, va dove gli ordinano di andare. Se non avessi così bisogno di lavorare, non mi farei calpestare così come ora li lascio fare”. 88 Nel documentario racconta la sua storia Norma Andrade, madre di Lilia Alejandra García Andrade, assassinata a Ciudad Juárez nel 2001. Della figlia, di cui si è sentito dire che sia stata consegnata come regalo per l’onomastico di Valentìn Fuentes (della famiglia Zaragoza-Fuentes, famiglia potente e ricca che ha tutto sotto controllo) le autorità si sono completamente disinteressate. Norma afferma “Non è giusto che la gente ricca e potente li umili e gli metta i piedi in testa in questo modo”. La donna non ha rinunciato a lottare per la giustizia e la verità sul caso di sua figlia e anche per tante altre famiglie colpite dal femminicidio in Ciudad Juárez. Norma Andrade è anche una delle fondatrici dell'organizzazione dei diritti umani “Nuestras Hijas de Regreso a Casa” che chiede giustizia per i casi di donne e bambine assassinate e sparite a Ciudad Juárez. Essendo una delle attiviste più stimate e considerate, non è estranea ad episodi di minacce e di violenze. Solo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 ha subìto due aggressioni. Venerdì 2 dicembre 2011, mentre tornava a casa, a Ciudad Juárez, Norma Andrade è stata aggredita da un uomo sconosciuto armato. È stata ricoverata in ospedale per pochi giorni e, essendo la sua condizione stabile, dimessa. Le organizzazioni per i diritti umani hanno sollecitato le autorità federali e statali a garantire sicurezza a Norma Andrade e ai familiari. Quanto accaduto dovrebbe essere indagato in modo imparziale ed efficace, soprattutto considerando le numerose minacce nei confronti di Norma Andrade e gli altri membri dell’organizzazione di Nuestras Hijas de Regreso a Casa. 149 Un’ulteriore attacco a Norma Andrade è stato fatto il 3 febbraio 2012 da uno sconosciuto a sud di Città del Messico. Verso le ore 09:00, Norma Andrade aveva lasciato la casa dove abitava nel quartiere di Coyoacán, nel sud di Città del Messico per portare sua nipote a scuola quando è stata aggredita da un uomo non identificato. L'aggressore si avvicinò e colpì il viso con un coltello prima di fuggire la scena. Ricoverata in ospedale, Norma Andrade è stata dimessa dopo un paio di giorni dopo le minacce di morte rivolte al personale ospedaliero. 149 <http://www.amnesty.it/messico-agguato-contro-attivista-norma-andrade> [13-06-2013] 89 A seguito di questo attacco, si è trasferita a Città del Messico per la sua sicurezza e quella dei suoi figli. La posizione di casa sua era nota solo ai funzionari federali e statali. La fondazione Front Line Defenders150 ritiene che l'attacco contro Norma Andrade è direttamente correlato alla sua lotta per la giustizia per l'omicidio della figlia, così come la lotta comune per la giustizia per l'uccisione di donne e ragazze nello Stato di Chihuahua. 151 Per quanto riguarda la filmografia, invece, ho esaminato 3 film inerenti al problema del femminicidio nella zona di Juárez. I film che ho preso in analisi sono : “Backyard-El Traspatio”152, “Bordertown”153 e “The virgin of Juárez”154. Il primo che andrò a recensire è “Backyard-El Traspatio”, del regista Carlos Carrera. Già dalle prime scene viene espresso il luogo dove è ambientato il film (Loma de Poleo, Ciudad Juarez), il periodo (1996) e il motivo per il quale è stato dato questo titolo; il regista afferma che il titolo fa riferimento al carattere fronterizo, di frontiera, di Ciudad Juárez, che segna il confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Basandosi su una storia ma non citando i veri nomi dei protagonisti, la trama racconta la storia di Blanca Bravo, un’ufficiale di polizia che è stata inviato a Ciudad Juárez da Città del Messico per indagare su una serie di omicidi di giovani donne. Le ipotesi sui presunti colpevoli vanno da un serial killer ai cartelli di droga, ma Carrera è in grado di denunciare e, soprattutto, punta l’attenzione sul fatto che i colpevoli che non siano mai stati consegnati alla giustizia in quanto la verità più devastante che emerge è che questi omicidi 150 Front Line Defenders è una fondazione internazionale, fondata a Dublino nel 2001 con lo scopo specifico di proteggere i difensori dei diritti umani a rischio, le persone che lavorano, non-violenza, per uno o tutti i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU). 151 <http://www.frontlinedefenders.org/node/17292> [13-06-2013] 152 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, Messico, 2009 153 Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007 154 Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006 90 continuano ad accadere perché essi sono diventati comuni. Oggi, gli uomini uccidono le donne semplicemente perché possono. Blanca, quindi, scopre una forza di polizia incompetente e complice e una popolazione locale indifferente. Il tema del femminicidio è quindi, senza dubbio, l’elemento fondamentale del film. A ciò si legano i temi dell’industria maquiladora, del narcotraffico (Blanca riesce ad arrestare la banda dei Cheros e i suoi principali esponenti) e dell’inefficienza della polizia locale. Come emblema della violenza di genere, il film racconta la storia di Juana, un’attraente ragazza messicana che si trasferisce a Ciudad Juárez andando a vivere a casa di una cugina e iniziando a lavorare in una fabbrica. Lei e la cugina cominciano a sentirsi libere, essendo lontane dai genitori, guadagnando dei soldi e uscendo per locali notturni. In uno di questi Juana incontra Cuberto. Lui diventa il suo ragazzo, ma il senso di libertà acquisito da Juana, la porta ad uscire sempre di più e a incontrare un altro ragazzo, con la conseguente rottura con Cuberto. Una sera, Cuberto, geloso, le mette una droga nel drink, la porta a casa di amici dove gli amici si lui approfittano Juana e costringono Cuberto ad ucciderla mettendole un sacchetto di plastica in testa e lasciandola nel deserto. I colpevoli non vengono catturati, ma, in compenso, viene trovato un capro espiatorio, un uomo vicino a Juana, che viene arrestato con l’accusa di omicidio. In tutto il film ricorre anche l’idea di capro espiatorio e Blanca, molto spesso fa riferimento al caso eclatante di Abdel Latif Sharif, appellandolo però con il nome di Abdalah Haddad. In tutto il film non si fa altro che accusare i metodi e le azioni della polizia, rimarcando quanto siano inutili e spesso forvianti le loro indagine. Viene sottolineato inoltre che, se un poliziotto non è corrotto ma agisce in modo pulito per aiutare concretamente le donne in difficoltà, viene allontanato dal suo lavoro, come se non lo stesse facendo in maniera corretta. 91 Durante le riprese del film, molte minacce sono arrivate al cast e alla troupe di “Backyard”, come ad esempio un agnello macellato sulla sua porta di casa, con una minaccia di morte appuntato ad esso arrivato alla protagonista. Anche se le autorità messicane, alla fine, hanno deciso di fornire protezione a Carrera e alla sua troupe, hanno prima cercato di dissuaderlo dal progetto, sperando che invece girasse una commedia romantica a Cancun. Il secondo film da me analizzato è “Bordertown” del regista Gregory Nava. I titoli iniziali affermano che le società americane stanno usando il North American Free Trade Agreement per aprire grandi maquiladoras vicino al confine con gli Stati Uniti d'America. Le maquiladoras assumono soprattutto donne messicane per farle lavorare molte ore e pagandole poco in confronto alla grande quantità di beni che producono (1 televisore ogni 3 secondi, 1 computer ogni 7). Basato su una storia vera, il film presenta Lauren Adrian, un'appassionata giornalista americana del Chicago Sentinel, che vorrebbe occuparsi di questioni internazionali come la guerra d'Iraq, invece il suo direttore George Morgan le assegna un'inchiesta su una serie di crimini irrisolti in cui le vittime sono delle giovani donne che lavorano nelle maquiladora a Ciudad Juárez. Eva, una di queste lavoratrici, originaria dello stato di Oaxaca, a Sud del Messico, viene seguita in un vicolo da un uomo e, scappando da questo, prende un bus per tornare a casa sua nella città-barraccopoli dove vive. Passano le fermate e tutti i passeggeri scendono dal bus, a quel punto l'autista le chiede se ha qualche problema se prima di portarla a casa si ferma a fare benzina, ed Eva accetta. Tuttavia, lui si dirige verso una zona molto isolata e l'assale e la stupra assieme ad un altro uomo, tentando alla fine di strangolarla. I due uomini, credendo Eva morta, la sotterrano viva. Più tardi, con quel poco di energie che le sono rimaste, Eva riesce a dissotterrarsi e a scappare. 92 Arrivata a Juárez, Lauren rincontra Alfonso Díaz, con il quale aveva già lavorato; egli è il caporedattore del giornale locale El Sol de Juárez, giornale al quale Eva, cosciente del fatto che la polizia non la possa aiutare, va a chiedere giustizia. Lauren e Díaz riescono a nascondere Eva e sua madre dalle autorità locali che le stanno cercando: Eva racconta la sua vicenda a Lauren, dal suo lavoro alla maquiladoras fino all'assalimento, quindi cominciano a raccogliere prove fotografando i vari autisti degli autobus e riescono a trovare l'assalitore di Eva. Per servire da esca, Lauren inizia a lavorare in una maquila. Infatti, quando al termine del lavoro sale sull'autobus, l'autista si comporta proprio come aveva con Eva, portandola in un luogo isolato con la scusa di fare benzina. Lauren, a differenza di Eva, riesce a ferire l'aggressore al volto, intrappolandolo sull'autobus. Quindi chiama la polizia che interviene arrestando l'autista. Si scopre che il luogo è sede di diverse fosse comuni, soprattutto di donne. Lauren scrive e spedisce l'articolo sulla vita di Eva e delle donne di Ciudad Juárez alla redazione del Chicago Sentinel e il suo articolo viene pienamente approvato dal caporedattore che però, in seguito non glielo farà pubblicare poiché corrotto da un senatore. Eva dovrebbe testimoniare al processo contro l'autista, ma decide di non farlo per la paura di venir assassinata, e prova ad emigrare negli Stati Uniti con altri emigranti, nascosta nel bagagliaio di una macchina. Viene scoperta dalla polizia americana e quindi arrestata. Dìaz viene ucciso da sconosciuti mentre era nella redazione del suo giornale perché esso raccontava delle verità scomode. Nell’intero film ricorre, tra le righe, l’idea di corruzione e negligenza che dilaga tra le forze politiche e di polizia. Questi ultimi sono descritti come immobili di fronte alla situazione 93 che si espande. Nessun poliziotto è così pulito e non corrotto da denunciare o mostrare un segno di sostegno per la situazione. Così come le autorità, che sono talmente potenti da corrompere un’intera redazione giornalistica per bloccare l’uscita di un articolo che avrebbe potuto infangare la zona e le persona che la governano. Inoltre, il film racconta di come il giornalismo libero non abbia la possibilità di esistere a Juárez, essendo uno dei pochi mezzi di comunicazione che sarebbe in grado di raccontare la verità sullo scenario abominevole. Infine, il regista pone l’attenzione sulla popolazione; è una popolazione spaventata, terrorizzata da ciò che potrebbe accaderle poiché non ha alcuna protezione da parte della polizia e delle autorità: è una popolazione che preferisce cercare di valicare il confine chiusi in un bagagliaio piuttosto che affrontare un processo, esporsi e rischiare di essere uccisa. L’ultimo film da me visionato è “The virgin of Juárez” del regista Kevin James Dobson. La scena iniziale del film mostra la protagonista, Mariela, scendere da un pullman a Juarez e, mentre cammina per strada prega tenendo in mano una collanina della Vergine Maria, un uomo, nascosto, la fotografa, un altro l’aggredisce pubblicamente e un altro (Felix, complice dell’aggressore) la salva e le offre il suo casa e lavoro. La scena si sposta su una giornalista di Los Angeles, Karina Danes, che parla con un’ufficiale di polizia, la quale nega che ci sia una situazione pericolosa a Juárez e che afferma “ci sono più uccisione a Newyork e Los Angeles in un mese che qui in un anno”. In casa, Mariela continua a pregare la Vergine Maria; un giorno, Felix porta un amico che “vuole conoscerla”; in realtà Mariela viene stuprata e picchiata. Va all’ospedale. Karina viene a sapere di Mariela, che è sopravvissuta, e vuole interrogarla. Arriva in ospedale dove Mariela era ricoverata e viene a sapere che Mariela crede di avere avuto visioni della Vergine Maria e che le sono spuntate le stigmate alle mani. La Vergine, 94 afferma Mariela, l’avrebbe salvata dall’oscurità. Così, i volontari dell’ospedale, molto credenti, la portano in una chiesa dove viene curata da delle madri, non da medici e tenuta come “figura sacra”. La comunità, intanto, collabora per trovare l’aggressore della donna e Mariela continua a sostenere la sua tesi: dopo essere stata torturata, camminava sola nel deserto, come se fosse spinta dalla vergine e circondata da una luce brillante e guardandosi le mani ha visto del sangue scorrere, senza dolore; lei crede di avere una missione. Trovato l’aggressore, viene ucciso da un fedele, senza che quest’ultimo venga arrestato poiché legittimato ad uccidere in quanto l’uomo era il violentatore della Vergine Maria. Nel frattempo che Mariela è diventata anche la speaker radiofonica di un programma dove aiuta i juárensi a farsi forza e a non lasciarsi abbandonare alla situazione deplorevole, riconosce il suo stupratore, che altri non era che il prete che l’aveva sempre assistita. Così, durante il loro incontro dove l’uomo chiede il perdono della donna, scoppia un incendio, l’uomo muore, ma arriva Karina che tenta di salvare Mariela che, però, desidera non essere salvata, così muore anche lei nell’incendio lasciandosi bruciare viva dalle fiamme. La scena finale del film è chiarificatrice ed emblematica del problema di Juárez: un’altra donna scende da un pullman a Juárez e viene presa da degli uomini su un furgoncino. Il film è indubbiamente incentrato sulla religiosità degli abitanti di Juárez che, nascondendosi dietro la venerazione della ragazza, dimenticano ciò che è realmente importante. Spesso ricorrono immagini di scritte sui muri che echeggiano la frase "The bible is truth, read it", rimarcando la necessità della popolazione di aggrapparsi a un piccolo spiraglio di speranza per sopportare l’orribile scenario i cui vivono. Emerge anche qui, come il libero giornalismo non sia possibile in quelle zone e che, non appena un giornalista venuto da fuori sente la necessità di raccontare cosa accade a 95 Juárez, subito si rende conto di quanto ciò sia impossibile e come la polizia non sia in grado si cambiare lo stato di cose in tutta la zona. 96 APPENDICE 97 Aggiungo alla mia tesi un elenco completo, in ordine alfabetico, delle vittime di Ciudad Juárez dal 1993 a settembre 2006. 155 Sono stati riportati nomi, cognomi, età e data di morte. Ho ritenuto opportuno aggiungere il seguente elenco poiché mi sembrava doveroso dare un nome alle vittime tanto descritte nelle pagine precedenti; inoltre credo fermamente che le donne sotto elencate abbiano diritto a essere ricordate poiché è con la memoria che si impara a non commettere nuovamente gli stessi errori nel futuro. Abigail González Benítez, 42 anni, (06.07.03) Abigail Rodríguez Rincon, 25 anni, (entro 09.06) Adriana Acevedo Juárez o Adriana Saucedo Juárez, 25 anni, (17.10.00) Adriana Iveth González, 15 anni, (15.08.05) Adriana Martínez Martínez (15.10.95) Adriana Torres Márquez, 15 anni, (02.11.95) Aída Araceli Lozano Bolaños o Araceli Lozano Bolaños, 24 anni, (01.08.98) Aída Avila Hernández, 18 anni (03.07.03) Aída Carrillo Rodríguez o Aída Carrillo, 26 anni, (07.07.00) Airis Estrella Enriquez, 7 anni, (16.05.05) Alejandra Bisceas Castro o Alejandra Viescas Castro, 13 anni (21.03.95) Alejandra del Castillo Holguín o Perla del Castillo Holguín o Perla del Castillo, 29 anni, (11.03.00) Alejandra Janeth Diaz Sánchez, 13 anni, (17.09.05) Alejandra Medrano Chavarria, 25 anni, (25.01.05) Alexis Guadalupe Ramírez, 24-27 anni, (16.05.00) Alma Brisa Molina Baca, 34 anni, (26.07.04) Alma Delia Chávez Marquez, 37 anni, (21.05.04) 155 WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006 pp. 363-379 98 Alma Delia Moreno Cadena, 45 anni, (09.09.05) Alma García, 30 anni, (08.01.02) Alma Mireya Chavarría Fávila o Alma Chavira Farel, 5 anni, (21.01.93) Alma Neli Osorio Bejarano, 21 anni, (18.11.01) Amalia Morales Hernández, 37 anni, (13.02.03) Amalia Saucedo Díaz de León, 33 anni, (30.11.97) Amelia Lucio Borjas o Amelia Lucio Borja, 18 anni, (27.05.97) Amparo Guzmán Caixba o Amparo Guzmán, 18 anni, (01.04.00) Ana Hipólito Campos, 38 anni, (02.02.98) Ana María Gardea Villalobos, 12 anni, (03.03.97) Ana María Gil Bravo o Ana Gil Bravo, 34 anni, (02.01.93) Ana Maria Reyes Valverde, 35 anni, (16.09.04) Anabel Mendoza Torres, 30 anni(26.03.03) Anay Orozco Lerma o Anahi Orozco, 10 anni, (2005) Angélina Luna Villalobos, 16 anni, (25.01.93) Antonia Ceniceros Corral, 60 anni (06.04.03) Antonia Hernández Pérez, 36 anni, (10.96) Antonia Ramírez Calderón, 35 anni, (24.08.94) Antonia Valles Fuentes, 46 anni, (19.06.01) Apolonia Fierro Poblano, 66 anni, (11.06.97) Araceli Esmeralda Martínez Montañés o Araceli Rosaura Martínez Montañés o Araceli Esmeralda Martínez, 20 anni, (01.07.95) Araceli Gallardo Rodríguez, 35 anni, (05.06.96) Araceli Lozano Bolaños, 24 anni, (05.08.98) Araceli Manríquez Gómez o Aracely Manríquez Gómez, 25 anni, (18.08.98) Araceli Núñez Santos, 19-22 anni, (29.11.97) Aracely, 23 anni, (06.10.96) 99 Argelia Salazar Crispín o Argelia Irene Salazar Crispín, 24 anni (02.98) Bárbara A. Franco Rivera, 3 anni, (09.11.04) Berenice Delgado Rodríguez o Brenda Berenice Delgado Rodríguez, 5 anni, (09.02.03) Berenice Gómez Ortiz, 23 anni, (12.03.00) Berta Briones o Berta Luz Briones, 41 anni, (02.08.99) Blanca Vázquez Valenzuela o Blanca Estela Vázquez Valenzuela, 36 anni, (18.10.99) Brenda Alfaro Luna o María Esther Luna Alfaro, 15-17 anni, (12.10.97) Brenda Herrera, 15 anni, (06.11.01) Brenda L. Santos González, 15 anni, (17.03.03) Brenda Lizeth Nájera Flores o Brenda Lizeth Nájera, 15 anni, (05.12.96) Brenda P. Méndez Vázquez o Patricia Méndez Vázquez o Brenda Patricia Méndez Vázquez, 14 anni, (26.06.98) Brisa Nevárez de los Santos o Brisa Nevárez Santos, 20 anni, (26.01.01) Carla M. Contreras López, 24 anni, (17.02.95) Carmen Estrada Márquez, 26 anni, (02.02) Carolina Carrera Aceves o Carolina Carrera, 30 anni, (19.03.02) Cecelia Covarrubias Aguilar, 19 anni, (15.11.95) Cecilia Sáenz Parra, 20 anni, (31.01.00) Celia G. Gómez de la Cruz o Celia Guadalupe Gómez de la Cruz, 14 anni, (11.98) Cervantes Dávila, (07.07.98) Cinthia Armendáriz Moreno, 15 anni, (21.08.02) Cinthia Irasema Ramos, 21 anni,(06.12.04) Clara Hernández Salas o Clara Hernández Martínez, 32 anni, (22.02.02) Clara Zapata Alvarez o Clara Zepeda Alvarez o Clara Zapata Zepeda Alvarez, 16 anni, (15.02.98) Claudia Escamilla Alcántar (08.11.95) Claudia Flores Javier, 17 anni, (24.12.05) 100 Claudia G. Martínez Hernández, 3 anni, (22.02.02) Claudia Guillen Hinojosa, 28 anni, (12.01.05) Claudia I. Tavares Rivera, 22 anni, (21.01.03) Claudia Ivette González, 20 anni, (06.11.01) Claudia Ramos López, 8 anni, (13.10.96) Consuelo Ortiz Contreras, 2 anni, (28.09.01) Coral Arrieta Medina, 17 anni, (12.03.05) Cristina Escobar González, 22 anni, (13.03.04) Cynthia Irasema Ramos, 21 anni, (3.12.04) Cynthia Portillo de González o Cinta Portillo de González, 26 anni, (08.04.02) Cynthia R. Acosta Alvarado o Cinthia Rocío Acosta Alvarado o Cynthia Rocío Acosta Alvarado, 10 anni, (09.02.97) Dalia Noemí Diaz Montezuma, 16 anni, (26.07.05) Deisy Salcido Rueda, 26 anni, (17.11.02) Denisse Yaliz Pérez Cano,2 anni, (04.09.04) Diana Belam Ortega, 21 anni, (09.09.05) Diana M. Hernández Vázquez, 14 anni, (04.04.03) Diana Yazmín García Medrano, 18 anni, (07.08.03) Domitila Trujillo Posada o Otilia Santos Trujillo, 27 anni, (04.10.00) Donna Maurine Strippling Boggs o Donna Maurine Striplin Boggs, 28 anni, (08.05.94) Dora A. Martínez Mendoza o Dora Alicia Martínez Mendoza, 34 anni, (26.08.02) Dora Sara Zamparripa, 48 anni, (05.12.99) Elba Hernández Martínez o Elva Hernández Martínez, 40 anni, (18.09.00) Elba Reséndiz Rodríguez, 35 anni, (25.12.98) Elena García Alvarado o Helena García Alvarado, 35 anni, (01.03.99) Elisa Carrera Aceves o Alicia Cerrera o Alicia Harrea, 72 anni, (19.03.02) Elisa Rivera Rodríguez o Elsa Rivera Rodríguez, 63 anni, (20.07.97) 101 Elizabeth Castro García, 17 anni, (13.08.95) Elizabeth Flores Sánchez, 20 anni, (08.06.99) Elizabeth Martínez Rodríguez, 26 anni, (05.05.95) Elizabeth Ramos, 26 anni, (08.05.93) Elizabeth Robles Gómez o Elizabeth Gómez, 23 anni, (25.12.95) Elizabeth Soto Flores, 26 anni, (25.10.98) Elizabeth Verónica Olivas o Elba Verónica Olivas, 17 anni, (21.02.98) Elodia Payán Núñez, 47 anni, (04.08.00) Elsa América Arrequín Mendoza, 22 anni, (14.02.99) Elvira Carrillo de la Torre o Elvira Carrillo de la Fuente, 72 anni, (18.01.01) Elvira Varela Pérez, 38 anni, (10.04.97) Emilia García Hernández o Alicia Pulido Sarid Duron, 32 anni, (11.02.94) Emilia Ulloa Galván, 64 anni, (19.04.98) Emy Y. Gaytán Núñez, 2 anni, (20.07.03) Eréndira Buendía Muñoz, 17 anni, (14.11.97) Erendira Ponce Hernández o Erendira Ivonne Ponce o Erendira Ivonne Ponce Hernández, 17 anni, (30.08.98) Erica García Moreno, 18 anni, (14.07.95) Erika Ivonne Ruiz Zavala, 16 anni, (23.06.01) Esmeralda Andrade Gutiérrez, 35 anni, (01.02.94) Esmeralda Herrera Monreal (06.11.01) Esmeralda Juárez Alarcón, 17 anni, (10.02.03) Esmeralda Leyva Rodríguez , 13 anni, (13.11.93) Esmeralda Urías Sáenz, 23 anni, (19.11.94) Estefanía Corral Martínez o Estefanía Corral González, 22 anni, (03.03.96) Fabiola Zamudio, 35 anni, (16.04.95) Fátima Vanessa Flores Díaz, 14 anni, (05.11.00) 102 Flor E. Monreal Meléndez, 19 anni, (03.07.00) Flor Fabiola Ferrer Rivera, 20 anni, (09.12.04) Flor Márquez Valenzuela o Flor Idalia Márquez o Flor Idalia Márquez Valenzuela, 15 anni, (29.04.01) Francilina Pereyra, 38 anni, (07.03.03) Francisca Epigmenia Hernández, 36 anni, (18.02.96) Francisca Lucero Gallardo (08.11.95) Francisca Sánchez Gutiérrez, 51 anni, (04.12.98) Francisca Torres Casillas, 48 anni, (04.12.01) Gabriela “La China” (2004) Gabriela Domínguez Aguilar, 23 anni, (29.08.93) Gabriela Martinez Calvillo o Gabriela Edith Martinez Calvillo o Gabriela Edith Márquez Calvillo, 15 anni, (15.05.98) García Aldaba (23.05.95) Gema Nevárez, 14 anni, (21.06.01) Gladys Janeth Fierro Vargas o Gladys Janeth Fierro, 10 anni, (08.05.94) Gladys Lizeth Ramos Esparza o Gladys Lizeth Ramos Escárega, 27 anni, (15.03.99) Gloria Betances Rodríguez 34 anni, (27.05.02) Gloria Elena Escobedo Piña o Gloria Escobedo Piña, 20 anni, (20.08.95) Gloria Ivana Berumen Robles, 14 anni, (25.04.06) Gloria M. Escalante R. o Gloria Escalante Rodríguez o Gloria Escalante Rodríguez de Gómez, 73 anni, (24.03.02) Gloria Martínez Delgado, 40 anni, (09.03.99) Gloria Moreno Avilés, 33 anni, (11.02.97) Gloria Rivas Martínez, 16 anni, (26.10.02) Graciela Bueno de Hernández o Gabriela Bueno Hernández, 26 anni, (26.10.94) Graciela García Primero, 28 anni, (29.01.95) 103 Guadalupe I. Estrada Salas o Guadalupe Ivonne Estrada Salas, 16 anni, (11.06.93) Guadalupe Juárez Rodríguez, 39 anni, (30.04.03) Guadalupe Santos Gómez, 36 anni, (24.05.04) Guadalupe Verónica Castro Pando o Verónica Guadalupe Castro Pando, 17 anni, (02.03.96) Guillermina Hernández Chávez o Guillermina Hernández, 15 anni, (13.12.94) Haydée Osorio Rosales, 51 anni, (19.04.98) Hester Susanne van Nierop o Hester van Nierop, 28 anni, (20.09.98) Hilda Fierro Elías o Hilda Fierro Olivas, 18 anni, (15.08.94) Hilda Rodríguez Núñez, 28 anni, (12.01.02) Hilda Sosa Jiménez, 29 anni, (30.09.96) Hortensia Parra Chávez, 58 anni, (03.11.97) Ignacia Rosales Soto o Ignacia Morales Soto, 22 anni, (20.11.95) Inés Silvia Marchant o Silvia Marchant o Inés Silvia Merchant, 20 anni, (14.02.00) Irma Angélica Rosales Lozano, 13 anni, (15.02.99) Irma Arellano Castillo o Irene Castillo, 63 anni, (04.06.99) Irma Leticia Muller Ledezma, 37 anni, (18.05.04) Irma Márquez, 32 anni, (25.07.00) Irma Rebeca Sifuentes Castro o Irma Rebecca Fuentes, 18 anni, (11.05.01) Irma Rebeca Fuentes, 18 anni Irma Valdez Sánchez, 35 anni, (2002) Jacqueline C. Sánchez Hernández o Jacqueline Cristina Sánchez Hernández, 14 nni, (05.00) Jessica Lizalde de León o Jessica Lizalde León, 30 anni, (13.03.93) Jessica Martínez Morales o Yésica Martínez Morales, 13 anni, (02.01.98) Josefina Contreras Solis, 38 anni, (02.01.05) Juana Aguinaga Mares o Juana Iñiquez Mares, 35 anni, (19.10.97) 104 Juana González Piñón o Juana Gonzáles, 36 anni, (05.01.00) Juana Sandoval Reyna, 17 anni, (10.02.03) Julia Mauricio de Colorbio, 77 anni, (08.12.97) Julieta Enríquez Gonzales, 39 anni, (03.08.02) Karina Avila Ochoa, 29 anni, (07.12.97) Karina C. Ramos González o Karina Candelaria Ramos González, 22 anni, (23.07.03) Karina Daniela Gutiérrez, 21 anni, (18.04.95) Karina Enríquez Amparán, 25 anni, (11.11.00) Karina Soto Diaz o Karina Soto Cruz, 3 anni, (13.04.97) Laura Ana Inere, 27 anni, (24.12.95) Laura B. Ramos Monárrez o Laura Berenice Ramos Monárrez (06.11.01) Laura Georgina Vargas, 30 anni, (01.01.01) Laura Ivette León Chávez, 13 anni, (21.05.04) Laura Lourdes Cordero o Laura Lourdes Cordero García (19.04.98) Laura Márquez Valenzuela o Laura Alondra Márquez, 18 anni, (11.05.01) Laura Rocío Lara Amaro, 17 anni, (07.03.00) Lesdy, 6 anni, (2005) Leticia Alvírez Carrera o Leticia Caldera Alvídez, 27 anni, (06.03.02) Leticia Armendáriz Chavira o Leticia Armendáriz, 32 anni, (04.08.00) Leticia de la Cruz Bañuelos, 30 anni, (01.11.96) Leticia García Rosales, 37 anni, (11.11.96) Leticia Palafox Zavala o Alma Patricia o Leticia Palafox Zamora, anni 14, (15.08.96) Leticia Quintero Moreno, 23 anni, (04.04.) Leticia Reyes Benítez, 20 anni, (05.02.95) Leticia Vargas Flores, 48 anni, (19.07.01) Lidia Elías Granados, 52 anni, (14.08.04) Lilia Alejandra García Andrade o Lilia Alejandra García A., 17 anni, (21.02.01) 105 Lilia Reyes Espinosa o Lilia Juliana Reyes Espinosa, 26 anni, (08.02.03) Liliana Frayre Bustillos, 23 anni, (07.07.95) Liliana Holguín de Santiago o Liliana Hodging de Santiago, 17 anni, (04.00) Linda Sandoval Sánchez o Linda Ramos Sandoval, 31 anni, (21.06.02) Litzy Paola Ramírez , 8 anni, (10.12.00) Lorenza Clara Mavie Torres, 26 anni, (07.07.04) Lorenza I. González Almillo o Lorenza Isela González o Lorenza Isela González Almillo, 38 anni, (25.04.94) Lorenza Rodríguez Calderón , 32 anni, (04.04.04) Lorenza Veronica Calderon, 32 anni, (02.04.04) Lourdes I. Lucero Campos o Lourdes Ivette Lucero Campos, 26 anni, (18.01.02) Lucila Silva Salinas o Lucila Silva Dávalos, 30 anni, (02.06.02) Lucy, 19 anni, (02-03.96) Luisa Lorena Hernández Carrasco, 27 anni, (25.02.06) Luisa Rocío Chávez Chávez , 14anni, (13.05.04) Luz Ivonne de la O García o Luz de la O García, 20 anni, (21.04.93) Luz M. Jiménez Aguilar, 18 anni, (03.10.96) Luz Martínez Reyes o Luz Adriana Martínez Reyes, 17 anni, (31.08.96) M. Viviana Rayas Arellanes o Marcela Viviana Rayas Arellanes, 16 anni, (03.03) Manuela Cano Luna, 50 anni, (09.02.05) Manuela Hermosillo Quezada o Manuela Hermosillo Quintero, 52 anni, (08.06.02) Marcela Marcías Hernández o Marcela Hernández Macías, 35 anni, (12.06.97) Marcela Santos Vargas o Marcela Santos Garza, 18 anni, (13.09.93) Margarita Briseño Rendón, 36 anni, (27.09.02) Margarita Cardoza Carrasco, 74 anni, (25.02.06) Margarita González Hernández, 38 anni, (02.08.99) Margarita Juárez Torres, 41 anni, (02.02.04) 106 María Agustina Hernández, 33 anni, (24.06.94) María Ascensión Aparicio Salazar, (29.09.99) María Cendejas Martínez, alias Graciela Martínez, 46 anni, (04.11.01) María Clara Mavie Torres Castillo,26 anni, (07.07.04) María D. Quiñónez Corral,43 anni, (11.05.03) María de J. Barrón Rodríguez, 30 anni, (07.11.93) María de Jesús González Apodaca, 32 anni, (30.11.02) María de Jesús Lechuga Meza, 56 anni, (04.07.98) María de Jesús Valenzuela o María de Jesús Fong Valenzuela, 35 anni, (22.11.02) María de la Luz Murgado Larrea o María de la Luz Murgado G., 42 anni, (17.02.97) Maria de la Luz Martinez Garcia, 30 anni, (12.04.06) María de León Calamaco, 52 anni, (26.02.01) María de los Angeles Acosta Ramírez María de los Angeles Alvarado Soto, 65 anni, (07.04.00) María de los Angeles Deras o Miriam de los Angeles Deras, 28 anni, (26.08.95) María de Lourdes Galván Juárez,26 anni, (26.11.99) María de Lourdes Villaseñor, 32 anni, (13.07.97) María del Refugio Núñez L. o María del Refugio Núñez Lopez, 23 anni, (16.10.99) María del Rocío Cordero Esquivel o María Rocío Cordero o María Rocío Cordero Esquivel, 11 anni, (12.03.94) María del Rosario Lara Loya o Patricia, alias “la burra”, 48 anni, (08.08.94) María del Rosario Ríos o María Rosario Rios, 48 anni, (14.04.02) María Díaz Díaz, 67 anni, (28.03.00) María Domitila Torres Nava, 45 anni, (14.10.96) María E. Acosta Armendáriz, 43 anni, (17.09.00) María Elba Chávez o María Elba Chávez Caldera, 60 anni, (06.07.99) María Elena Caldera o María Elena Chávez Caldera, 15 anni, (24.10.00) 107 María Elena Salcedo Meraz o Elena Salcido Meraz o María Elena Saucedo Meraz, 35 anni, (26.01.00) María Elsa Cano Gutiérrez, 21 anni, (04.09.04) María Enfield de Martínez, (08.07.94) María Estela Martínez o Ma. Estela Martínez Valdez, 22 anni, (09.01.99) María Esther López de Ruiz, 43 anni, (12.09.93) Maria Estrellan Cuevas Cuevas, 20 anni, (05.05.05) María Eugenia Martínez Hoo o Eugenia Martínez Poo, 27 anni, (06.08.97) María Eugenia Mendoza Arias, 28 anni, (03.10.98) María G. Rivas Triana Ramírez, 44 anni, (15.11.00) María I. Chávez Martínez González o María Isabel Martínez González o María Isabel Chávez González, 42 anni, (7.11.00) María I. Haro Prado o María Isabel Haro Prado, 38 anni, (26.03.97) María I. Plancarte Luna o María Irma Plancarte Lugo o María Irma Blancarte Lugo, 30 anni, (22.09) María Inés Ozuna Aguirre María Isabel Nava Vázquez, 18 anni, (28.01.00) María Isela Rivera Núñez o María Isela Núñez Herrera, 28 anni, (25.01.98) María Julia Luna Vera o Julia Luna Vera o María Luisa Luna Vera, 46 anni, (09.04.01) María L. Carsoli Berumen o María Luisa Carsoli Berumen, 34 anni, (21.12.01) María L. Gutiérrez o Lourdes Gutiérrez Rosales, 35 anni, (11.06.01) Lourdes Gutiérrez Rosales, 34 anni María Liliana Acosta Acosta, 19 anni, (16.01.05) María Lopez Torres, 24 anni, (01.01.02) María Luisa Cuéllar o María Luisa Estrada, 24 anni, (08.04.02) María M. Carmona Zamora o María Maura Carmona Zamora, 30 anni, (11.02.98) María Marisol Franco de García, 47 anni, (03.10.96) 108 María Máynez Sustaita, (08.11.95) María Montes Lazcano, 27 anni, (04.03.97) María Moreno Galaviz, (05.09.95) María Navarrete Reyes o Martha Cecilia Navarrete Reyes, 14 anni, (02.07.96) María Osuna Aguirre, 18 anni, (21.03.95) María Quezada Amador o María Cristina Quezada Amador o Cristina Quezada Mauricio, 32 anni, (22.01.95) María Rosa León Ramos, 23 anni, (16.05.98) María S. Luján Mendoza, 25 anni, (13.11.96) Maria Sagrario González Flores, 17 anni, (30.04.98) María Santos Ramírez Vega o María Santos Ramírez, 42 anni, (07.04.99) María Santos Rangel Flores, 40 anni, (05.01.00) María Saturnina de León, 50 anni, (27.02.01) María T. Contreras Hernández, 40 anni, (08.09.93) María T. Renteria Salazar o María Teresa Renteria Salazar o Teresa Renteria, 34 anni, (29.11.97) María Teresa Araiza Hernández, 19 anni, (26.06.03) María Teresa Tullius, 22 anni, (11.04.03) María Verónica Santillanes Nájara o Verónica Santillanes Madera, 32 anni, (04.11.00) Maribel Palomino Arvizu, 17 anni, (18.03.97) Maribel Villa Santana, 31 anni, (13.07.03) Maritza Toribio Flores, 11 anni, (23.04.00) Marta Alicia Meraz Ramirez, 40 anni, (24.05.05) Marta Celilia Vazquez Jimenez, (25.11.04) Martha A. Esquivel Garcia o Martha Alicia Esquivel Garcia o Martha Alicia Esquivel, 32 anni, (16.06.00) Martha Alicia Meraz, 47 anni, (24.05.05) 109 Martha Arguijo Castañeda, 33 anni, (12.02.96) Martha C. Pizarro Velásquez o Martha Claudia Pizarro Velásquez o Berta Claudia Pizarro Velasco, 23 anni, (3.11.01) Martha E. Veliz Valdez o Martha Esmerelda Veloz Vasquez o Martha Esmerelda Veloz Valdez, 20 anni, (22.01.98) Martha Francisca Hernández, 29 anni, (06.06.00) Martha Granados Villegas, 37 anni, (21.10.05) Martha Lizbeth Hernández Moreno, 16 anni, (02.11.04) Martha Sosa Gallardo, 41 anni, (24.11.02) Martha Y. Gutiérrez García o Martha Yolanda Gutiérrez García o Martha Gutiérrez García, 18 anni, (07.09.97) Mayra Gema Alamillo González, 20 anni, (23.07.03) Mayra Juliana Reyes Solís Mayra Yesenia Nájera, (28.04.03) Merced Ramírez Morales, 35 anni, (26.01.02) Minerva Torres, (2003) Mireya Hernández Méndez, 18 anni, (13.10.93) Miriam A. Velázquez Mendoza o Miriam Adriana Vázquez Mendoza o Miriam Adriana Vázquez o Miriam Arlem Vázquez Mendoza, 14 anni, (20.02.95) Miriam Aguilar Rodríguez, 17 anni, (07.04.97) Miriam García Solorio, 22 anni, (23.07.03) Miriam Sáenz Rivera, 14 anni, (24.03.02) Miriam Soledad Sáenz Acosta o Soledad Sáenz Acosta, 14 anni, (28.03.02) Nancy G. Quintero o Nancy Guillermina Quintero o Garcia, 20 anni, (25.08.02) Natividad Monclova Moreno, 39 anni, (05.12.01) Nelidia Pedroza García, 68 anni, (28.06.01) Nely América Gómez Holguín o Nelly América Gómez Holguín, 23 anni, (24.10.99) 110 Neyra Azvcena Cervantes, 18 anni, (14.07.03) Nohemi Diaz Moctezuma, 15 anni, (25.07.05) Non-identificata, 14 anni , (01.01.95), Non-identificata, 35 anni, (02.01.94), Non-identificata, (14.01.96) Non-identificata, 42 anni, (19.01.00) Non-identificata, 22 anni, (31.01.99) Non-identificata, (11.02.98) Non-identificata, 14 anni, (15.02.98) Non-identificata, 35 anni, (17.02.93) Non-identificata, (17.02.98 ) Non-identificata, 17 anni, (25.02.96 Non-identificata, 16 anni, (01.03.98-031698) Non-identificata, 10 anni, (13.03.96) Non-identificata, (17.03.98) Non-identificata, 16 anni, (18.03.96) Non-identificata, (15.04.05) Non-identificata, 20 anni, (12.05.93) Non-identificata, 16 anni, (09.06.96) Non-identificata, (11.06.02) Non-identificata, 20 anni, (08.07.96) Non-identificata, 22 anni, (08.07.97) Non-identificata, (10.08.99) Non-identificata, 18 anni, (11.08.95) Non-identificata, 17 anni, (18.08.96) Non-identificata, 28 anni, (02.08.93) Non-identificata, 55 anni, (08.97) 111 Non-identificata, 20 anni, (05.09.95) Non-identificata, 45 anni, (26.09.05) Non-identificata, 19 anni, (01.10.96) Non-identificata, 25 anni, (06.10.04) Non-identificata, 13 anni, (07.10.02) Non-identificata, 25 anni, (25.10.94) Non-identificata, 18 anni, (02.11.95) Non-identificata, (05.11.01) Non-identificata, (09.11.94) Non-identificata, (12.11.99) Non-identificata, 3 anni, (13.11.04) Non-identificata, 14 anni, (29.03.96) Non-identificata, (13.12.04) Non-identificata, 15 anni, (19.12.97) Non-identificata, 19 anni, (13.03.96) Non-identificata, (21.01.05) Non-identificata, 15 anni, (22.08.95) Non-identificata, (22.08.95) Non-identificata, (02.05.95) Nora E. Flores Flores o Nora Elizabeth Flores Flores, 18 anni, (25.05.98) Norma Julissa Ramos Muñoz o Norma Julissa Ramos, 21 anni, (06.11.97) Norma L. Luna Holguín o Norma Leticia Luna Holguín, 16 anni, (24.03.99) Norma Leticia Quintero M., 22 anni, (05.04.01) Norma Mayela Palacios López, 33 anni, (09.02.96) Olga Alicia Carrillo Pérez, 20 anni, (10.08.95) Olga Brisia Acosta Diaz, 36 anni, (27.07.05) Olga González López, 23 anni, (22.08.98) 112 Olivia G. Morales de Ríos o Gloria Olivas Morales, 28 anni, (06.08.95) Paloma A. Escobar Ledesma o Paloma Angélica Escobar Ledesma, 16 anni, (27.03.02) Paloma Villa Rodríguez o Paloma Rodríguez Rodríguez, 17 anni, (25.07.01) Patricia Alba Ríos, 30 anni, (15.03.94 ) Patricia Cortez Garza o Patricia Cortes Campos, 33 anni, (07.08.95) Patricia Monroy Torres, 27 anni, (13.01.99 ) Patricia Montelongo de la O., 33 anni, (2005 ) Paula Zepeda Soto, 62 anni, (08.01.98 ) Paulina León, 17 anni, (09.01.99 ) Perla del Castillo Holguin, 36 anni, (11.03.00 ) Perla Patricia Sáenz Díaz, 22 anni, (17.02.98 ) Petra de la Rosa Moreno o Petra de la Rosa Viuda de Mesa o Petra de la Rosa Masa, 55 anni, (20.04.02 ) Raquel Lechuga Macías, 17 anni, (15.01.98 ) Rebecca Contreras Mancha o Rebecca Contreras, 24 anni, (08.03.04 ) Rebecca E. Escobedo Sosa, 24 anni, (21.11.93) Reyna Lara Luciano, 3 anni, o Reyna Sarriá Lara Luciano o Reina Sarriá o Sarahí Lara Luciano (09.02.01) Reyna Perez Castillo, 55 anni, (2005 ) Rita Parker Hopkins o Perla Parker Hopking, 35 anni, (29.09.96 ) Roberta G. Coronel Molina o Roberta Georgina Coronel Molina, 32 anni, (21.01.02 ) Rocio Agüero Miranda o Rocio Miranda Agüero, 30 anni, (29.07.96 ) Rocio Barraza Gallegos, 23 anni, (19.09.98) Rocío García Leal o Rosario García Leal o Rosario Rocío García Leal, 17 anni, (07.04.96 ) Rocio Paola Marin Avila, 19 anni, (27.03.05 ) Rocío Rincón, (03.97) 113 Rosa Í. de la Cruz Madrigal o Rosa Ícela de la Cruz Madrigal o Rosa Isela de la Cruz Madrigal, 19 anni, (11.04.02 ) Rosa Isela Corona Santos o Rosa Isela Carmona, 16 anni, (07.09.95 ) Rosa Isela Tena Quintanilla, 14 anni, (15.12.95 ) Rosa Ivonne Páez Márquez, 14 anni, (24.11.95 ) Rosa Linda Gardea Sandoval, 30 anni, (27.12.97 ) Rosa M. Arellanes García o Rosa Margarita Arellanes García, 24 anni, (07.12.97 ) Rosa M. Placios Briones, 62 anni, (06.12.01 ) Rosa María González o Rosa María Hernández de Corral, 42 anni, (16.07.01 ) Rosa María Lerma Hernández o Rosa María Hernández, 23 anni, (02.08.94) Rosa Rivera Barajas o Rosa María Rivera, 36 anni, (05.07.99) Rosa V. de Hernández Cano o Rosa Virginia Hernández Cano, 31 anni, (20.03.95 ) Rosalba López Espinoza, 25 anni, (30.01.99 ) Rosalba Ortega Saucedo, 36 anni, (08.06.95 ) RosalinaVeloz Vazquez, 20 anni, (25.01.98 ) Rosario Aguayo o Rosario Aguayo M., (23.03.95) Rosario de Fátima Martínez o Rosario de Fátima Martínez Angel, 19 anni, (28.04.96 ) Rosina Solís Corral, 30 anni, (22.04.04 ) Roxana I. Véliz Madrid, 17 anni, (20.06.97 ) Sagrario González Flores o María Sagrario González Flores, 17 anni, (09.04.98 ) Sandra Corina Gutiérrez Estrada, 17 anni, (09.02.01 ) Sandra Herrings Montreal o Sandra Henry Monreal, 37 anni, (16.06.00 ) Sandra Luz Juárez Vasquez o Sandra Juárez V., 17 anni, (08.07.96 ) Sandra Maribel Frías García, 23 anni, (11.02 ) Sandra Ríos Salmón, 15 anni, (21/22.10.04) Selene, 4 anni, (22.02.99 ) Silvia Alcántar Enríquez, (08.11.95) 114 Silvia E. Rivera Morales o Silvia Elena Rivera Morales, 15 anni, (03.05.95 ) Silvia Gabriela Laguna Cruz o Silvia Gabriela Luna Cruz o Silvia Gabriela Laguna Luna Cruz, 16 anni, (24.01.98 ) Silvia Guadalupe Díaz, 19 anni, (08.03.97 ) Silvia Ocón López, 17 anni, (14.03.96 ) Silvia Rivera Salas, 15 anni, (20.06.96 ) Silvia Valdez Martínez, 5 anni, (05.03.96) Sofía González Vivar, 20 anni, (05.11.97 ) Soledad Beltrán Castillo o Soledad Beltrán, 30 anni, (13.08.96 ) Sonia Sánchez Ramírez o Sonia Ivette Ramírez, 13 anni, (09.08.96 ) Sonia Yareli Torres Torres, 18 anni, (13.08.00 ) Suly Alvarado Torres o Zulema Olivia Alvarado Torres, 13 anni, (10.05.02) Susana Enríquez Enríquez, 29 anni, (14.01.01 ) Susana Flores Flores, 13 anni, (05.12.96 ) Susana Torres Valdivieso o Susana Torres Valdivia, 20 anni, (23.12.01 ) Tanya, 22 anni, (02-03.96 ) Teodora de la Rosa Martínez, 53 anni, (04.08.95 ) Teresa de Jesús González Mendoza Teresa Rentaría, 32 anni, (30.11.97 ) Tomasa Echeverria, 54 anni, (04.05.05 ) Verónica Huitron Quezada, (05.06.93) Yolanda Tapia, 50 anni, (15.12.93 ) 115 BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E FILMOGRAFIA 116 [1] AMAYA, Jorge Alberto, El impacto de la maquila en la migraciòn interna, Fonamih, Tegucigalpa, 2007 [2] AMNESTY INTERNATIONAL, Messico: morti intollerabili. 10 anni di sparizioni e assassinii di donne a Ciudad Juárez e Chihuahua, Edai, Firenze, 2003 [3] BIANCACCI, Ilaria, “La città che uccide le donne” , La Repubblica, 26-07-2010 [4] BOWDEN, Charles, Murder City: Ciudad Juárez and the Global Economy’s New Killing Fields, Nation Books, New York, 2010 [5] BURTON, Fred, “Mexico: The Price of Peace in the Cartel Wars”, The Stratfor Global Intelligence, 02-05- 2007 [6] CALAVITA, Kitty, Inside the State: The Bracero Program, Immigration, and the I.N.S, Routledge, Michigan, 1992 [7] CAMPANA, Stefanella, “Zapatos rojos per non dimenticare”, La Stampa, 28-022013 [8] CHAMBERLAIN, Lisa, “2 Cities and 4 Bridges Where Commerce Flows”, The New York Times, New York, 28-03-2008 [9] CORONADO, Roberto/VARGAS, Lucinda, “Economic Update on El Paso del Norte”, Business Frontier-Federal Reserve Bank of Dallas, Dallas [10] DE ALBA, Alicia Gaspar, Il deserto delle morti silenziose. I femminicidi di Juárez, La nuova frontiera, Bologna, 2006 [11] FERNANDEZ, Marcos/ RAMPAL, Jean Christophe, La Ciudad de las muertas: la tragedia de Ciudad Juárez, Debate, Madrid, 2008 [12] FOURNIER, Marcel, “Émile Durkheim: A Biography”, Polity, Londra, 2012 [13] GARCìA, Gustavo, “El gobierno creó en 1976 brigada especial para ‘aplastar’ a guerrilleros en el valle de México”, La Jornada, 07-07-2008 [14] LOREY, David, The U.S.-Mexican Border in the Twentieth Century, Scholarly Resources Inch., Oxford, 1999 [15] MASTRONARDI, Vincenzo Maria/DE LUCA, Ruben, I serial killer, Newton Compton Editori, Roma, 2011 [16] MINJARES, Gabriela, “It took 20 seconds to shut 27 months of fighting”, Diario de Juárez, 18-12-2010 [17] MO, Ettore, “Nella città dei femminicidi molte chicas hanno preso le armi”, Il Corriere della Sera, 16-08-2011 [18] NEWTON, Micheal, The encyclopedia of unsolved crimes, Checkmark Books, New York, 2009 [19] OLSEN, Lise, “Ciudad Juárez passes 2,000 homicides in ‘09”, Chron-Houston Chronicle, Huston, 21-10-2009 117 [20] OSORNO, Diego Enrique, Z. La guerra dei narcos, La nuova frontiera, Bologna, 2013 [21] PADGETT, Tim, “The border monster”, Time, 11-06-2001 [22] PEINETTI, Patrizia, Ciudad Juárez. La violenza sulle donne in America Latina, l’impunità e la resistenza delle Madri, Franco Angeli Editore, Milano, 2010 [23] PUYANA, Alicia, La maquila en México. Los desafìos de laglobalisaciòn, Flacso México, Città del Messico, 2008, [24] PUYANA, Alicia, La maquila y su impacto sobre las remuneraciones, Flacso México, Città del Messico, 2005 [25] RESCHIA, Carla, “La strage delle donne di Ciudad Juárez”, La Stampa, 06-05-2008 [26] ROEBUCK, Jeremy, “Violence the result of fractured arrangement between Zetas and Gulf Cartel, authorities say”, The Brownsville Herald, 09-03- 2010 [27] SANGIULIANO, Gennaro, Viaggio nella globalità, AGE-Alfredo Guida Editore, Napoli, 2001 [28] TAIBO II, Paco Ignacio, La lontananza del tesoro, Donzelli, Roma, 199 [29] VASCONCELOS, José Luis Santiago, Extrasiciones, Procuraduría General de la República, Messico, 2007 [30] VERONESE, Massimo, “Ciudad Juárez, la città che uccide solo le donne”, Il Giornale, 10-08-2008 [31] VILLALOBOS MENDOZA, Dora, “Report of two femicides that shake Mexico”, Yancuic, 18-12-201 [32] Vocabolario della lingua italiana, Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, 1987, Roma,vol. II D-L, [33] WASHINGTON VALDEZ, Diana, The Killing Fields: Harvest of Women, Peace at the border, Burbank, 2006 [34] ZANATTA, LORIS, “La sindrome del cavallo di Troia: l’immagine del nemico interno nella storia dell’America Latina”, in Storia e problemi contemporanei, n. 35, 2004 < http://dianawashingtonvaldez.blogspot.it/>[10-06-2013] <http://en.rsf.org/> [26-06-2013] <http://gao.gov/new.items/d06770.pdf>, [13-05-2013] <http://harpers.org/> [24-06-2013] 118 <http://javierjuarez.blogspot.es/1233360780/> [26-06-2013] < http:/mexico.usembassy.gov/mexico/eborder_mechs.html > [25-04-2013] <http://nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.it/> [15-06-2013] <http://tucsoncitizen.com/> [24-06-2013] <http://www.americansouthwest.net/> [24-06-2013] <http://www.amnesty.it/ > [14-06-2013] <http://www.amnesty.it/messico-agguato-contro-attivista-norma-andrade> [13-06-2013] <http://www.amnesty.it/Rapporto-Annuale-2009/Messico.html> [09-06-2013] <http://www.aperture.org/> [24-06-2013] <http://www.archiviobolano.it>[10-06-2013] <http://www.ash-berlin.eu/infothek/news/aktuelle-nachrichten/466/> [12-06-2013] <http://www.bbcmundo.com> [17-06-2013] <http://www.chci.org/> [26-06-2013] <http://www.cpj.org/> [26-06-2013] <http://www.eluniversal.com> [10-06-2013] <http://www.esquire.com/> [24-06-2013] < http://www.fdiintelligence.com > [12-04-2013] <http://www.fiafnet.org/> [04-07-2013] <http://www.fresnostate.edu/socialsciences/criminology/faculty/skrapec.html> 2013] <http://www.frontlinedefenders.org> [13-06-2013] 119 [08-06- <http://www.gq.com> [24-06-2013] <http://www.industrytoday.com/article_view.asp?ArticleID=F289> [09-05-2013] <http://www.informador.com.mx/mexico/2010/257447/6/matan-a-la-activista-quepedia-justicia-por-su-hija.htm> [26-06-2013] <http://www.inmujeres.gob.mx/index.php/ambito-internacional/convencion-de-belemdo-para> [06-06-2013] <http://www.ire.org/> [26-06-2013] <http://www.justiciaparanuestrashijas.org/> [22-06-2013] <http://www.lannan.org/bios/charles-bowden> <http://www.lettre-ulysses-award.org/> [26-06-2013] <http://www.maquilaportal.com>[13-04-2013] <http://www.motherjones.com/authors/charles-bowden> [24-06-2013] <http://www.mujeresdejuarez.org> [12-06-2013] < http://www.nafta-sec-alena.org> [18-05-2013] <http://www.nahj12.com/> [26-06-2013] <http://www.naswdc.org/> [26-06-2013] <http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2010/05/the-exchange-charlesbowden-on-jurez-murder-city.html> [24-06-2013] <http://www.nytimes.com/pages/books/index.html> [24-06-2013] <http://www.oei.es> [19-06-2013] <http://www.robertkressler.com> [10-06-2013] <http://www.trade.gov> [18-05-2013] 120 <http://www.un.org>[10-06-2013] <http://www.unitedstatesartists.org/> [24-06-2013] Alejandra Sánchez, Bajo Juárez. La ciudad devorando a sus hijas, Messico, 2008 Alex Flores/Lorena Vassolo, Juárez, la ciudad donde las mujeres son desechables, Canada, 2007 Carlos Carrera, Backyard-El Traspatio, Messico, 2009 El silencio en Ciudad Juárez, Discovery Channel, 2009 Gregory Nava, Bordertown, USA, 2007 Isabella Sandri/Giuseppe M. Gaudino ,Maquilas,Italia, 2004 Kevin James Dobson, The virgin of Juárez, USA, 2006 Steev Hise, En El Borde: El Feminicidio en Ciudad Juárez, Messico, 2006 121